IL "BORGO DELLE CORNACCHIE" SOCIALISTE
ovvero l'esperienza della Sassonia
La Sassonia è l'unico fra gli Stati federali, in cui la maggioranza socialista parlamentare si sia accresciuta anche in tempi recenti. Dalla lotta elettorale del novembre 1922, il Landtag sassone riuscì così costituito: 41 Socialdemocratici (fino allora 40); 10 comunisti (9); 19 Tedesco-nazionali (20), 18 Volkspartei (18), e 8 democratici (8). Il Centro, che nel Landtag precedente aveva un seggio, se ne uscì a mani vuote. La partecipazione alle urne fu fortissima: circa il 70%. Tutti i partiti guadagnarono in voti: i socialdemocratici 1.059.1239 (contro 873.683 delle elezioni precedenti), i comunisti 266.755 (contro 177.388) e via di seguito. Questo Landtag, eletto nel novembre 1922, è ancora in carica: la sua composizione rappresenta a sufficienza la situazione dei grandi partiti in Sassonia.
Dal 9 dicembre 1920 era stato al potere in Sassonia il gabinetto Buck, formato di socialdemocratici che governavano con l'appoggio dei democratici e del Volkspartei. Puro governo di partito. Il ministro dei culti, Fleissner, vi faceva una politica scolastica vivamente settaria: il ministro degli Interni, Lipinski, aveva organizzato una Landespolizei assolutamente fidata per il governo. Questi due rami dell'attività del gabinetto Buck furono particolarmente discussi, e combattuti, anche sulla grande stampa di Lipsia e di Dresda. Così, parve un orrore quando Fleissner ordinò una "Ripulitura generale delle pubbliche biblioteche": tanto più che in una circolare del febbraio 1922, Fleissner prescriveva che "i libri tendenziosi dovessero essere strappati e distrutti sotto la sorveglianza dei maestri, durante gli intervalli concessi dall'orario scolastico". E nei libri tendenziosi erano stati compresi tutti gli scritti di Arndt, Fichte, Seume, Moltke, Scharnhorst, Humboldt (!),Stein, Bismarck: tutti i consueti libri di strenna tedeschi, "Sotto il giogo francese", "Ai tempi del Grande Elettore", ecc. Perfino due libri di memorie di guerra del D. Wünsche, che attualmente è deputato socialdemocratico al Landtag. Insomma, Fleissner in questa sua furia libresca mandò al rogo tutto quanto gli puzzava di patriottico o di guerriero, con una severità che non ha riscontro in tutte le esperienze di governanti socialisti: e i suoi critici strillavano come se per colpa sua fosse loro mancata la terra sotto i piedi. Questa lotta per la "ripulitura" delle biblioteche apre subito uno spiraglio, per apprezzare il clima politico della Sassonia. Voi sentite subito che questa impresa del socialismo sassone ha un certo quale sapore provinciale: come tutto il resto. Il Lipinski, lui, lavorò particolarmente con la polizia. Tutte le cabale dello spionaggio cortigiano, proprie del piccolo Stato tedesco, egli le fece rifiorire a Dresda in regime socialdemocratico. Come suo devotissimo esecutore, egli ebbe un certo Haufe, già capo assai violento di un "Consiglio di Soldati" in una guarnigione sassone nel 1919: Haufe fu fatto Oberregierungs kommissar e prestò servizi segnalati: impiantò nelle più importanti città di Sassonia sette grandi "Nachrichtenstelle",.o posti di informazione, col compito preciso di spioneggiare i partiti cosidetti di destra e i Comunisti: tutte le informazioni affluivano poi alla Centrale del Polizeipraesidium di Dresda, che - si diceva - disponeva di fiches assolutamente impareggiabili, e ben superiori per precisione e acutezza a quanto avevano saputo fare i signori di Berlino o di Monaco. Lipinski, per coltivare bene la sua polizia, aveva infranto tutte le regole della carriera gerarchica, chiamando attorno ad Haufe gente che non era in possesso di nessun titolo per i posti affidatile: provocando uno scandalo per noi difficilmente immaginabile. Infine, questo antico socialista indipendente, e il suo fido Haufe, si erano dedicati anche allo spionaggio sugli altri Stati federali, in particolare sulla Baviera. Vincendo ogni difficoltà di bilancio, Lipinski inviò a Monaco numerosi funzionari delle sue Nachrichtenstelle per sorvegliare a fini socialisti i sorveglianti monarchici di Von Kahr: ed egli era certamente l'unico uomo di Germania che sapesse, con sufficiente esatteza, cosa stesse combinando lo Staatkommissar di Baviera: Berlino dovette ricorrere più d'una volta a Dresda per la grazia di una informazione: e i giornali socialisti sassoni avevano sempre le primizie sugli imbrogli bavaresi: specie durante la campagna elettorale del '22. A Monaco schiattavano. E si che Monaco è una capitale di piccolo Stato, dove tutti i ministri, per giocare a grandi potentati, fanno la spia: ma Lipinski li batteva tutti nell'arte sovrana dei governi particolaristi tedeschi!
Le elezioni del novembre '22 ruppero l'equilibrio parlamentare su cui si reggeva il gabinetto Buck. I partiti socialista e comunista avevano avuto una conferma significativa del corpo elettorale, più assai di quello che sembrava probabile: e si cominciò a parlare di un blocco di governo socialcomunista. Il gabinetto Buck fu messo in minoranza dai voti dei comunisti e dei Tedesco-nazionali e Volkspartei combinati insieme: neppure i democratici seppero resistere alla tentazione di votar contro, per vendicarsi di piccole disavventure, uso il rogo di libri. Cominciarono le trattative per la nuova coalizione: e furono ben presto croniche. La crisi del governo sassone diventò una rubrica fissa dei giornali. La frazione socialdemocratica esitò a lungo fra blocco coi comunisti e blocco coi democratici: la direzione del partito mandò da Berlino Dittmann per sostenere questa seconda ricetta, i deputati stessi, in maggioranza, la approvavano: ma il congresso del partito, con una maggioranza del 75%, finì coll'imporre la coalizione coi comunisti. Pare una storia corta a contarla: ma bisogna aver seguito le trattative, tutto il sussiego, la circospezione, le rettifiche, le mises-au-point, degli organi responsabili, per capire che cosa è l'atmosfera del piccolo Stato germanico: i partiti socialisti vi riproducono, punto per punto, tutto lo squinci e il quindi, tutto il gioco a quattro cantoni e la pedanteria e la miseria della diplomazia particolarista della Casa dei Wettingi o dei Wittelsbach.
Quando Dio volle - nel marzo 1923 - fu messa in piedi una coalizione socialdemocratico-comunista. I punti essenziali del programma di governo erano questi:
1°) Amnistia per vaste categorie di delitti di carattere "sociale" (sic); fra cui i buoni comunisti vollero introdurre anche il procurato aborto. Intanto dovevano continuare ad essere applicate su larga scala le grazie, a favore di condannati singoli meritevoli.
2°) Istituzione di "Posti di controllo sui prezzi", con giurisdizione su tutti i rami del commercio. Questi organi avrebbero dovuto avere poteri dittatoriali in materia di vettovagliamento, e dovevano essere composti di fiduciari dei Consigli di fabbrica e dei sindacati operai.
3°) Istituzione di una "Camera di lavoratori" accanto al Landtag, composta dei rappresentanti dei Consigli di fabbrica. Sua funzione specifica:
"Controllo del governo". Inoltre, esame e approvazione o meno di ogni progetto di legge, con precedenza sul Landtag.
4°) Organizzazione della difesa del proletariato, con le "Centurie rosse".
Su questo programma estremista, il 21 Marzo 1923 il Landtag eleggeva, con 49 voti su 95, il Dr. Zeigner, già ministro della Giustizia, a presidente dei ministri di Sassonia. Lo Zeigner apparteneva all'ala sinistra della Socialdemocrazia, e parve l'uomo indicato perché aveva, come ministro, "graziato" con particolare energia: in due anni, egli aveva mandato per i fatti loro circa 16.000 condannati.
Il nuovo governo sassone, eletto per realizzare un po' di dittatura del proletariato, ebbe un gran daffare ad attestare che la Sassonia voleva ad ogni costo rimanere fedele al Reich. Le "Centurie" rosse.... "Sí, diceva Zeigner al Landtag; sí, le Centurie" rosse possono anche fare fronte contro il regime borghese per affermare le loro particolari vedute sociali: ma non faranno fronte mai contro l'unità della patria tedesca! Il pericolo comunista!... Sí, ammetteva Zigner, il pericolo comunista esiste: ora io vi domando soltanto quale sia il più minaccioso, quello concreto che minaccia dall'estrema destra, o quello vago, più lontano assai, dell'estrema Sinistra...". Lo Zeigner, di fronte alla crisi della Ruhr, rinforzò il suo lealismo unitario: disse, sí, qualche frase sulle sofferenze operaie, su cui i giornali del fronte unico patriottico si gettarono addosso; ma niente altro. Il lealismo verso il Reich del Gabinetto socialista-comunista di Dresda risalta tanto più, se lo si confronta con la doppiezza e le riserve del governo bavarese. Le "Centurie", com'era prevedibile, furono il punto del programma più rigidamente attuato, e i particolaristi di Monaco, arruolatori di Corpi franchi, fecero le finte di averne paura, e strillarono alla disperata. Le "Centurie", in effetti, sfuggivano di mano a Zeigner, occupato nelle sue misurazioni ridicole fra destra e sinistra... Si cominciarono a formare corpi franchi borghesi, per l'organizzazione della guerra civile. Atro che amnistia per il procurato aborto! Il programma del marzo era tutto un aborto.
Stresemann, come Cancelliere del Reich, si appigliò al partito dei governi deboli: messo al bivio tra Baviera e Sassonia, prescelse di difendere la Costituzione del Reich contro chi la minacciava meno: fece avanzare la Reichswehr in Sassonia, condotta dal generale Muller, che vi è ancora adesso con i pieni poteri dello stato d'assedio, e vi inviò inoltre, come Reichkommissar, l'ex-ministro socialdemocratico Heinze. Tutto questo è cronaca recente.
Una sola parola sullo scandalo suscitato contro Zeigner, per cui questi, dopo le sue dimissioni da Presidente dei ministri, si vide arrivare addosso inchieste giudiziarie e mandato di cattura. Le Leipziger neueste Nachrichten, che da tempo combattevano Zeigner con attacchi ad hominem, il 16 novembre scorso vuotavano il sacco con delle rivelazioni circostanziate sull'attività dello Zeigner per le famose "grazie", applicate ai condannati per delitti politici. Risultava che lo Zeigner, scavalcando con iniziative personali tutte le istanze competenti, aveva trattato lui, direttamente e contro compenso, applicazioni lucrose delle grazie o dell'amnistia. Ma strano: lo stesso giornale non poteva asserire che, con questo traffico, Zeigner si fosse arricchito. Pare che egli propendesse a concedere le grazie contro prestazioni in natura: si parlò del ministro di giustizia che fissava appuntamento ai postulanti alla stazione di Dresda, per prendere, lui, in consegna un paio d'oche o una partita di salumi: e della ministressa che aveva impiantato un vero traffico di generi alimentari destinato ai cari "Genosse" contro pagamento. Sono forme di corruzione assolutamente arcaiche: questi soc. di Sassonia - se le denunzie delle Leipsiger sono esatte, cosa che finora la Giustizia non ha constatato - si conservano nella corruzione ancora più impeciati di grettezza di piccolo stato germanico, di quanto non siano nelle trattative per le coalizioni parlamentari!
Questo è appunto il tratto essenziale dell'esperienza di governo socialista, in Sassonia. Mancanza di senso di responsabilità statale: mancanza della coscienza dello Stato come forza, come Machtstaat. Si capisce che, dietro questi governi socialisti, c'è una deplorevole storia dinastica, in cui manca del tutto quell'impeto possente della sovranità, che anima invece la storia dello Stato prussiano. La Sassonia è il paese più tecnicamente progredito di Germania, l'organizzazione dei partiti di masse vi fiorisce, la stampa socialista vi prosperava: basta aprire un annuario socialista qualunque, per leggervi le glorie della cooperazione in Sassonia, delle università proletarie, delle scuole uniche, ecc. Ma ciò non basta per vincere la prova del governo, come l'ha vinta la socialdemocrazia prussiana. Qualche socialista di Sassonia, come il Fellisch - l'organizzatore di Chemnitz, poi ministro dell'Economia con Buck e attualmente capo del governo - pensò, sí, che la Sassonia dovesse essere la cellula, o la scaturigine di un nuovo movimento rivoluzionario per tutta la Germania: e lavorò perciò assiduamente a suo tempo, per la fusione fra socialdemocrazia e indipendenti, per il blocco coi comunisti, ecc. Ma queste sono velleità, come sono velleità quelle di Ludendorff di usare la Baviera come "cellula di ordine" per tutta la Germania. La sterilità politica sembra colpire gli Stati federali minori, di fronte all'importanza della ripresa unitaria della Prussia. Tutti i sarcasmi di Treitscke contro la monarchia wettinica e contro la politica del conte Beust, si possono applicare punto per punto alle peripezie dei governi socialisti di Sassonia, alla "Ripulitura delle biblioteche" alle trattative per la coalizione parlamentare, alle oche del ministro Zeigner. Leggete il suo saggio su "Le condizioni del Regno di Sassonia sotto il regime di Beust" (Hist. u. pol. Afsätze, Vol. 4°) e troverete là tutto quello che i tedeschi chiamano roba da "Krähwinket", da borgo delle cornacchie particolarista e provinciale: quello che noi rimproveriamo alla Sassonia soc.-democratica di oggi.
In una formula: l'esperimento socialista in Sassonia è la controprova di quello prussiano. Ciò che abbisogna di più ai grandi partiti moderni è una vigorosa concezione della sovranità statale: e in Germania, la si trova dove è passato Bismarck, non dove è passato Beust.
G. A.
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