COMMENTO QUOTIDIANO
Il caso SalveminiLa Nazione di Firenze del 4 ottobre pubblica: Il direttorio del Fascio di Firenze, denunziando ai fascisti di tutta Italia che Gaetano Salvemini, colui che volle la guerra d'Italia per la Patria altrui e che ne disertò la grande causa, colui che dopo la vittoria negò per la Patria altrui l'italianità dell'Adriatico, inizia il nove ottobre nell'Ateneo di Londra un corso di storia della nostra politica estera. Vittorio Veneto e la Marcia di Roma avranno, auspice il conte Sforza, grande ammainatore delle nostre bandiere, nelle severe aule dell'Università londinese, un diffamatore italiano, nel giorno del loro glorioso anniversario. Zara, disperato, i Fasci della Dalmazia redenta, gli italiani di Sebenico, di Trau, di Spalato, hanno lanciato ai fratelli del Fascio fiorentino, il grido del loro dolore e del loro fierissimo sdegno per l'odiosa sfida gettata dal bieco disfattista alla giovinezza che nelle trincee e nelle piazze d'Italia ha sanguinato e combattuto per la grandezza della Patria. Il Fascio Fiorentino, nel nome sacro della Dalmazia tradita, dei martiri e dei combattenti d'Italia, raccoglie la sfida di Gaetano Salvemini, e il grido di dolore dei fratelli dalmati, e impegna i deputati fascisti ad esigere dalle competenti autorità precise informazioni sulle ragioni e sui caratteri che le determinarono a rilasciare al Salvemini i passaporti necessari a ogni suddito italiano per recarsi in Inghilterra mentre era noto il disegno antinazionale di costui; a chiedere al Governo nazionale che sia interdetto al Salvemini di varcare la frontiera italiana qualora non sia uscito in frode alla legge dello Stato; impegna gli eletti del Fascio nelle amministrazioni comunali e provinciali, gli insegnanti e gli studenti fascisti del R. Istituto di Studi Superiori e fascisti tutti, a tenersi in disposizione del Fascio di Firenze per quella azione morale che nei limiti della legge, valga a somministrare al rinnegatore dell'italianità dell'Adriatico il premio dell'iniquo baratto. Il Direttorio dà mandato alla segreteria politica di comunicare il presente ordine del giorno a tutti í Fasci d'Italia ed ai Fasci dell'estero e di richiedere la toro solidarietà. Caro Gobetti, con rossore di vergogna come italiano e come volontario di guerra che non portò soltanto quand'era abbrunato il cappello dell'arma senza menzogna, le comunico l'unita deliberazione del fascio fiorentino. Non è la prima volta che italiani recalcitrano contro maestri di carattere e di dottrina e asse gran loro per premio il confino. Ma per l'onor del mio paese confido che dalla scuola e dalla vita dove Gaetano Salvemini prodigò con disinteressata fatica i tesori del suo grande ingegno e del suo grandissimo cuore prorompa la protesta della coscienza civile. Né l'Inghilterra è nazione da accogliere nelle sue aule universitarie, né l'Italia è nazione da allevare nelle proprie rinnegati e diffamatori. E si avvia a decadenza sicura il paese che per intolleranza politica disconosce la libertà dell'ingegno, suprema dignità di individui e nazioni. PIETRO JAHIER.
*** Il caso Salvemini è uno degli esempi più umilianti di pazzia collettiva, di ribellione e di persecuzione degli italiani verso un uomo che con le sue qualità di educatore superiore, di preveggenza, di eroismo morale, costituisce l'insulto più sfacciato e insopportabile per un popolo buontempone, accomodante, festaiolo. Non è una questione di idee o di parte politica: basta la presenza fisica di Gaetano Salvemini per far perdere la testa a tre quarti dei nostri giornalisti e letteratucoli. Costoro sono troppo goffi per non essere in buona fede. Essi accusano con perfetta logica, credono senza secondi fini che il professore Gaetano Salvemini sia traditore, disfattista, venduto. Essi hanno ragione di protestare, di far capire la loro incompatibilità di carattere con un uomo che fa torto agli istinti del suo popolo con tutta la sua vita di sacrificio, di dedizione alle cause più disinteressate, di moralismo estenuante. Bisogna bestemmiare la provvidenza che lo ha fatto nascere in Italia. Non ne aveva il diritto chi non paga il suo tributo alla retorica, non partecipa alle sagre, va in parlamento senza inserirsi nella realtà, chi crede sul serio alla scienza, chi è sempre stato all'opposizione contro tutte le camorre, ha pagato di persona in tutti i pericoli. Sia lapidata l'ingenuità e l'onestà nella terra dei furbi! È naturale che gli allegri italiani non vedano chiaro in questo esempio di vita austera, come non vedevano chiaro gli Ateniesi nelle domande importune di Socrate. Essi finiscono col convincersi che si tratti di un'astuzia più raffinata e vi trovano i segni di una vera e propria mostruosità morale. Bisogna congratularci con i giovani insultatori del professore Salvemini: essi hanno il diritto dalla loro parte. Concediamo la legittima difesa dell'ignoranza e dell'incoscienza contro le pretese della scienza e della morale. p.g
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