SEPARATISMO RENANO
A guardarlo da vicino, questo movimento scompare. Non perché non esista, ma perché prende forme diverse e quasi tutte prive d'un vero contenuto storico e spirituale tale da agire oltre la sfera dell'immediato interesse del momento; sfugge all'occhio di chi pensa a vivere, diventa una contingenza per chi solamente vive. Vano sarebbe cercare qui, sul Reno, una tradizione francese sia politica, sia culturale. Malgrado gli sforzi del Barrés aspramente combattuto dal Bertram, esponente il primo di un punto di vista, di un'aspirazione particolare, il secondo di una mentalità generale, il Reno é tedesco. Qui é la culla del popolo tedesco, non si può parlare di confine; le più antiche città della cultura tedesca, le uniche che questo popolo riuscì ad assorbire in tutti i suoi tentativi sono qui sul Reno. Qui sorsero le sue leggende più eroiche, quelle che lo accompagnarono nelle guerre di libertà, quelle che gli fecero balenare innanzi alla mente degli esagerati ideali. Worms, Non é dunque il Reno un confine o culturale o linguistico; é un fiume tedesco. Ogni tentativo per collocare il problema renano sotto un'altra luce é forzato, non risponde alla realtà. Con ciò il problema renano non é esaurito; esso esiste non quale lo vorrebbe la Francia, ma quale lo vorrebbero i tedeschi. Che colla Francia i Renani non vogliono avere a che fare, é stato ampiamente dimostrato dal fallito tentativo di una repubblica autonoma, tentativo in cui i separatisti si mobilitarono coll'aiuto-protezione delle autorità franco-belghe. Ma tutti i partiti si sono levati contro. Ad Honnef, dove si erano radunati 4000 separatisti integrali, venne formata subito, volontariamente e senza aiuti dell'autorità centrale, (fra i primi i socialdemocratici ed i comunisti) una milizia di difesa che, passata all'offensiva, in pochi giorni si liberò da ogni molestia. Il separatismo assoluto non ha radice nella massa che si sente renana e tedesca e non renana e francese. Non si può quindi parlare di una Renania provincia francese, non si può quindi parlare di una Renania stato indipendente, quasi una nuova Svizzera, sotto il mandato della Società delle Nazioni o sotto il protettorato della Francia: per nessuna di queste soluzioni sarebbe possibile trovare non dico una maggioranza, ma neppur una minoranza cosciente: i separatisti integrali di oggi sono uomini che, nella maggior parte, fan poco onore al loro passato, al movimento che essi hanno organizzato ed a chi li appoggia. Resta dunque un problema tedesco-renano, un problema d'indole interna, tale però che molti pur convinti che alla Renania converrebbe meglio un altro ordinamento amministrativo ed una maggiore indipendenza fiscale da Berlino, dicono non essere, oggi, opportuno addivenire anche ad un parziale distacco. Perché il nemico é in paese. Ma, partito il nemico, ristabilito nella sua interezza il confine occidentale, (quello di Versailles, ma un confine intero e non una larva di confine), abolita questa specie di zona neutro-militare, forse anche il problema renano verrebbe a perdere molto del suo odierno interesse. Ad ogni modo, esso, quale oggi é, rappresenta soltanto il desiderio di una regione o di un gruppo di regioni con interessi amministrativi comuni, a fondersi in un organismo unico. Non si potrebbero trovare qui quei fattori morali e storici che alimentano e velano il separatismo bavarese (meschino in parte anch'esso, piccolo-borghese con gran gesti e grandi parole) e che rispondono, nel loro generale odierno rafforzarsi, ad una corrente del nostro tempo. La Baviera fu già Stato a e stato sovrano, la Renania non esisté mai come tale, e se anche lo si voglia concedere, sempre senza grandezza tale da suscitare nostalgia o rimpianto. Se l'antipatia bavarese o sassone per il prussiano, ridestatasi la guerra, é antipatia sentimentale e politica, qui si può dire sia soltanto d'indole economico-fiscale e religioso. La Renania é terra ricca, industriale, produttrice. L'amministrazione prussiana sin dal 1814 (annessione della Renania alla Prussia) iniziò in Renania un rigoroso sistema di tasse. È naturale che questa regione paghi proporzionatamente più di un'altra meno ricca. Ma i renani dicono: quanto lo Stato prussiano riceve da noi viene speso per le ferrovie, i ponti, le scuole, le strade degli altri e qui dobbiamo provvederci in gran parte con mezzi nostri. Lasciateci le nostre tasse, dateci un'amministrazione propria, la Prussia si mantenga da sé. In questo interessato regionalismo che soffoca il concetto della nazione e la pospone al particolarismo, Renania e Baviera hanno punti di contatto. Dicono i bavaresi: perché noi, piccoli possidenti, contadini, risparmiatori, conservatori dobbiamo fare la politica della Prussia marxista? Manca la fusione delle varie correnti regionali in una nazionale che tutte le assorba, i molti affluenti della vita centrale tedesca vi giungono con un salto, quasi con un atto di volontà, non per pacata, armonica legge di natura. Non si sente qualche cosa di globale, d'intero; resta l'individuo, lo Stato-regione a sé, non c'è il cittadino e la nazione. Hanno avuto una "volontà" che costruì la confederazione germanica, disciplinò un passato senza superarlo, mancò la "passione" di un apostolo che creasse l'unità. C'è, in Renania, anche un motivo religioso. Col trattato di Versailles, la Germania ha perduto 6.5000.000 abitanti, di cui 1.820.000 protestanti, 4.600.000 cattolici, gli altri ebrei. Ora sul territorio renano (Rheinland) abita quasi la metà dei rimanenti cattolici tedeschi. E' naturale che costoro si guardino intorno non soltanto come renani, ma anche come cattolici. Le divergenze religiose non sono chetate e se il tempo le ha mitigate, con un complicato sistema di consuetudini che rivelano i rapporti delle due religioni nella vita civile (matrimonio, prole, educazione religiosa della medesima ecc.) non per questo, per i protestanti, la Renania cessa di essere paese di missione, abitata cioè da pagani che devono essere convertiti con mezzi forse non così ingenui come quelli usati in Africa od in Oceania. La politica prussiana fu anche di questo avviso; protestanti furono e sono gli impiegati di Stato trasportati in Renania, mentre i Renani venivano mandati altrove. È logico che oggi i Renani tentino di modificare in proprio favore uno stato di cose non del tutto giusto. La Renania ai renani, i renani coi tedeschi e la Renania col Reich. Problema dunque d'indole interna, limitata che non ha le aspirazioni sociali e politiche di quello bavarese, nel quale gli intendimenti mirano alla Baviera per la Baviera e dalla Baviera al nuovo Reich dove la Baviera dovrà essere la salvatrice, la vera "Prussia" monda e pura che sostituisca l'altra inquinata ed ebrea. (Si noti che gli ebrei in Germania sono 600.000 e gli antisemiti li accusano come colpevoli della guerra, della rivoluzione, e dell'odierno caos, dei mali che verranno). Lasciata a se stessa, la Renania troverà il suo assestamento senza scossa, senza sangue, senza grandi gesti e messianiche proclamazioni. GIOVANNI VITTORIO AMORETTI.
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