DAL TACCUINO DI POCOCURANTE

Calibano

    Nel forte delle polemiche sul cosidetto revisionismo fascista, l'Epoca domandò il parere di Agostino Lanzillo, che rispose tra l'altro:

    Il partito è quello che è: un movimento alquanto caotico di diverse origini, formato da romanticismi, da garibaldinismi, da impulsi, da violenze, da fanatismi ecc. ecc. È un misto di bene e di male, di eroismi e di aberrazioni.

    Il fascismo non è dunque un movimento nazionale e non può essere compreso dagli intellettuali. Questo suo aspetto di forza irrazionale dà al fascismo quasi il valore di un profondo istinto nazionale. È una forza organica, non è un prodotto cerebrale, insomma.

    La contraddizione fra questa ragion d'essere del fascismo e la ragione di Stato è evidente. Il governo deve agire su elementi razionali, vivere della politica amministrativa, avere una linea di politica... Il fascismo di governo non può accettare le manifestazioni, le concezioni e specie lo spirito aggressivo del fascismo nella vita nazionale. La legge è... al di fuori dell'istinto. Questo è il fondo del conflitto odierno.

    Al Lanzillo, che è uno dei dottrinari del partito, va reso merito per la sua franchezza. Però occorre precisare un po' più. Il Lanzillo, il quale oppone la "forza irrazionale" al "prodotto cerebrale", non è meno intellettuale di coloro, ai quali nega la possibilità di comprendere il movimento fascista. Egli si appoggia sulla teoria dell'irrazionale, che è un "prodotto cerebrale" di moda oggigiorno, e nient'altro.

    Se il Lanzillo è arrivato a dire quello che ha detto, e se vuole uscire realmente dalle formule intellettualistiche, deve riconoscere nel fascismo un fenomeno caratteristico di primitività e d'infantilismo tanto meno superabile in quanto che un orgoglio accecante gl'impedisce di vedere le proprie deficienze. La legge è non solo al di fuori, ma al di sopra dell'istinto. La vita va dalla caverna al Partenone, da Caino a Cristo.

    E Calibano non prevarrà.

La crisi

    Un lato fondamentale, intimo, della crisi fu messo in luce, in quei giorni, dal Lavoro:

    I fatti mostrano che dalla costituzione del Gabinetto Mussolini ad oggi il Partito fascista è in crisi e non trova una funzione da svolgere, a sostegno, a base, ad incitamento di quella del governo.

    La ragione principale è nella mancanza in seno al Partito fascista di un'élite politica. V'era una élite di capi squadra militari e l'on. Mussolini momentaneamente li ha sistemati nella Milizia Nazionale. Ma la Milizia Nazionale non offre la base ad un governo politico e parlamentare; i capi militari nel giuoco ordinano delle forze politiche rappresentano un elemento di debolezza e l'on. Mussolini per la sua opera pratica di governo, per dare al moto che lo condusse al governo quell'ampiezza e quella profondità che sperava di compiere, avrebbe avuto bisogno di elementi politici. Questi gli sono mancati, mentre, dopo i primi mesi di governo, si è avuta la reazione difensiva dei vecchi quadri dello Stato italiano e delle vecchie camarille politiche.





    I capi fascisti possono essere disposti a fare i deputati, carica a cui riuscirebbero ad adattare la loro mentalità e la loro natura inguaribilmente illegalistica, ma l'alto funzionario dello Stato é una persona per cui nutrono un'avversione innata.

    Essendo mancato all'on. Mussolini in seno al Partito fascista l'elemento capace da inquadrare nelle gerarchie dello Stato, non solo i vecchi quadri dello Stato italiano sono rimasti immutati, ma l'anno di governo dell'on. Mussolini ne ha aumentato il potere, per l'inattività del Parlamento, nella sua più propria funzione: quella di controllo.

    Chi fa la politica estera alla Consulta è ancora il sen. Contarini, alle Finanze impera il ragioniere generale dello Stato De Bellis, cerbero di tutti i Gabinetti; ed egual cosa avviene negli altri ministeri.

    Nell'anno di governo Mussolini la burocrazia italiana può con perfetta rispondenza della realtà dei fatti affermare: "Lo Stato sono io!".

    Ed un monito perduto dava dall'oltre-tomba, in una pubblicazione postuma della Vita italiana, Vilfredo Pareto:

    Vi sono grandi correnti di sentimento che mai scompaiono, sebbene possano apparire più o meno alla superficie.

    "Di questo genere sono la corrente della fede e quella dello scetticismo, dell'ideale e del materialismo, della religione positiva e del libero pensiero (che è poi anch'esso una religione). Si inganna chi erede di poterle sopprimere. Sotto l'ideologia democratica scorreva la corrente del fascismo, che dilagò poi alla superficie. Ora, sotto di essa, rimane la corrente avversa. Attenti a che, a sua volta, non dilaghi! Attenti a non darle forza con il volerla fermare del tutto!

Teatro simbolista

    In un giornale milanese si leggeva giorni fa la seguente graziosa storiella:

    È cronaca abbastanza recente quella dell'iniziativa di un gruppo di giovani i quali si proponevano di spazzar via dall'ambiente teatrale, sopratutto nel reparto lirico, i parassiti che lo inquinavano. Erano quattro o cinque arditi, e il loro gesto apparve simpatico. Banditi i vecchi claqueurs e col motivo di voler esercitare la necessaria sorveglianza, gli iniziatori, impiantato un regolare ufficio in via Agnello 15, chiesero alle direzioni dei teatri cittadini il libero accesso nei vari ritrovi. Le direzioni annuirono e la nuova polizia teatrale cominciò a funzionare, intitolandosi come s'intitolava l'ufficio: "Protezione Artisti".

    In principio parve che la cosa procedesse con regolarità, ma presto si determinarono inconvenienti e sorse il dubbio che la vecchia claque non fosse messa al bando come era stato proclamato. Taluno dei suoi rappresentanti più noti ricomparve, infatti, all'inizio della stagione lirica che si sta svolgendo al Carcano; osò pure affermare di essere in contatto con l'"Ufficio Protezione Artisti" di Via Agnello. I dirigenti dell'Ufficio smentirono la cosa; si videro però poco dopo claqueurs e anti-claqueurs assistere agli spettacoli lirici del Dal Verme, cosa che non mancò di produrre uno strano effetto al pubblico.

    La conseguenza è stata una crisi, anche qui.

    Teatro simbolista!





Determinismo elettorale

    La legge elettorale è passata naturalmente anche al Senato, è passata senza rumore di armi e senza neanche rumori di trombe. Cerimonia in famiglia.

    "Il disegno di legge non è certamente perfetto; ma la Commissione ha riferito che ogni sistema elettorale ha pregi e difetti e vuol essere esaminato in relazione alle condizioni di tempo e di luogo nel quale deve essere applicato".

    Ecco il viatico offerto dal signor relatore.

    Nei giorni che il signor relatore correggeva probabilmente le bozze di stampa il nuovo governo bulgaro, succeduto nel modo che si sa a quello di Stambuliski, preparava le elezioni. Esso ha rovesciato tutto del regime di Stambuliski, salvo che il sistema elettorale. E perché? Perché Stambuliski fu in questo, come in qualche altra corsa, il vero precursore di Mussolini, avendo preparata una legge elettorale che "nelle condizioni di tempo e di luogo" gli dette una votazione press'a poco plebiscitaria nelle elezioni della primavera scorsa. Il nuovo governo ha pensato giustamente che una legge così comoda faceva parte del bottino di guerra, ed ha indetto le nuove elezioni con la medesima legge imposta dall'avversario. I risultati sono stati brillanti. L'agenzia ufficiosa bulgara annunziava il 19 novembre:

    "Le elezioni sono avvenute ieri nel massimo ordine. Il risultato dà la vittoria al Governo, che si assicura duecento seggi in Parlamento contro cinquanta guadagnati dall'opposizione".