SCUOLE BASILICATESI
Per risolvere la questione dell'analfabetismo dei fanciulli e per condurre la lotta contro l'ignoranza degli adulti nelle provincie meridionali, il governo ha sentito la necessità di affidare a forti istituzioni private le somme destinate per la campagna, ed ha incaricato della fondazione delle scuole per gli obbligati e per gli adulti di Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna l'Associazione Nazionale per gli interessi del mezzogiorno col R. Decreto 28 agosto anno 1921, n. 1371. L'opportunità di tale scelta è evidente. Le varie opere extra-scolastiche attuate finora dalla Associazione, hanno fatto desistere il suo intervento nel campo proprio della scuola, mediante l'apertura di classi diurne e serali per analfabeti sul tipo di quelle istituite nell'Agro Romano. Il Consiglio direttivo aveva già stanziati i fondi per i primi esperimenti da compiersi nell'anno scolastico 1921-22, quando il Ministero dell'istruzione poneva a sua disposizione la somma di 2.400.000 lire annue per tentare un grandioso esperimento nelle quattro regioni citate: fondare cioè 60 scuole per i ragazzi obbligati; circa 1000 scuole serali per adulti e 100 classi femminili. E la mia inchiesta sul problema scolastico basilicatese non sarebbe stata completa se avessi mostrato di ignorare questa opera tenace, cui attendono uomini di fede, tra i quali basta ricordare Umberto Zanotti Bianco e Giuseppe Lombardo Radice. Ho sollecitato perciò un colloquio col cav. Piacentini, segretario generale dell'Associazione La scuola unico bene.Siamo giunti presto nel vivo della. questione: il fascino che la scuola esercita in Basilicata. La vogliono tutti, fortemente, e il lavoro dell'Associazione è stato facilitato dal desiderio di istruzione che s'è venuto sviluppando in seguito all'emigrazione e alla guerra in tutto il ceto contadinesco e che trova in genere favorevoli anche le amministrazioni locali. Un solo Comune, ha continuato i1 cav Piacentini, s'è mostrato nettamente avverso al nostro lavoro. Quando l'ufficio regionale di Potenza chiese al sindaco un contributo, sia pure minimo, per l'apertura e il mantenimento di una scuola, ottenne la seguente, desolante risposta "che vivano nel buio più pesto i nostri comprovinciali"! Debbo riconoscere che questo Comune - mi consenta di tacergliene il nome - è l'unico che si sia opposto per principio, (bel principio !) all'istituzione di una scuola, mentre in altre parti della provincia le nostre proposte hanno suscitato il consenso universale. In un poverissimo villaggio del Lagonegrese, dove funziona una scuola serale, mancava l'illuminazione. Il Comune (il cui bilancio è stremato) non poteva provvedervi, e il maestro fu costretto a prospettare agli allievi la possibilità della chiusura della scuola. Ma le sue parole indussero gli alunni a raccogliere una cinquantina di lire, nella persuasione che nessun sacrificio è troppo grande per imparare a leggere. Senonché, informati di ciò noi dell'Associazione, abbiamo voluto provvedere coi nostri mezzi alla illuminazione. Lo slancio di quei ragazzi fu sorpassato a Rivello da un contadino, tal Flora Giuseppe, la cui abnegazione e il cui disinteresse hanno permesso l'apertura di due scuole. Con atto pubblico, e per tre anni, egli ha ceduto all'Associazione una sua casa che a sue spese ha fatto restaurare e ripulire. Inoltre, e senza compenso alcuno, ha concesso l'uso della più bella camera di una sua casa di campagna, la sua stessa stanza da letto, e, per tacer d'altro, ha accordato per tutto il tempo in cui la scuola sarebbe stata tenuta o in casa sua o nella contrada, un paio di ettari di terreno bene esposto e ricco di piante, perché i ragazzi possano divertirsi, e si è impegnato ad offrire gratuitamente l'uso di una sua cava di pietre e di una sua fornace per la calce, nel caso, che l'Associazione voglia adibire tale appezzamento di terreno alla costruzione di una colonia montana per i bambini gracili dei dintorni. E nemmeno l'esempio venuto da Rivello, ha proseguito il mio interlocutore, è unico. Le quattro scuole diurne che abbiamo istituite fin qui hanno ottenuto gratuitamente 1'alloggio per l'insegnante e l'aula da enti e da privati in fabbricati non solo decenti e soldi, ma tra i più belli del luogo. Molte scuole hanno ricevuto gran parte dell'arredamento e del materiale didattico, che a qualcuna è stato donato per intero. In tutte le scuole diurne (che abbiamo voluto aprire agli allievi d'ambo i sessi perché l'esiguità del numero degli alunni non avrebbe consentito il mantenimento di due distinte classi) la frequenza è assidua e volenterosa il che compensa la scarsezza del numero degli allievi, corrispondente del resto all'esiguità della popolazione che vive sul posto. Nelle scuole serali istituite nella provincia di Potenza le inscrizioni sono più elevate e la frequenza più notevole; anzi non è raro il caso di vedere seduti nello stesso banco padre e figlio; il primo meno pronto a capire; gli ultimi, che imparano più facilmente, sempre disposti ad aiutare e a correggere il padre loro quando è interrogato o quando sbaglia; e lo fanno sempre a bassa voce, per un istintivo ritegno che si rivela sopra tutto in presenza di estranei. Giovani e vecchi tengono a sommo onore andare a scuola ed accompagnare il maestro a casa – essi che pure hanno lavorato tutto il giorno - e si angustiano quando l'aula non può accogliere tutti. In un Comune del Lagonegrese per esempio, un gruppo folto di giovani rimase fuori della scuola, dove non v'era più posto per essi, e per rabbonirli un rappresentante dell'Associazione promise loro (in sostituzione della scuola) un largo dono di libri i quali furono graditissimi, come può rilevare dalla lettera di uno di essi, la quale mi sembra degna di pubblicazione. "Mio carissimo ispettore, con tanto piacere mi rallegro del buon cuore che avete avuto verso di noi ma io ti ringrazio tanto tanto della gentilissima che ai avuto verso di noi. E io torna a ripetere, mio carissimo ispettore, che non me lo credeva che avevasi questa massima educazione che io non me ne scorderei mai. Mio carissimo ispettore, ti farò sapere che il mio compagno Sassone Rocco di Giuseppe sta molto dispiaciuto che soltanto a lui non avete mandato il libro e lui si crede forse ne avete spedito due e se la prende con me. Tanti saluti ti do di vero cuore io e la mia famiglia e mi firmo per sempre Sassone Pasquale". A margine di tale lettera Sassone Rocco, che non aveva usufruito della precedente spedizione, chiese "un libro di quarta classe, mi fai sapere quanta sta appena avuto il libro io ti spedisco la moneta". Perciò l'Associazione è stata indotta ad aprire una seconda scuola, assumendosi gran parte nella spesa. L'opera di un anno.Ho sentito in Basilicata criticare parecchi maestri, soprattutto quelli riusciti vittoriosi negli ultimi concorsi, interruppi. E' opinione comune che i tre quinti almeno degli insegnanti basilicatesi son purtroppo impreparati non solo quanto a cultura, ma anche privi del sentimento di sacrificio e della vocazione necessaria per ottenere confortanti risultati. Che cosa le risulta nei riguardi dell'Associazione? - Non nego che vi siano casi che depongono a poco favore di alcuni maestri, ma non posso tralasciare di parlare di un fatto che torna ad onore degli insegnanti basilicatesi. Una maestra disoccupata si offrì di lavorare gratuitamente con noi, ma non potemmo accettare perché preferiamo pagare i nostri collaboratori, ma purtroppo in quel momento temevamo che i fondi disponibili non ci permettessero di assumere altri maestri. L'insegnante allora tornò alla carica, pregandoci di farle ottenere dal Consiglio provinciale scolastico l'autorizzazione di aprire privatamente la scuola per la quale essa si sarebbe limitata a domandare al Comune la luce e il locale. Interrogata, l'Amministrazione provinciale scolastica avvertì la maestra di smettere di fare scuola, perché " il suo lavoro non avrebbe potuto avere neppure il premio del riconoscimento" agli effetti di un concorso che la insegnante avrebbe avuto in animo di fare! Nobilmente la maestra rispose in questi termini: " La mia scuola rimarrà aperta fino a che mi sarà permesso, e dedicherò ad essa tutta me stessa: la sua apertura non ha per me avuto altro scopo se non quello di occupare in modo degno la mia anima desiderosa di lavorare. Non voglio perciò né ricompense, né titolo alcuno che possa agevolarmi nei prossimi concorsi..." - Magnifico! Purtroppo, tali maestri non sono molti... - D'accordo, ma ve ne sono, e l'Associazione ascriverà a suo merito il trovarli e metterli in luce, con la stessa prontezza con la quale sa liberarsi degli incapaci. Abbiamo fondato fin qui quattro scuole diurne, cinque festive (a titolo di esperimento) e 91 serali; abbiamo cominciato ad aiutare con libri alcune biblioteche che, per il modo con cui erano state amministrate in passato, davano maggiore affidamento. Noepoli, Genzano, San Mauro Forte: una ne sorgerà presto a Leonessa. L'opera nostra, che è ancora agli inizi, promette bene, e riuscirà più efficace, quando molti Comuni eseguiranno l'esempio di Lavello che ha voluto assumere a suo carico gran parte della spesa della. scuola fondata presso la stazione. Quest'anno abbiamo compiuto un bel passo avanti, spendendo solo 1.750 000 lire per istituire più di 1100 scuole, esempio unico in Italia, io credo, di un ente che, pur provvedendo con certa larghezza a pagare i maestri, a prendere in fitto i locali, a procurare agli allievi la carta, i libri, le penne e l'inchiostro riesce ad economizzare 650.000 lire che serviranno in parte per l’anno venturo. - Sarei indiscreto se le chiedessi di pubblicare i risultati ottenuti in Basilicata e di rivelare i loro disegni avvenire - Tutt'altro. Non abbiamo potuto discutere ancora le relazioni inviateci dagli uffici provinciali, ma posso già fornirle tutte le notizie che interessano la provincia di Potenza, dove avevamo aperto 102 scuole alla metà di novembre scorso. Abbiamo dovuto però chiudere 10 scuole, più per imperizia di maestri che per insufficienza di iscritti, sicché hanno funzionato in Basilicata 92 scuole, di cui 4 diurne, 4 festive ed 84 serali, frequentate complessivamente da 2573 maschi e 347 femmine. Di questi 2920 allievi, ben 2301 hanno finito il corso e si sono presentati agli esami, e, degli esaminati 1655 maschi e 158 femmine hanno superato la prova. Pertanto, il rapporto tra gli esaminati e i promossi è del 74 per cento, e quello tra gli iscritti e gli esaminati tocca il 53 per cento. Certo quest'ultimo rapporto potrebbe - anzi - dovrebbe essere più alto e più confortante; ma esso si spiega col prolungarsi delle lezioni anche nei mesi in cui ferveva intenso il lavoro agricolo, essendo stata aperte soltanto nel novembre. Difatti, se si esaminano i risultati ottenuti in una scuola di Pietragalla, dove gli esami sono stati fatti nel marzo per la chiamata alle armi del maestro (un giovanotto di molto valore e di abnegazione ammirevole) si notano differenze minime tra gli alunni iscritti, esaminati e promossi: 97, 89, 82, rispettivamente, ciò che ha dato modo a noi di assegnare a quell’insegnante 1640 lire di premio, la più alta somma concessa per ricompensare i maestri, secondo la proposta che avanzò anni or sono il Salvemini. Non è mai tardi per andar più oltre.- Bisogna insomma non giungere alla tarda primavera con le scuole aperte, per non vedersi sfuggire gli alunni, il quale inconveniente speriamo di non subire quest'anno, in cui le lezioni si cominceranno alla metà di ottobre non solo nelle classi dell'anno scorso, ma anche in quelle che fonderemo l'anno venturo coi residui dello stanziamento del 1921-22. In Basilicata infatti si istituiranno 161 scuole, cosi suddivise: 140 serali, 10 festive e 11 diurne. S'è iniziato tardi un lavoro che oggi avrebbe dovuto già essere compiuto, ma il nostro motto è il verso dannunziano, che "non è mai tardi per andar più oltre". Le parole del Piacentini mi hanno commosso e certo lasceranno un'eco profonda nello spirito dei lettori. Comincia in Basilicata una vita nuova; vi sono tutti gli adulti analfabeti che attendono l'istruzione dalle scuole che l'Associazione per il mezzogiorno fonderà, e vi sono tutti gli... scienti che aspettano dalle scuola serali e dalle biblioteche che verranno aperte di non disimparare quello che hanno imparato a stento negli anni della loro fanciullezza con un opera che per la sua scarsa efficacia fa ripensare ad una delle pagine più tristi della Casa dei morti di Dostoievski. E' quella che descrive i deportati siberiani condannati a fare un lavoro inutile, a prendere cioè l'acqua da una botte, versarla in un'altra botte e riversarla quindi nella botte di prima. Ebbene, quegli uomini che sopportavano i rigori del clima e resistevano al tormento delle altre pene più dure si piegavano davanti a quell'inutilità ed erano vinti. Se l'Associazione, con l'opera sua a favore degli adulti analfabeti riuscirà ad evitare anche solo a cento contadini basilicatesi di ricadere nell'ignoranza tradizionale, si dovrà riconoscere che avrà compiuta una delle conquiste più meritorie degli ultimi cinquant'anni dell'unità italiana. Non è vano infatti ripetere che una nazione non può primeggiare quando in una larga zona del suo territorio vive il 65 per 100 di adulti analfabeti, come avviene in Basilicata nell'anno 1922 dell'era volgare. Oramai l'opera meravigliosa dell'Associazione per il mezzogiorno ci fa sperar che 1'osservatore attento del movimento culturale potrà non soltanto denunziare i mali, ma constatare i rimedi che si apportano e auspicare la vittoria. Una volta invece la voce degli appassionati cadeva nel grande stagno della vita italiana come pietra in un vasto lago, la cui superficie dopo lievi increspature si ripianava serena sul dolore umano. GIUSEPPE STOLFI.
dal volume Viaggio in Basilicata di prossima pubblicazione.
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