LA SPAGNA

    La Spagna non ha conosciuto la Rivoluzione democratica contro il feudalismo. La disfatta della Rivoluzione del secolo XVI, un centinaio d'anni prima della Rivoluzione inglese, fa sentire le sue conseguenze in tutta la storia spagnola. La Spagna ha dichiarato guerra alla Rivoluzione francese, ha sostenuto, invisa da Napoleone, una lotta atroce per opporsi ai principi borghesi impostile dalla spada di Bonaparte. Il secolo XIX fu una sequela di guerre civili e di colpi di Stato militari. I conflitti si calmarono soltanto quando le classi sociali furono stabilite e differenziate. Nel 1874 la borghesia, costituitasi in due partiti agrari si impadronì del potere.

    Il passaggio dalla feudalità al capitalismo è dunque avvenuto lentamente e, nonostante secolari lotte sanguinose, senza bruschi mutamenti.

    I grandi proprietari agrari sono divenuti, poco a poco, l'elemento dirigente della politica nazionale e questo fatto è stato decisivo per i destini economici del paese. Alla fine del secolo XIX, la Spagna ha perduto le sue ultime colonie, Cuba e le Isole Filippine; la sua politica, ispirata agli interessi degli agrari era contraria all'imperialismo coloniale.

    Intanto sorgevano i primi contrasti fra il Governo agrario e gl'interessi dell'industria nascente, contrasti, che andarono sempre più approfondendosi. L'industria si è sviluppata soprattutto in Catalogna. Il conflitto cogli agrari, ha portato la borghesia industriale catalana alla formulazione di rivendicazioni regionali-nazionali appoggiate da una gran parte della piccola borghesia. Così sorse la questione catalana.

    La guerra ha favorito lo sviluppo industriale della Spagna modificando profondamente i rapporti tra le forze sociali ed il sistema di potere. In un certo momento l'industria è stata la più forte. Una rivoluzione pareva imminente già nel 1917 quando gl'industriali volevano strappare il potere agli agrari. Ma lo sviluppo del movimento proletario costrinse la borghesia industriale a temporeggiare e l'indusse alfine ad accordarsi cogli agrari e partecipare con essi al potere.

    I progressi dell'industria sono stati, da queste momento, trascurabili. La Spagna attuale non riesce ad utilizzare le sue materie prime e talvolta le esporta per importare prodotti manufatti. Le industrie predominanti sono la tessile in Catalogna e la metallurgica in Biscaglia, ma il macchinario non è moderno, la produzione è scarsa e difettosa. Questa industria non può vivere che grazie ad un protezionismo forsennato. La riduzione dei salari e la soppressione della giornata di otto ore non ha di molto migliorata la situazione.

    La Spagna agricola vegeta sotto un regime feudale. Cento mila grandi proprietari spadroneggiano su tutta la Nazione. La cultura è primitiva: si adopera ancora ovunque l'aratro romano. Grandi estensioni di terre rimangono incolte. Questa disgraziata agricoltura non sa far altro che eliminare col protezionismo la concorrenza straniera.





    Gli agrari giunti al potere nel 1874, si sono divisi in due partiti: conservatore e liberale, che si sono pacificamente alternati al potere. Il primo è celebre per essersi fatto strumento (basti ricordare Dato) di tutte le repressioni antiproletarie. Il secondo, diretto al principio del secolo da Canallejas, ex-rivoluzionario, si distingue per un moderato anti-clericalismo ma, non è mai stato meno energico, del partito conservatore nella repressione anti-operaia. Canallejas fu assassinato nel 1912 ed il partito si frazionò in alcuni gruppi diretti da uomini (Garcia, Romanones; Alba, Alcala Zamora) non separati da divergenze di concezione, ma animati soltanto da personali ambizioni politiche. Quei gruppi si sono ora temporaneamente riconciliati in vista della gravità della situazione.

    D'altra parte, neppure tra il partito conservatore e quello liberale vi sono mai state profonde divergenze di vedute politiche: si possono considerare come un solo partito divisosi in due frazioni per conservare il monopolio del Governo.

    La Lega Catalana é il partito dell'industria di quella regione. Ha circa vent'anni di vita. Per un momento, rendendosi conto di non poter prendere il potere senza favorire lo sviluppo dei movimento proletario, la Lega Catalana è divenuta separatista ed ha cercato di ottenere l'annessione della Catalogna alla Francia. Ma le difficoltà economiche e le necessità della lotta contro il terrorismo l'hanno indotta a trovare una via d'accordo coi partiti agrari ed a partecipare con essi al potere dopo il 1917. Tutta la sua politica si riduce all'intensificazione del protezionismo ed al miglioramento dei trattati di commercio. Il suo leader è Cambo, l'uomo politico più intelligente della borghesia spagnola. Il nome di Cambo è legato al terrore bianco.

    Le classi medie, unite ad una parte del proletariato, hanno costituito un Partito Repubblicano che, per scissione, ha generato un Partito riformista disposto a collaborare, salvo qualche riserva, coi Governi monarchici. Il Partito Socialista è stato finora un organismo rachitico. Fino al 1919 era legato strettamente al Partito Repubblicano e parecchi dei suoi leaders provengono dal repubblicanismo borghese. È forse perciò che il Partito si occupa più di monarchia e di repubblica che non di questioni economiche e di lotta di classe. Fino a quando non avvenne la scissione che diede vita al Partito Comunista, il P. S. contava circa 40.000, iscritti. L'influenza del P. S. è notevole in Biscaglia, Austria, Andalusia. Degno di nota il fatto che nelle ultime elezioni (aprile 1923) il P. S. è stato appoggiato dal Governo a Bilbao ed alle Asturie! Il suo programma ultra-riformista gli attira le simpatie anche di una parte della piccola borghesia.

     Paolo Iglesias è il capo più conosciuto del socialismo spagnolo; ma vecchio, ammalato, egli ha dovuto rinunciare ad ogni attività. In altri tempi egli ha spiegato una grande energia, ma la sua opera è stata molte volte funesta per il proletariato. Egli è in gran parte responsabile dell'errore di aver voluto fare di Madrid il centro dell'azione socialista abbandonando completamente Barcellona, città industriale con circa 30.000 proletari.





    Il Partito Socialista, agisce sul terreno sindacale colla "Union General de Trabajadores" organizzazione riformista costituita da unioni locali e da Federazioni nazionali. Nel 1919-20 i suoi organizzati erano circa 250.000; oggi sono circa 100.000, raggruppati in gran parte a Madrid e, per circa la metà, contadini. Nella regione industriale, non ha alcuna forza.

    Il suo dominio volge verso la fine. Già fin dal 1902 esistevano a Barcellona altri sindacati che fino al 1912 restarono sotto l'influenza dei repubblicani. Ma col decadere di questo Partito i gruppi anarchici riuscirono a prendere la direzione del movimento. Poi gli operai, grazie all'opera instancabile di Segui ed ai suoi insegnamenti si trasformarono lentamente: gli anarchici che li dirigevano si resero conto di questo cambiamento e diventarono sindacalisti. Finalmente, nel 1918 si formò la Confederazione Nazionale del Lavoro: ci si avviava verso il sindacato unico (per industria). Nel 1919 essa contava un milione, d'iscritti. I gruppi anarchici, riuscirono a strappare la Direzione di questo immenso organismo a Segui ed ai sindacalisti ed iniziarono l'opera di terrorismo e condussero i lavoratori di disastro in disastro. Nel novembre 1920 cominciò il terrore bianco che durò fino al novembre 1922. La C. N. T. conta oggi 250.000 organizzati ma è travagliata da una crisi profonda. Il suo centro d'azione è a Barcellona. Gli anarchici non hanno direttive, non hanno programmi e, abbandonata l'azione diretta, si sono ora dati alla... propaganda educativa. La loro parola d'ordine è: coltura. Di lotta di classe non si parla più. I comitati sindacalisti rivoluzionari, composti di comunisti e sindacalisti, lavorano per riportare la grande organizzazione sul terreno della lotta di classe.

    La caratteristica generale dei Partiti spagnoli è quella dei continui frazionamenti e della debolezza sempre crescente.

    Ma al disopra dei partiti e dei loro uomini esiste una forza che dal'17 al'22 ha dominato la politica spagnola: quella delle giunte militari, associazioni d'ufficiali che agiscono per intervento diretto di Re Alfonso XIII, all'infuori della costituzione. Le giunte ed il Re sono d'accordo. Ma le disfatte ultime del Marocco avevano portato un grave colpo alla loro influenza.

    La Spagna è stata sorpresa in queste condizioni dal colpo di Stato del generale De Rivera. Occorre ricordare che l'esercito spagnolo contava 300.000 uomini di cui 25.000 ufficiali - ossia un ufficiale ogni 2 soldati. Questa forza militare, sproporzionata al paese, dev'essere in qualche modo giustificata: la giustificazione è la conquista del Marocco che assorbe permanentemente la metà dell'esercito. Senonché la guerra del Marocco è avversata da gran parte della nazione - eccettuati gli industriali catalani che l'appoggiano con tutte le loro forze. Ecco gli elementi della situazione: da una parte le giunte militari, che non si adattano ad esercitare una minore influenza sul paese; dall'altra gli industriali che vogliono condurre più vigorosamente la guerra ed aspirano ad impadronirsi del potere che finora hanno dovuto dividere sempre cogli agrari. Il colpo di Stato appaga i desideri di questi due gruppi. Il gen. De Rivera non è un uomo eccezionale e si lascia completamente dominare dagli industriali.

Ics