GLI UNITARI A CONVEGNO
"Io sono per il Partito, intransigentemente per il Partito, che siamo pochi o molti, non importa; se anche diventassimo una setta, una chiesa, non importa. Siamo come alle origini del Partito. La rinascita verrà e sarà politica e non sindacale". Claudio Treves può essere assolto dei vecchi peccati di riformismo per questa sua ostinata resistenza di antifascista. La sua voce può essere presa sul serio; la disperata solitudine del semita, che dalle oppressioni secolari della razza tiene quasi per nascita un'esperienza di lotta di classe e di fedeltà ai principi elementari, salva un simbolo oltre che la dignità di una persona. La fede di Treves si é rivelata ben più solida del suo dilettantismo culturale e delle fantasie intellettuali. Nell'Italia del dopoguerra Treves fu un colpevole: ci parve la figura più sconcertata e confusionaria del relativismo internazionale; eluse le responsabilità specifiche di capo-partito per un messianismo inconcludente, in cui le sue belle qualità di demolitore cercavano di nascondersi dietro le avventure equivoche del realizzatore. Il fascismo l'ha condotto ai suoi istinti di solitario tribuno, deciso a difendere come un fanatico le condizioni elementari della vita e del pensiero. Ora ci piace in lui il temperamento del lottatore, che non si lascia illudere dai facili ottimismi. Ma chi potrebbe dire che al Convegno di Milano Treves abbia trovato il tono dell'opposizione? Gli applausi registrati dalla cronaca erano diretti al compagno di sventura. Anche Baratono e Canepa, consiglieri di intrasigenza, l'uno in nome del marxismo, l'altro con argomenti da rivoluzione liberale (sviluppo industriale, lotta di classe, rappresentanza proporzionale), furono applauditi. Io credo che parlassero al deserto. Il convegno ebbe il suo uomo e si trovò unanime quando parlò Prampolini. Turati, Modigliani e Reina l'avevano preceduto. Turati con candido ottimismo e con esasperante buona fede: "Tutti siamo portati nella vita a fare delle transazioni, e non dobbiamo esagerare le preoccupazioni se anche gli organizzatori talvolta ne fanno. E' una necessità, alla quale nessuno può sottrarsi". "Io non mi faccio illusioni, ma non mi lascio abbattere dallo scoramento. Il mondo é più grande del fascio e del fascismo. "Il socialismo é una realtà inserita nella compagine della società capitalistica, che nessun orgoglio volontaristico potrà mai strappare e distruggere. "Il socialismo c'è; dunque... Viva il socialismo". (Scrosciante ovazione prolungata). Consolazioni storicistiche amene come i dogmi gentiliani che si inseriscono nella storia! E Modigliani a un chiaro discorso di Matteotti contrapponeva la necessità di fari una mentalità economico-sindacale! Sempre indovinato l'opportunismo dell'on. Modigliani. Con la mentalità di Modigliani e di Turati bisogna dar ragione a Reina: "L'azione degli organizzatori deve tendere a porre il Governo nella condizione di ristabilire sul serio le legalità in Italia. "Non dobbiamo diffidare dei nostri compagni organizzatori, il cui attaccamento al socialismo noi tutti conosciamo". E domani avremo le prove dell'attaccamento con Baldesi Ministro! Il blocco antifascista costituito intorno al Partito Socialista Unitario sarà un blocco collaborazionista. Noi non possiamo avere alcuna fiducia negli uomini che mostrarono la loro mentalità conservatrice quando il proletariato chiedeva i quadri per la rivoluzione. Gli unitari dovrebbero rifare il loro esame di coscienza, convincersi dei loro peccati morali e politici. Nessuno li può prendere sul serio quando accusano i comunisti. La colpa é dei loro istinti di conservatori parvenus. Altro che adesione alle feste del 4 novembre! Vogliono, beati, ripetere l'esperimento. Prampolini ha pronti il nuovo vangelo e la nuova tattica: "Si formò un odio antisocialista di incomparabile intensità. In verità io non avrei mai creduto che i miei simili avessero tanta capacità di odiare". Prampolini ha i rimedi contro i pericoli nel suo candore: " Oggi é sopratutto l'ora della propaganda, così come ci é consentita dai tempi. Quale la forma di questa propaganda? Più che mai occorre, l'arte delle cose semplici, accessibili a tutti, e ripetute senza paura di ripetersi (la didattica è fatta sopratutto di ripetizioni), al fine di determinare quello stato d'animo che noi ci proponiamo". Perché contrastare la collaborazione delle classi? Perché dare alle masse la forza dell'intransigenza e il coraggio di resistere? Basterà diffondere e far leggera la Giustizietta. Noi comprendiamo la crudeltà della nostra ironia con un uomo come Prampolini di una dirittura così patriarcale, di un'onestà personale tanto leggendaria. Lasciamo l'ironia ai fatti e al futuro. Lasciamo che i democratici sperino nel blocco. Il Convegno di Milano é un altro passo su questo cammino. I socialisti unitari sono pronti a diventare sempre più evangelici. Il loro sogno lontano é identico con quello di Mussolini, un'Italia pacifica, senza partiti, patriarcale, unanime, nelle mani oneste e gentili dei mandarini sindacali. In questi sogni di uomini due volte falliti noi non riusciamo più a sopportare neanche l'inesauribile buona fede. p. g.
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