LA POLITICA SCOLASTICA
DEL FASCISMO

Pregiudiziale Liberale

    Abbiamo già detto tante volte, e ripetiamo ora, e ripeteremo ancora, che nel momento attuale tutti i problemi della vita italiana sono assommati e ridotti ad un unico problema: quello della libertà. Parimente abbiamo detto già, diciamo ora e diremo ancora chissà quante volte, che la questione della libertà non é stata posta ex novo in Italia dal fascismo, ma è questione annosa e, ad ogni modo, preesistente di assai alla marcia su Roma; l'avvento al governo del fascismo non ha fatto che acuire tale questione, anzi non ha fatto che drammatizzare tale questione, rendendone i termini più semplici e più chiari: il fascismo ha tradotto in diritto quello che già, in complesso, esisteva di fatto, ha cessato di usare quei tali eufemismi costituzionali e liberaloidi con cui si esprimevano le dittature burocratiche che governarono l'Italia dal '61 in qua, ha fatto più ermetica la chiusura che prima non era a tenuta d'aria perfetta.

    Come tutti gli altri problemi così anche quello scolastico esiste ora in Italia unicamente come problema di libertà; ed anche per la libertà scolastica vale quanto s'è detto per tutte le altre libertà: la questione non è stata dal fascismo posta per la prima volta, ma é stata invece dal fascismo dramatizzata ed esasperata: soppressione della scuola elementare slovena e tedesca nei distretti allogeni, diritto di vita e di morte concesso ai presidi sui professori, imposizione del giuramento ai professori universitari e medi sono tutti atti che paiono, e difatti sono, per dei liberali, mostruosi; ma a tutti questi atti ed a ciascuno di essi non é difficile trovare gli antecedenti in altri atti e provvedimenti attuati o tentati in tempi non troppo remoti e sotto governi che si chiamavan liberali: onde si può dire che il fascismo, anche nel campo della scuola, non ha posto le basi di un edificio nuovo, ma ha solamente imposto il coronamento ed il fastigio ad un edificio ch'era venuto crescendo negli anni.

    Di nuovo, di proprio, il fascismo ha portato anche qui la sua impazienza di indugi e di riguardi: il processo di burocratizzazione della scuola che, iniziatosi ufficialmente col 1904, si era venuto svolgendo gradualmente dal' 04 al' 06, dall' 11 al' 13, dopo la marcia su Roma si é vertiginosamente accelerato, le tappe sono state bruciate, ed in dodici mesi il procedimento, che sarebbe durato decenni, o che si sarebbe, per una rivoluzione, interrotto, é stato portato al suo perfetto e spietato compimento.





    Ma la scuola di stato italiana, cioè la scuola burocratica, da quando aveva cessato di esser laica ed era degenerata in scuola neutra, era divenuta una cosa inerte, opaca, un corpo senz'anima, e andava diventando anche per la classe dirigente più un ingombro che uno strumento di governo. Il fascismo, che é anche quella classe dirigente galvanizzata dalla paura della rivoluzione, ha pensato di ravvivare a' suoi scopi e per i suoi interessi quel corpo, trasformando la scuola di stato in organismo politico attivo, in scuola fascista: il tentativo, disordinato e grossolano, non é riuscito, anche per il contegno in genere o indifferente o diffidente degli insegnanti, ed allora é venuto di rincalzo l'idealismo attuale, il quale ha preso sopra di sé il compito immane di ridare alla scuola dell'Italia fascista un'anima, uno spirito, la sua anima, il suo spirito. Giovanni Gentile accettando dopo la marcia su Roma il portafoglio dell'istruzione da Benito Mussolini ha avallato di fronte all'interno e più di fronte all'estero, la cambiale del fascismo: Benito Mussolini, per disobbligarsi, ha consegnato la scuola italiana all'idealismo attuale. La democrazia pseudoliberale italiana, madre del fascismo, aveva fatto dalla scuola un organismo burocratico, l'idealismo attuale, associato al fascismo, ne ha fatto qualcosa di meglio e qualcosa di peggio: una chiesa, una setta.

    Compito delle generazioni venture sarà, nei riguardi della scuola, di disfarla amministrazione per rifarla palestra, di disfarla chiesa per rifarla scuola: compito degli educatori di domani sarà, più semplicemente, quello non di ridare, ma di dare alla scuola italiana la libertà.





    Detto questo noi potremmo anche non aggiunger altro sul problema scolastico nell'Italia fascista: esame di stato, democratizzazione del latino, programmi scolastici, soppressioni di classi aggiunte, creazione di licei femminili, son tutte quisquiglie appetto alla questione fondamentale della libertà da conquistare o da riconquistare, e il nostro tempo e l'energia nostra anziché perderci nella discussione di queste inezie, meglio li potremmo impiegare nel risarcire, con iniziative educatrici nostre, ai danni fatti dalla politica scolastica del fascismo, e nel preparare cosi le forze che dovranno sconfiggere e sostituire quelle ora dominanti. Ma noi dobbiamo, pur contro voglia, intervenire anche nella discussione che si fa intorno ai particolari della cosidetta riforma Gentile, per due ragioni: anzitutto noi siamo stati o firmatari del manifesto per la costituzione di un fascio di Educazione Nazionale o aderenti a detto fascio dopo la sua istituzione: come tali noi abbiamo dei doveri verso certe idee contenute in quel manifesto e sostenute da quel fascio; il fatto che, non il fascismo, ma il capo del fascismo é ora interessato alla difesa di alcune di quelle idee, o meglio alla tutela dell'uomo che le impersonava, non é motivo sufficiente perché noi si dimentichino quei nostri doveri, e non si prenda posizione, ancora una volta, dove occorra, a difesa di quelle idee. In secondo luogo noi siamo oppositori della politica fascista in generale: ma, come s'è già detto parecchie volte, questa opposizione la facciamo per motivi nostri e intendiamo condurla, almeno per ora, con armi e tattica nostra; se noi, in tutti i campi, ci teniamo a distinguerci da altri nemici del fascismo, tanto più siamo gelosi della nostra singolarità e originalità a proposito del problema scolastico: continuare a tacere a questo riguardo potrebbe anche significare consenso da parte nostra alla offensiva democratica e massonica tentata contro il Gentile all'inizio dell'anno scolastico; niente di più lontano dai nostri istinti e dalle nostre convinzioni di questo consenso: se noi siamo contrari alla politica scolastica che il sen. Gentile conduce in nome del fascismo lo siamo per ragioni quasi sempre diverse da quelle che muovono quegli altri oppositori, lo siamo per le stesse ragioni per cui, ai tempi della costituzione del Fascio di Educazione Nazionale, eravamo accanto ai Gentiliani contro i democratici ed i massoni.

    Nei capitoli successivi esamineremo particolarmente la politica scolastica dell'idealismo attuale fascistizzato e diremo, sui più importanti episodi di essa, l'opinione nostra e dei nostri amici.

AUGUSTO MONTI.