CONSIGLI MACHIAVELLICI AI NEPOTI
Del nutrimento della Milizia Nazionale Volontaria
Sendo la guerra un'arte, mediante la quale gli uomini d'ogni tempo non possono vivere onestamente, non la può usare per arte se non una repubblica o un regno: e l'uno, e l'altro di questi, quando sia bene ordinato, mai non consentì ad alcuno suo cittadino o suddito usarla per arte; né mai alcuno uomo buono l'esercitò per sua particolare arte. Perché buono non sarà mai giudicato colui che faccia uno esercizio, che a volere di ogni tempo trarne utilità, gli convenga essere rapace, fraudolento, violento, ed aver molte qualità, le quali di necessità lo facciano non buono; né possono gli uomini che l'usano per arte, così i grandi come i minimi esser fatti altrimenti, perché quest'arte non li nutrisce nella pace. Donde che sono necessitati o pensare che non sia pace, o tanto prevalersi nei tempi della guerra, che possano nella pace nutrirsi.
E qualunque si è l'uno di questi due pensieri, non cape in un uomo buono; perché dal volersi potere nutrire d'ogni tempo, nascono le rubberie, le violenze, gli assassinamenti, che tali soldati fanno così agli amici come a' nemici; e dal non volere la pace, nascono gl'inganni, che i capitani fanno a quelli che li conducono, perché la guerra duri; e se pure la pace viene, spesso occorre, che i capi, sendo privi degli stipendi e del vivere licenziosamente, rizzano una bandiera di ventura, e senza alcuna pietà saccheggiano una provincia.
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Tale che se un re non si ordina in modo, che i suoi fanti a tempo di pace stieno contenti tornarsi a casa, e vivere delle loro arti, conviene di necessità che rovini; perché non si trova la più pericolosa fanteria che quella che è composta di coloro, che fanno la guerra, come per loro arte, perché tu sei forzato o a fare sempre mai la guerra, o a pagarli sempre, o a portare peri-
Ritratto del perfetto milite volontario
Quelli che volontari militano, non sono dei migliori, anzi sono de' più cattivi di una provincia: perché, se alcuni vi sono scandalosi, oziosi, senza freno, senza religione, fuggitisi dall'imperio del padre, bestemmiatori, giuocatori, in ogni parte mal nutriti, sono quelli che vogliono militare; i quali costumi non possono esser più contrari ad una vera e buona milizia.
La guerra per la pace
Pompeo e Cesare, e quasi tutti quelli capitani che furono a Roma dopo l'ultima guerra Cartaginese, acquistarono fama come valent'uomini, non come buoni; e quelli che erano vissuti avanti a loro, acquistarono gloria come valenti e buoni; il che nacque perché questi non presero l'esercizio della guerra per loro arte, e quelli che io nominai prima, come loro arte la usarono.
Ed in mentre che la repubblica visse immaculata, mai alcuno cittadino grande non presunse, mediante tale esercizio, valersi nella pace, rompendo le leggi, spogliando le province, usurpando e tiranneggiando la patria, ed in ogni modo prevalendosi; né alcuno d'infima fortuna pensò di violare il sacramento, aderirsi agli uomini privati, non temere il Senato, o seguire alcuno tirannico insulto, per poter vivere con l'arte della guerra d'ogni tempo. Ma quelli che erano capitani, contenti del trionfo, con desiderio tornavano alla vita privata; e quelli che erano membri, con maggior voglia deponevano le armi, che non le pigliavano; e ciascuno tornava all'arte sua, mediante la quale si avevano ordinata la vita; né vi fu mai alcuno che sperasse con le prede e con quest'arte potersi nutrire.
Di questo se ne può fare, quanto ai cittadini, grande ed evidente coniettura mediante Regolo Attilio, il quale sendo capitano degli eserciti romani in Africa, e avendo quasi che vinti i Cartaginesi, domandò al Senato licenza di ritornarsi a casa a custodire i suoi poderi che gli erano guasti dai suoi lavoratori. Donde é più chiaro che il sole che se quello avesse usata la guerra come sua arte, e mediante quella avesse pensato farsi utile, avendo in preda tante province, non avrebbe dimandato licenza per tornare a custodire i suoi campi; perché ciascun giorno avrebbe molto più che non era il prezzo di tutti quelli acquistato.
Ma perché questi uomini buoni e che non usano la guerra per loro arte, non vogliono trarre di quella se non fatica, pericoli e gloria, quando e' sono a sufficienza gloriosi, desiderano tornarsi a casa e vivere dell'arte loro.
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Debbono pertanto i re se vogliono vivere sicuri aver le loro fanterie composte di uomini, che quando egli è tempo di fare guerra, volentieri per suo amore vadano a quella, e quando viene poi la pace, più volentieri se ne ritornino a casa; il che sempre fia quando egli scerrà uomini, che sappiano viver d'altra arte che di questa. E così debbe volere, venuta la pace, che i suoi principi tornino a governare i loro popoli, i gentiluomini al culto delle loro possessioni, e i fanti alla loro particolare arte, che ciascuno d'essi faccia volentieri la guerra per avere pace, e non cerchi turbare la pace per avere la guerra
NICCOLÒ MACHIAVELLI.
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