PROBLEMI PRATICI
I.Che cosa sono e a che servono i dazi di protezione. Molti italiani ignorano che cosa é la questione doganale, forse non sanno neppure che esiste una questione doganale. Noi cercheremo di spiegarla nella forma più semplice e breve possibile perché tutti possano, come è necessario, seguirci. Questo sanno tutti: che ai confini del nostro paese, dove l'Italia finisce e incominciano altri paesi, vi sono degli uffici, chiamati di Dogana, dove guardie e funzionari esaminano le merci che dagli altri paesi vengono in Italia, e a seconda della natura di esse le sottopongono o meno a un'imposta, che si chiama dazio doganale e a seconda della natura di esse è più o meno alta. In altri termini, come proprio avviene alle barriere comunali, vi sono delle merci che, al momento del passaggio dai paesi di provenienza Italia, non sono fatte entrare in Italia se le persone cui sono dirette o che le trasportano non pagano o non si impegnano di pagare per esse un certo dazio, che varia - ripetiamo - a seconda che si tratti di una merce o dell'altra. Questa trovata, che in origine non serviva ad altro che ad aumentare il tesoro dello Stato o del Re, fu in seguito sfruttata e oggi è sfruttatissima per permettere a talune categorie di produttori di vendere le proprie-merci a un prezzo più alto del loro valore, realizzando casi un bel guadagno a danno del consumatore. È facile arrivare a comprendere come. Prendiamo due oggetti identici: l'uno fabbricato, poniamo, in Inghilterra, e l'altro in Italia. Poniamo che quello fabbricato in Inghilterra costi al fabbricante centoventi lire. Poniamo che tanto l'un fabbricante che l'altro si contenti del guadagno di cinque lire e che il fabbricante inglese, per trasportare quell'oggetto in Italia, spenda cinque lire o poniamo anche dieci lire: resterà sempre una differenza di lire dieci tra il prezzo dell'oggetto fabbricato in Italia e quello dello stesso oggetto fabbricato in Inghilterra. Se non vi fosse dazio doganale, che cosa accadrebbe? Che gli italiani, poiché l'oggetto fabbricato in Inghilterra, essendo identico a quello fabbricato in Italia, si potrebbe acquistare con dieci lire di meno, preferirebbero comprare l'oggetto fabbricato in Inghilterra, e il fabbricante italiano sarebbe costretto a chiudere la sua azienda perché non venderebbe più. Se invece quel dato oggetto sia colpito da dazio doganale e questo sia, poniamo, di lire quindici, il prezzo dell'oggetto fabbricato in Inghilterra non potrà essere più di cento lire più cinque di guadagno più dieci di trasporto, ma sarà aumentato di altre quindici lire, e verrà a costare cinque lire più di quello italiano. Allora gli italiani, per risparmiare cinque lire, preferiranno comprare l'oggetto fabbricato in Italia. Il fabbricante italiano sarà salvo, ma tutte le centinaia di migliaia o i milioni di consumatori avranno ciascuno, per salvare il fabbricante italiano, fatto il sacrificio di lire dieci, perché - come abbiamo visto - dieci lire di meno pagherebbero l'oggetto fabbricato in Inghilterra se non fosse colpito da dazio doganale. È superfluo aggiungere che da questo dazio doganale lo Stato non guadagnerà nulla perché il fabbricante inglese non porterà più l'oggetto in Italia in quanto nessuno più, costando cinque lire più dell'oggetto italiano, lo comprerebbe. Questo dazio doganale, che lo Stato non incassa, si chiama di protezione perché serve appunto a proteggere le merci di un dato paese dalla concorrenza straniera. In Italia molti sono i prodotti colpiti da dazio doganale o protetti, e spesso la protezione è così alta non solo da assicurare al fabbricante la difesa dalla concorrenza straniera, ma da permettergli anche guadagni lauti e qualche volta favolosi. Infatti, se il dazio doganale sull'oggetto che abbiamo preso ad esempio fosse non di lire quindici ma di lire cinquantacinque, il fabbricante inglese, poiché l'oggetto costa a lui cento lire più dieci per il trasporto più cinque di guadagno, non potrebbe venderlo in Italia che a centosettanta lire. Basterà allora che il fabbricante italiano venda il suo a centosessantanove lire per fargli la concorrenza, per impedirgli di portare in Italia l'oggetto fabbricato in Inghilterra. Ma abbiamo detto che l'oggetto costava al fabbricante italiano centoventi lire. Dunque, in grazia di un dazio protettore di cinquantacinque lire, invece del guadagno onesto da cinque lire, potrà far quello di quarantanove lire. Fermiamoci ai casi di protezione onesta, quella appena sufficiente per proteggere il produttore italiano dalla concorrenza straniera. Si è detto che egli ha bisogno della protezione perché produce a un costo più alto che non il suo collega di un altro paese. Ma non s'è detto perché egli produce a un costo più alto. Le cause possono essere varie. A volte dipende dalla poca abilità del produttore, ed è evidente che in tal caso la protezione favorisce l'incapacità. Se i prodotti di quel fabbricante non fossero protetti, quel fabbricante troverebbe il modo di produrre a buon mercato. Ma spesso dipende da quest'altro fatto: che in Italia mancano le materie prime per fabbricare dati prodotti e allora bisogna procurarsele all'estero. Ma le materie prime sono spesso ingombranti e quindi il trasporto viene a costar molto. Prendiamo ad esempio i prodotti del ferro. L'Italia ha poco ferro e niente carbone. Ora è impossibile fabbricare l'acciaio senza il ferro e il carbone. Poniamo il caso che per fabbricare un vagone di acciaio occorra un treno di carbone e ferro. Che cosa accadrà? Accadrà che il costo del un vagone di acciaio, per il produttore straniero che volesse portarlo in Italia, avendo egli le materie prime sul posto, sarebbe aumentato solo del prezzo del trasporto del vagone, mentre per il produttore italiano sarebbe aumentato del prezzo di un treno intero. A volte poi le materie prime non mancano ma sono di picco rendimento (per es.: lignite invece di carbone). Tutto questo non accadrebbe e noi potremmo comprare molti prodotti, oggi specialmente, a prezzi molte volte più miti se, invece di metter su aziende i cui prodotti non possono reggere alla concorrenza straniera, fossero impiantate aziende i cui prodotti si possono ottenere con minor spesa che all'estero. Dicono i fautori della protezione doganale che bisogna proteggere le industrie, anche se costose, per non andar soggetti all'estero. Questa è una sciocchezza. Innanzi tutto, nei casi in cui i prodotti vengono a costar molto per mancanza di materie prime, noi siamo soggetti all'estero per il fatto stesso che dobbiamo acquistar là le materie prime. A parte ciò, non è possibile emanciparsi completamente dall'estero, e non vi è nessun paese, neppure gli Stati Uniti d'America, che non sia in qualche modo soggetto all'estero. È del resto necessario essere soggetti all'estero - e se non fosse possibile forse bisognerebbe inventarne il modo - perché altrimenti non si può avere soggetto l'estero. Ed ecco perché. Le merci si scambiano con le merci. La moneta è inutile per se medesima, diceva il nostro Sallustio Bandini. Se noi andiamo a comprare della merce all'estero e paghiamo, come paghiamo oggi, in carta, in tanto ce la daranno in quanto saranno sicuri che con quella moneta, prima o poi, venendo in Italia, potranno acquistare altrettanta merce quanta ne abbiamo acquistata noi da loro. Se questo non avvenisse, evidentemente all'estero ci avrebbero regalata la merce. Poniamo il caso che noi avessimo in Italia tutti i prodotti necessari per vivere, proprio tutti, ed alcuni in quantità tale da poterli esportare, è chiaro che, se noi non compriamo nulla dall' estero, i prodotti che esportiamo li regaliamo in quanto, avendo tutto in casa nostra, non abbiamo modo di spendere la moneta mandataci dall' estero per pagare la merce da noi esportata. Sarebbe lo stesso caso di un avaro che vendesse i suoi prodotti e non spendesse il denaro guadagnato e morendo si facesse seppellire con esso. Poniamo che questo denaro fosse tutta in biglietti di Stato e di Banca: siccome nessuno si presenterebbe mai alle casse dello Stato e a quelle delle banche per reclamare il cambio di quei biglietti, quell'avaro non avrebbe fatto altro che regalare allo Stato e alle banche i suoi prodotti. Dunque è necessario andare a comprare qualche cosa all'estero per permettere all'estero di comprare qualche cosa da noi. I fautori dell'industria nazionale a tutti i costi portano ancora un altro argomento ma non è l'ultimo per giustificate la necessità dei dazi di protezione. Essi ci invitano a riflettere che cosa accadrebbe in caso di guerra se noi non producessimo in casa nostra i prodotti più necessari all'esistenza e alla difesa nazionale. La risposta è più facile che all'argomento precedente. Una delle due: o saremmo alleati ed amici di altre nazioni o saremmo completamente isolati. Nel primo caso gli scambi continuerebbero come in tempo di pace; e nel secondo caso avremmo poco da fare anche se producessimo tutto in casa nostra. Comunque fosse, che varrebbe saper produrre tutto in casa nostra quando nessuno ci mandasse più le materie prime che non abbiamo? Le officine ci sarebbero ma resterebbero ferme o quasi. Abbiamo inoltre l'esperienza della recente guerra, durante la quale abbiamo spesso importato, di molte qualità di merci pronte per il consumo o, come si dice, finite, più che non importassimo in tempo di pace. Durante la guerra si è prodotto meno grano che in tempo di pace e gli industriali del ferro, a causa della difficoltà dei trasporti, hanno spesso preferito importare prodotti di seconda e terza lavorazione anziché le materie prime per fabbricare quei prodotti. |