ESATTA CRONISTORIA DELLA
IMPRESA DI CORFÙ

    Il giorno 27 agosto 1923 la Missione Italiana presso la Commissione Internazionale incaricata dalla Conferenza degli Ambasciatori della delimitazione dei confini greco-albanesi, è barbaramente trucidata in territorio greco.

    Facendosi eco della legittima indignazione degli italiani, il loro governo due giorni dopo con provvida energia intima alla Grecia un perentorio ultimatum: la Grecia non può non presentare le sue scuse nella forma più solenne, onorare gli uccisi in Atene e salutarli alla loro partenza da Prevesa; inoltre onorerà la bandiera italiana inalberandola sulle proprie navi, garantendo la pena capitale per i colpevoli, ultimando la inchiesta in cinque giorni; entro cinque giorni una indennità di cinquanta milioni sarà pagata agli offesi.

    La volontà dell'Italia appare rigida ed inflessibile; o accettazione integrale immediata, o sanzioni risolute. Thaon di Revel e Diaz piombano a Roma, tutta l'Italia onora la Grecia della sua preoccupazione.

    La sera del 29 le LL. EE. Mussolini, Acerbo e Federzoni in privato colloquio maturano le decisioni radicali.

    Ma ecco (stupore) che la Grecia, incauta, non accetta la bandiera italiana sulle sue navi, non vuole garantire la pena di morte, non vuole versare indennità senza calcolarla; e si rivolge alla Lega delle Nazioni; l'Italia, fulminea, risponde con la occupazione di Corfù.

    S.E. Mussolini comunica agli ambasciatori italiani, che con tale pacifica occupazione l'Italia manifesta la sua inflessibile volontà di conseguire le riparazioni dovutele; e dichiara generosamente che ciò non esclude le sanzioni che la Conferenza degli Ambasciatori sarà per ordinare a causa del rapporto di mandato che la legava alla Delegazione Italiana.

    I giornali fascisti rievocano le glorie veneziane e l'italianità notoria di Corfù; i machiavellici sogghignano, gli inglesi protestano e i machiavellici prendono in giro gli inglesi.

    Curzon dichiara di riservare ogni commento.

    Il 4 settembre S.E. Mussolini comunica che il Governo, pur rifiutando la competenza della Lega, non è alieno dal far giudicare tale questione pregiudiziale dalla Corte dell'Aja; i machiavellici appaiano Rodi e Corfù.

    Il giorno dopo, Curzon ha parlato a lungo col nostro ambasciatore a Londra.





    Tuttavia Mussolini in Consiglio dei Ministri esprime il rammarico per l'atteggiamento della stampa inglese, e minaccia a sua volta il ritiro dell'Italia dalla Lega; ad un corrispondente del Daily Mail S.E. dichiara: "ho preso ora il mio pegno e lo terrò fino al completo e letterale adempimento delle condizioni poste nella mia nota... se la Grecia per qualsiasi ragione non paga resterò indefinitamente al possesso di Corfù, come per sei secoli vi sono rimasti i veneziani... la pubblica opinione italiana non ama la Lega delle Nazioni per molte buone ragioni".

    La Reuter, la sera antecedente, aveva ufficiosamente dichiarato che il punto di vista inglese era per la Lega delle Nazioni.

    Gli italiani sbalorditi da tanta robusta finezza, inviano congratulazioni entusiastiche al Governo: questo risponde con un comunicato, ringraziando commosso da tale plebiscito.

    La Grecia intanto (6 settembre) si presenta anche avanti alla Conferenza degli Ambasciatori; la Lega nicchia e rinvia, Politis avanza la proposta che i cinquanta milioni per la indennità siano semplicemente depositati a titolo di garanzia. Proposta che non può essere accettata.

    Lo stesso giorno il primo segretario dell'Ambasciata di Inghilterra ha un colloquio di un'ora con S.E. Mussolini.

    I giornali ufficiosi in coro dichiarano, essere inteso che la Conferenza degli Ambasciatori procurerebbe di far dare con mezzi proprii dalla Grecia ampie soddisfazioni alle potenze gravemente offese, ma lascerebbe all'Italia ampia totale e irrevocabile libertà di condurre fino in fondo la propria azione autonoma nazionale, per obbligare i protettori degli assassini a cedere.

    Il 7 settembre la Lega delle Nazioni, accettando di buon grado l'intervento della Conferenza, comunica a questa il suo "punto di vista"; 1'8 settembre la Conferenza degli Ambasciatori propone all'Italia una soluzione decisiva e collettiva, che costituisce la copia fedele del punto di vista della Lega delle Nazioni.

    La pena di morte a priori eliminata, eliminata la indennità immediata, niente vessillo italiano sulle navi greche; alla sorveglianza di un militare italiano sulla inchiesta sostituita la sorveglianza di una Commissione internazionale presieduta da un giapponese.





    L'Italia accetta la sera stessa le proposte della Conferenza, le quali, ora, sembra corrispondano letteralmente alle sue richieste; ma non intende assolutamente lasciare Corfù fino alla integrale esecuzione delle sanzioni; e poiché la indennità dovrà essere liquidata dalla Corte dell'Aja, i machiavellici sogghignano.

    Il 10 settembre l'Italia trionfa a Monza.

    L'11 settembre la Lega delle Nazioni "è felice di constatare che gli elementi da essa comunicati alla Conferenza hanno potuto essere utili".

    Il giorno 12 S.E. Mussolini concede una nuova intervista in cui spiega agli inglesi che l'Italia è una grande potenza; ed al Consiglio dei Ministri afferma la rigida volontà dell'Italia di non lasciare Corfù fino alla esecuzione di tutte le riparazioni accettate. La Grecia accettando si augura che l'Italia voglia abbandonare Corfù al più presto possibile.

    S.E. Mussolini nota che insistenze estere in tal senso sono inopportune, tendenziose e alla fine offensive".

    Il giorno 14 l'Italia accetta di lasciare Corfù a termine fisso.

    Se l'acido diario sovraesposto appare troppo simile, nella sua chiara ironia, a una storiella moralistica sui limiti della vanità e della superbia, la colpa non è della malignità del cronista - il quale enumerando fatti, constata con un senso di dolore mutarglisi sotto gli occhi la materia, da storia di un saggio di corrente politica estera, a cronaca di successive contraddizioni e di progressive mal subite rinunce. Il che succede sempre, dicono i pedanti professionisti della politica estera, quando questa si subordina ai successi immediati della politica interna.

TATTLER