LE VITTIME DEL BEL TENEBROSO

    La chiusura della sessione parlamentare é stata l'inizio di un felice periodo, per l'on. Mussolini.

    Riconvocazione della Camera antica? Elezioni generali? E chi lo sa? Intanto - diceva a se stesso Colui che pensa di notte, quando gli altri dormono - intanto, godiamoci questi mesi di pieni poteri, non concessi da alcuna deliberazione. In questi mesi, possiamo fare tutti i giuochi pirotecnici possibili: dall'alleanza con la Russia dei Soviet, alla scoperta di un criminoso complotto ordito contro la nostra persona dall'on. Turati, dal sen. Albertini e da Piero Gobetti. Se proprio vorranno una decisione, faremo annunciare dalla Stefani di aver deciso: e su questa decisione di prendere una decisione, gli italiani saranno così stolti da farci sopra lunghissimi ragionamenti. E quelli del Partito Socialista Unitario, per i primi, daranno dentro nella rete, anzi nella mota elettorale. Non penseranno più ad altro, e ne uscirà fuori un bel lavorino.

    Così ragionò il Bel tenebroso: e i Socialisti Unitari non lo smentirono. Per costoro, il mondo delle trovate genialissime non esiste. Non si sono ancori capacitati di trovarsi di fronte a un avversario, che vive alla giornata, reggendosi con dei "tours de main" e con dei colpi di scena. Impossibile, per la maggior parte degli Unitarii, concepire questo: che potesse essere chiusa la sessione, senza che il Presidente del Consiglio avesse ben chiari in testa i numeri successivi del programma di varietà. Siccome Giolitti chiudeva le sessioni, scioglieva le Camere e convocava i comizi con la stessa premeditazione con cui si fa seguire l'insalata all'arrosto e il formaggio all'insalata, così anche nel caso presente ci doveva essere - nella testa di quell'uomo ... un piano. Necessità, quindi, di praticare la contromina.

    Essendo imminenti le elezioni, occorre prepararci. Bisogna cercare di ottenere la maggiore sicurezza di voto possibile. L'unica arma che abbiamo verso il governo, é la minaccia dell'astensione: serviamocene.

    E tirarono fuori l'astensione.





    È certissimo questo: che mentre per alcuni deputati unitarii l'ordine del giorno votato l'11 dicembre é uno schietto e fiero cominciamento di effettiva astensione, l'annuncio di un saldo proposito intransigente, per altri é un bluff da pocker. Ci sono, anche nel gruppo unitario, coloro che vogliono essere più furbi dell'on. Mussolini. Ci sono!... Essi considerano l'astensione o la partecipazione alle urne come obietto di negoziati col governo, espedienti. Il mercato é sottinteso e coperto: la socialdemocrazia offre da una parte la partecipazione, il governo dovrebbe, dall'altra, consentire che essa ottenga un numero X di posti nella opposizione. Con gli uomini della democrazia sociale, o ferana, il mercato é più pacchiano: essi offrono le loro clientele al governo, e il governo assicura loro un numero X di posti nel listone governativo. Ma pacchiano o coperto che sia il mercato, mercato é sempre.

    Così l'on. Mussolini ha già conseguito un risultato notevolissimo della sua mossa: quella di impantanare tutti quanti nella preoccupazione elettorale: e li terrà confitti nella mota quanti mesi a lui piacerà: e avrà tanta imbasciate quante ne vorrà, e sarà officiato per colloqui di approccio tante volte, quante ne avrà voglia: e riceverà numerosi colombini: e con qualche saccheggio di case di deputati, alternato con qualche blandizia, farà "maturare" ancora la volontà e le coscienze dei gruppi di opposizione, come si maturan le sorbe: un po', si, con la paglia: ma un po' anche con le strizzatine. Questi mesi di sessione chiusa e di vacanza parlamentare saran mesi di viluppi e di ravviluppi corridoreschi: e in questi, veramente, l'on. Mussolini ci gode, ci guazza dentro. Sforza, antiparlamentare nel sangue, avrebbe congedato la Camera su due piedi, da signore: l'altro, antiparlamentare nella faccia feroce, la "lavora" come un sensale.

    Egli ha già sconfitto gli Unitarii. O per meglio dire, gli Unitari hanno cercato e accettato la propria sconfitta, "prospettando l'eventualità", ovvero "minacciando" l'astensione: ponendo la proposizione: "se il governo non assicura la libertà di voto, noi ci asterremo". Ora, l'astensione, o non dovevano "minacciarla" e "prospettarla", o dovevano senz'altro deciderla. Se il gruppo parlamentare non ha questa facoltà, ebbene, i deputati unitarii dovevano mordersi la lingua invece di parlare, e grattarsi la polverina dei ginocchi per farne della polvere da schioppo, invece di scrivere.





    Pochi, assai pochi deputati unitarii vollero avere il verde coraggio di usare l'arma estrema, l'ultima, di portare veramente il colpo in cavità. I più si misero a "discutere" l'astensione: fine. "Discutere" l'astensione vuol dire essere mussoliniani: vuol dire discutere l'eventualità della partecipazione: vuol dire discutere la possibilità che l'on. Mussolini "rinsavisca", "metta giudizio", "si liberi dall'illegalismo", e quanti altri modi di dire ha escogitato la viltà dei servi battuti: vuol dire - press'a poco - essere antifascista come l'on. Misuri.

    Senza dubbio, l'astensione dichiarata sarebbe stato partito da disperati: ma quale speranza hanno i socialisti unitari nelle elezioni all'infuori... della rielezione? L'on. Mussolini vi avrebbe reagito: come, non sappiamo: verosimilmente, ci sarebbero stati dei giornali di opposizione invasi, e degli "avvertimenti" uso casa dell'on. Nitti. O forse anche no: forse, l'on. Ferri e la sua troupe avrebbero fatto la comparsa di partito socialista di opposizione "ragionevole": forse, i massimalisti, quelli il governo li avrebbe lasciati vociferare e affrontare tutte le "battaglie" - come le chiama Nenni, che viene terzo, nella dignità del romagnolismo politico, dopo L'on. Mussolini e dopo l'on. Giulietti. La dichiarazione di astensione, non provocatrice e non vittimista, io la concepisco così: Ammissione esplicita del fatto che il partito unitario rappresenta una minoranza dinanzi al consenso sagraiolo e plebiscitario raccolto dal Governo dell'on. Mussolini: nessuna frase demagogica sui sentimenti nascosti dei lavoratori "oppressi e frementi", che non esistono: nessun richiamo all'Inghilterra che marcia a sinistra, a destra, non sappiamo dove: invito ai proprii aderenti a non opporre resistenza alle coercizioni elettorali, far andare a votare la lista governativa dove fosse necessario: e ciò per contribuire, nella misura del possibile, al mantenimento dell'ordine pubblico.





    Il Partito Socialista Unitario dispone di una tale felicissima scarsità numerica e di una tale relativa selezione nei propri seguaci, che può risparmiarsi l'avvilimento degli ordini del giorno di propaganda e di tamburo battente; potrebbe meglio dedicarsi all'ironia. E' un partito così anti-plebeo nel suo reclutamento, che farebbe venir voglia di inscrivercisi, se non ci fossero troppi antichi scrittori di opuscoletti, che spiegavano il socialismo al popolo per la moneta di venti centesimi, e che continuano, per abitudine, a volerlo spiegare a noi - che fortunatamente non siamo popolo. Il popolo che sorbiva i loro opuscoletti é tutto con l'on. Mussolini! E non lo si ripiglia con degli altri opuscoletti: ma solo con degli atteggiamenti recisi si può provocare un barlume crepuscolare di riflessione. Con dei gesti: dei bei gesti, sissignori. L'ora di essere saggi e ragionevoli é passata, perché il più saggio e ragionevole di tutti é l'on. Mussolini!

    Ma ora, comunque, é fatta: i socialisti unitari - gruppo parlamentare e direzione di partito - non decideranno più l'astensione. L'on. Mussolini l'ha compreso perfettamente, e si indigna a freddo, com'egli romagnolescamente suole. Gli unitarii, con l'astensione "minacciata" e "prospettivata" si sono sottoposti a tutta la pressione stampaiola e squadrista che essi avrebbero dovuto affrontare in caso di astensione dichiarata - e non si asterranno. Come potrebbero farlo? Essi dicono: "Le violenze persistono". Il pubblico crede molto di più al governo che agli Unitarii. Tutti i borghesi italiani, centinaia di migliaia di professionisti, di tecnici, ecc., sono oggi assolutissimamente convinti che l'ordine più completo beatifica il paese. e tutte le notiziole dei giornali di opposizione non scuotono questo convincimento granitico. Gli Unitari dicono: "Le elezioni saranno coatte e manganellesche". Il governo dice o fa dire: "Invece, le elezioni saranno liberissime". Chi deciderà fra le due profezie? Gli Unitari fanno appello, come giudice, a quello stesso pubblico, che crede di trovarsi fin d'ora in regime perfettamente legale, e che troverà che le elezioni -caso mai avvenissero - si saranno svolte in perfetto ordine, anche se, per avventura, i camions della Milizia passassero a fare la raccolta obbligatoria degli elettori. Questo il risultato che ottengono oggi gli stolti, che fanno appello alla "pubblica opinione", perché ragioni.





    Dopo quell'infelicissimo ordine del giorno, gli Unitari o decidono la partecipazione alle urne, e allora riconoscono un miglioramento dell'"ordine pubblico", delle "libertà elementari", di tutto ciò cui essi annettono tanto interesse: riconoscono che in quindici giorni, l'on. Mussolini è "rinsavito", è "migliorato", tanto, da meritare... quasi un voto di fiducia, consistente nel servirgli da opposizione; o decidono l'astensione, e allora accusano l'on. Mussolini di continuare ad essere un tiranno, di far legnare a destra e a sinistra, di governare col terrore; dovranno sostenere, in particolare, che la situazione é peggiorata fra la data 11 dicembre, in cui essi hanno "prospettata" l'astensione, e la data in cui esse la avranno riconfermata. Affermazioni, queste, che potranno anche non essere del tutto esatte: e di cui, del resto, la "pubblica opinione" non si curerà affatto: e chi se ne curerà, non ci crederà. E così i poveri Unitarii dovranno caricarsi ancora di una odiosità di più, e fornire gratis un argomento potentissimo ai giornali di opposizione, e un argomento giustificativo per quegli ammonitorii saccheggi di case private - uso avventura Nitti - che mettono come una briosa accentuazione romanzesca, "squisitamente italiana", nelle arti di maturazione artificiale, che l'on. Mussolini impiega verso il Parlamento.

    Sotto questa pressione e queste preoccupazioni, gli Unitari non resisteranno. Quando l'on. Mussolini scioglierà la Camera, essi dichiareranno di partecipare alle elezioni.

    E qui li aspetta, probabilmente, l'ultimo e più ironico castigo, per essi che ironici non sanno essere mai. Ed é questo: che fra le tante girandole che l'on. Mussolini si può permettere di accendere, c'è anche quella della libertà di voto. L'on. Mussolini può scaraventare sulla testa agli Unitarii delle elezioni ordinate, relativamente pacifiche, per chi sarà, com'essi, fuori delle rappresaglie dei fascisti esclusi dal listone contro i fascisti inclusi. L'on. Mussolini può cavarsi il gusto, sol che voglia, di regalare agli Unitarii l'"ordine pubblico", le "libertà elementari" tutto ciò ch'essi chiedono. Rastignac l'ha già detto, sulla Tribuna; che "l'on. Mussolini, anche in fatto di elezioni, potrà dare delle sorprese". La sorpresa più scaltra, l'ultimo tour de main all'alta scuola, sarebbe quello delle elezioni ordinate e pacifiche: quello di "mettere giudizio" per quindici giorni: non ne occorrono di più. Impostando l'opposizione come la impostano gli Unitarii, questo é un pericolo così probabile, da vederlo calare giù per il naso. E allora, gradiremmo sapere con quale prestigio, con quale efficienza entreranno a Montecitorio i deputati del Partito Unitario; usciti pacificamente dalle urne, dopo aver "prospettata" l'astensione: e che cosa in Montecitorio, essi potrebbero sostenere, dinanzi a un prestidigiatore che rinfaccerebbe loro, prima la prospettata astensione, poi la pacifica rielezione.