REVISIONE LIBERALE
L'ORA DEL MISTICISMOPrendiamo dunque, da un punto di vista affatto esterno, le difese del misticismo. Ogni filosofia relativista porta con sé la necessità psicologica della trascendenza. L'insistere oggi, di fronte alla disperazione lucida di tante coscienze, in una affermazione idealistica, sarebbe come andare a tenere l'elogio della pazzia in un manicomio. "Immorale debolezza" sogghignerà il professore promosso di fresco alla cattedra di filosofia teoretica per merito di gentilianesimo fascista. Ma chi non sia corazzato contro l'ansia e l'angoscia che ci circondano, dall'ottimismo professionale del vincitore di concorsi, e si preoccupi della realtà quale é, senza cercare di contorcerla in spire dialettiche, deve pur ammettere che le promesse psicologiche dell'ora che passa non comportano che due sole soluzioni: od una mistica rinuncia od un virile pessimismo. Io credo che ogni osservatore in buona fede debba ammettere con me questa realtà del distacco sempre più forte degli spiriti dalla concezione idealistica della vita: storicista od attualista che essa sia. E ciò ammesso, appare evidente che, qualunque sia la conclusione cui giungano questi spiriti angosciati, sia che accolgano una soluzione trascendente od una negazione pessimista, il loro atteggiamento di fronte alla realtà politica verrà a coincidere in una mistica negazione della società e dello stato. L'estasi cristiana ed il nirvana buddhista non comportano problemi e positivi atteggiamenti politici. Premessa necessaria all'instaurazione di una lotta politica decente nel nostro paese, sarebbe, per comune consenso, la restaurazione di uno stato d'animo liberale; cioè la restaurazione negli animi di certi principi e sentimenti - quali il rispetto per la libertà, la dignità, la vita umana, la comprensione dei valori morali ed intellettuali ecc. - che oggi paiono irrimediabilmente perduti. Ma dopo il terremoto relativista, dopo la devastazione prodotta dagli odi faziosi, la parola della dignità e della libertà, la voce pacata della ragione suonano invano. Libertà e dignità non esercitano il loro fascino severo su chi é stanco non della guerriglia soltanto, ma della lotta stessa. Ma nel distacco dalla triste realtà quotidiana, nell'animo solitario di chi sdegna le viltà e non si piega sotto le violenze, sorge spontanea la voce dell'amore. Non é sogno letterario di arcadi travestiti da eremiti, né gemebondo sospiro di animuccie timide l'invocazione accorata che da tante parti si volge alla Chiesa. Il fatto che i più tra gli invocanti siano consapevoli dell'insidia bassamente reazionaria che alla Chiesa si tende, e che la paventino e la combattano, infonde alla loro invocazione un senso direi quasi drammatico, ed alla loro speranza un'ansia che la tramuta in passione. Non per la sola Italia faziosa e stanca delle sue funzioni, oppressa ed incapace di reagire contro l'oppressione, suona oggi un'ora cattolica, ma per tutta questa Europa caotica, ove sta agonizzando la nostra civiltà. L'unità spirituale dell'Europa non può essere salvata che dalla comune coscienza cristiana. Noi non possiamo certo ancora rispondere, mentre i termini del problema vanno appena delineandosi, se di questa coscienza possa vedersi interprete ancora una volta la Chiesa di Roma, o se l'eterno fermento eretico dell'Evangelico possa vivificare una nuova Chiesa Universale. Una cosa é certa: che le eresie disgregatrici di Lutero e di Calvino sono sconfitte. La nostra umanità ha più bisogno di unità che di lotta. Ed al centro della ricostituita unità Europea potrebbe anche stare - purché sapesse decidersi - il Vescovo di Roma. Così non de Maistre o Veuillot, ma Novalis, col suo sogno di unità cattolica dell'Europa, formerebbe il fulcro di questo ritorno cattolico. PIERO BURRESI.
Il torto di Burresi é di volersi decidere ad una affermazione consolata, dopo aver dimostrato con noi l'esigenza di una sospensione liberale e pessimista insieme. Altrimenti non si saprebbe perché alla Chiesa cattolica non si debba preferire la III Internazionale. Il fatto é che queste rivelazioni di verità, da oriente o da occidente, sono troppo lucide e determinate per convincere noi, gente disillusa di tutte le profezie, ma non perciò sfiduciata.
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