LA LOTTA DELLE GENERAZIONI

PADRI E FIGLI

I.

    Non basta rilevare nel fascismo il carattere iniziale e dominante di rivolta dei ceti della piccola e media borghesia contro il nuovo ceto medio, enucleato dalla massa operaia nelle organizzazioni socialiste, rafforzatesi per effetto della politica giolittiana di privilegio e di paternalismo; non basta definire la base ed il colore di questo contrasto esaminando e commentando i residui e le ideologie dei ceti sociali in lotta, né porta alcun nuovo contributo all'analisi obiettiva del fenomeno il darvi un significato ed un quadro rispondente alla propria posizione di parte. Come non é stato affermato che, decisamente, il lato più interessante nella prima fase del moto fascista, sino alla costituzione del Gabinetto Mussolini, che ne fu la conclusione, é costituito dall'avvento sulla scena politica della generazione giovanissima, degli adolescenti dai quindici ai venti anni che non parteciparono alla guerra?

    Fu questa generazione che si gettò nel fascismo, costituendone il grosso, partecipando alla lotta politica e dandovi dal 1920 al 1922 il carattere di guerra civile, fu questa generazione che contribuì in gran parte ad imporre al fascismo, in cui incanalò il proprio tormento e la propria esasperazione, quel carattere violento, che ne caratterizza la prima fase.

    Ovunque ed in ogni tempo minoranze di giovani hanno partecipato alle lotte politiche, con tendenze naturalmente estreme e portando una nota di vivacità e di intemperanza, ma pochi casi si sono verificati nella storia di un movimento politico, vasto come il fascista, in cui dei giovanissimi, degli adolescenti, abbiamo partecipato alle lotte politiche, contribuendo a determinare colle loro agitazioni in rapido volger di tempo, soluzioni politiche nell'ambito dello Stato e con conseguenze conservatrici del vecchio regime istituzionale.

    Questo aspetto, questa realtà del primo moto fascista fa pensare che la storia di una nazione, in certi periodi, si studierebbe meglio nei suoi lati più profondi e più realistici, prospettando, con una minuta analisi, il dinamismo delle generazioni che vi si contrastano.





    Non si tratta di un nuovo metodo per illustrare la storia, che é già veramente una scienza allegra, vasto campo delle speculazioni dei metafisici, dei moralisti, dei teologi, dei letterati, degli "intellettuali" di ogni genere sempre alla ricerca di nuovi significati, di nuovi colori per le vecchie cose che si ripetono!

    Nessuno rinuncia mai all'illusione di trovare nei fatti la conferma dei propri sentimenti, esposti in teorie!

    Davvero non c'è gusto ad aumentare i lavori di letteratura storica, la cui utilità sociale é per altro innegabile, se valgono a dare un colore ed un senso alla realtà grezza della vita, a colorirla, per suscitare nuove illusioni, nuovi inganni, sempre necessari per spingere gli uomini all'azione!

    Ma lo studio della lotta delle generazioni, se condotto sulla base dei fatti, guardando ai residui, agli istinti delle varie generazioni, senza dare importanza preponderante alle idee e considerandole unicamente come delle etichette, degli abiti, scelti dagli istinti ed imposti dal giuoco delle circostanze, non é affatto un componimento letterario e può dare di un periodo e di un fenomeno storico un aspetto, naturalmente sempre parziale, ma più rispondente alla realtà, meno arbitrario di tanti altri!

    In fondo non si riesce a trovare nulla di più fondamentale ed eterno sul cinematografo monotono delle lotte interne di una nazione, politiche, artistiche, letterarie, religiose, del contrasto tra la generazione dei padri e quella dei figli.

    In ogni lotta v'è la ressa dei figli che premono e combattono i padri per la conquista dei posti nella vita!

    Per chi giudica secondo i dogmi della fede, la spiegazione é un'altra; ma, rimanendo sul terreno dei fatti, obiettivamente comprensibili soltanto colla conoscenza della psicologia umana, dominata dagli istinti, molto vale a spiegarceli l'eterno giuoco del figlio che si contrappone al padre e del padre che resiste ed ostacola gli entusiasmi giovanili del figlio!

    Esaminando questa lotta di generazioni nei suoi termini reali, crudeli, nei suoi aspetti brutali, spesso feroci, senza colorarla col sentimento ed illuminarla colle ideologie, che sono il paravento degli istinti e delle passioni, la lotta appare semplicemente tra la violenza feroce ed egoistica dei figli ed il penoso, duro sforzo di conservazione dei padri.





    Nei periodi torbidi della storia, quando le passioni e gli istinti esplodono senza veli, allora l'energia cieca dei figli, che con ogni mezzo tenta la distruzione della vecchia casa, si mostra chiaramente, contrapposta alla tensione impotente dei vecchi, che resistono agli assalti giovanili per difendere il loro posto nella vita, già tanto penosamente conquistato!

    Ogni padre ha un concorrente nel proprio figlio ed ogni figlio ha nel padre l'ostacolo che deve superare, l'avversario che bisogna vincere, abbattere!

    Prima di essere di idee, di fede, i termini della lotta sono eminentemente fisici, poi si colorano, si mascherano si ampliamo di numerose e varie interferenze; ma l'origine ed il moto é negli istinti!

    È un giuoco che si ripete sempre: i padri attaccati ai loro fatti, li difendono nella tradizione e nelle conseguenze dai figli, che vogliono distruggerli, sorpassarli per farne dei nuovi : é la lotta dei nuovi quadri contro i vecchi, perché in fondo i piani della vita sociale sono miseri e scarsi e non consentono tolleranze e transigenze!

    I padri difendono quel che hanno conquistato, i figli vogliono rovesciare e distruggere perché, parendo loro di non aver nulla, sperano colla lotta e la distruzione di conquistare qualcosa.

    Le ideologie colorano tutto, danno alla lotta un aspetto meno brutale, la mascherano di morale e di religione, di poesia e di sentimento, ma non per questo ne risultano mutati ed eliminati i termini fisici.

    La conoscenza degli istinti: ecco il mezzo per studiare e capire la storia!

    Le lotte interne di una nazione sono sempre caratterizzate dalla lotta tormentosa ed incessante delle generazioni e la storia di una nazione si può esporre, compendiandola nella corsa delle generazioni, che vi hanno operato, nella loro gara ai posti della vita.

    Da una parte c'è il sovversivismo letterario, politico, artistico, tecnico dei giovani, che, sentendosi ricchi di energia, che devono per un bisogno fisico sfogare, non avendo fatto nulla, ed avendo tutto da fare, aperti gli occhi cominciano col disprezzare, condannare e combattere le vecchie cose e c'è dall'altra parte, irrigidito in uno sforzo di difesa, che risulterà vano per chi lo compie il conservatorismo dei padri, uniti a difendere le loro opere ed il loro posto, tutto il patrimonio per cui hanno lottato e sofferto e che é la rappresentazione concreta ed il solo risultato della loro vita.

    La solidarietà tra uomini di una stessa generazione, anche tra quelli di opposte idee, é uno dei fatti più comuni e fondamentali della vita e si può rilevarlo ad ogni momento!





    Chi non ha presente, per udirla sempre, la frase consueta e tipica dei vecchi, che, se anche appartennero a partiti politici, artistici, letterari opposti, tessono in vecchiaia l'elogio del tempo in cui operarono, e lo trovano migliore del presente e puntano le armi della loro critica contro le giovani generazioni, naturalmente degeneri dei padri loro!

    La propria generazione é il sigillo fondamentale con cui ognuno é chiamato ad operare, é una barriera che non si può superare, é il campo in cui si devono svolgere i propri pensieri e si compiono le azioni, é il gregge in cui all'uomo é toccato di vivere, che non potrà abbandonare dovendo farvi il cammino della vita : lotte, dolori, gioie, sconfitte e successi sono inquadrati inesorabilmente nel quadro della generazione, cui il protagonista appartiene, e sono la conseguenza del giuoco reciproco di influenze e di circostanze, in cui la generazione si muove.

    Non v'è grande artista, scienziato, filosofo, politico, che nelle sue opere, anche le più vaste, le più universalmente umane, non sia dominato dalle preoccupazioni e dalle lotte della generazione cui appartiene e che non le rifletta, anche se le avversa.

    Anche quando lo si combatte, si é dominati dal proprio tempo; la solidarietà colla propria generazione é un fatto fondamentale.

    Nel gregge in cui si é capitati e ci si muove, camminando per il sentiero della vita, anche se v'è lotta e battaglie interne, non per questo cessa il cammino ed il moto unico del gregge, della generazione, del periodo, seguito, incalzato da altri che vengono, spinti dall'energia di andare.

    Per non essere veramente solidali colla propria generazione, bisognerebbe abbandonare il gregge, ciò che equivale a sopprimersi fisicamente ed andarsene dalla vita, perché anche le posizioni contrarie agli atti della maggioranza sono rinchiuse nel quadro del periodo un cui avvengono!

    Nell'oscillare del pendolo tra i due estremi: il sovversivismo dei figli ed il conservatorismo dei padri, si sviluppano e si compiono i fatti di una nazione.





    Nei periodi di quiete, quando i quadri sociali si mantengono solidi nelle loro gerarchie e l'ordine segue il suo naturale sviluppo, il sovversivismo dei giovani ha scarse possibilità di successo; il ritmo monotono, metodico della vita consente alla generazione paterna un'efficace e solida difesa delle posizioni conquistate, contro le illusioni e gli attentati dei figli.

    Anche la famiglia - che é tra i principali elementi di conservazione dell'ordine - in questi periodi si mantiene compatta.

    Ma le generazioni giovani, le generazioni dei figli, insofferenti del meccanismo monotono, consueto dell'ordine, senza attrattive per essi perché non l'hanno creato, e sopratutto perché il loro bisogno fisico - il bisogno fisico della loro età - li spinge a combattere, a distruggere, a rovesciare, ripetono gli attentati contro la quiete ed il benessere, col sovversivismo letterario e con quello politico; tutti i campi sono buoni, tutte le manifestazioni opportune, ed efficaci per il sovversivismo dei figli che si oppone al conservatorismo dei padri.

    Si comprenderà che il moto della storia si intesse sopra tutto dei bisogni fisici degli uomini e che fisico, meramente istintivo, è per i giovani il bisogno di opporsi ai vecchi, come fisica anzitutto é la resistenza dei padri ai figli?

    Tutto escogitano i figli per rompere, disgregare l'ordine paterno: facile é il metodo: agli idoli paterni se ne oppongono altri di forma e di colore opposto! L'istinto di contraddizione, colle sue leggi elementari, banali, ha gran parte in questo giuoco!

    Rovesciare gli idoli paterni per collocarne dei nuovi, é il moto delle generazioni giovani, dei cui errori ed inganni, della cui cecità, spesso causa di grandi fatti, é composta la storia delle nazioni e la vita umana tutta!

    Quando le scintille sovversive dei giovani, cadono in mezzo a circostanze favorevoli, allora i vecchi ordini sono infranti violentemente, le gerarchie sconvolte dalla fiammata, che ne segue: guerra o rivoluzione; e colle guerre e colle rivoluzioni i giovani, compiendo rapidamente le loro esperienze, non tardano ad affiorare precocemente alla vita politica, raggiungendo spesso e mantenendo posti di comando, come lo richiedono quei momenti di lotta e di intensa agitazione di energie!





    Il primo moto delle rivoluzioni appartiene sempre ai giovani e nelle guerre, anche inquadrati nel meccanismo degli eserciti moderni, i giovani hanno il loro privilegio!

    Quando la vita sociale é agitata ed i vecchi ordini traballano, sempre si vede i giovani al centro; essi appaiono ovunque, galleggiando e muovendosi facilmente, grazie alla loro energia e giovinezza fisica, sul mare in tempesta.

    Le lunghe guerre e le rivoluzioni ottengono sempre l'effetto di stabilire e sanzionare il precoce avvento sulla scena politica ed ai posti di comando dei giovani, che ne hanno determinato il moto, accelerando la fine e la scomparsa delle vecchie generazioni!

    Si vedono tramonti precipitosi e sconsolati dei padri, sopravissuti alla loro casa distrutta, mentre i figli, conquistati i posti di comando, li tengono saldamente!

    La posizione dei padri determina quella antagonista dei figli, e l'antagonismo dei figli spinge i padri alla conservazione vivace dei loro posti!

    In fondo a questo giuoco, a questo dinamismo delle generazioni, vi é, sempre rinnovantesi, il giuoco degli istinti: l'istinto di contraddizione, forte nel giovane, aumenta quello del vecchio e si manifesta nel reciproco antagonismo!

    S'è il loro passato é contro i padri, perché lo spirito di conservazione in cui si adagiano e le posizioni che difendono dagli assalti giovanili sono frutto dell'esperienza dei loro figli, già sovversivi, inquadrati in una della loro energia esaurita, il futuro vedrà i loro figli, già sovversivi, inquadrati in una posizione di conservazione.

    Le ondate si ripetono ed il moto differisce soltanto nella violenza e nella efficacia degli attacchi.

    Ecco il ripetersi delle illusioni e della cecità giovanile, ricca di energia, sempre sboccante attraverso le fasi dell'esperienza, nello spirito di conservazione!

    Appagato od esaurito un istinto, altri ne sorgono, confermati e rinsaldati dalle circostanze.


grildrig.





NOTA

    Lo schema di grildrig (che nei prossimi numeri i lettori vedranno applicato suggestivamente allo studio delle generazioni dell'interventismo, della guerra e del fascismo) pare insoddisfacente perché spiega troppo.

    Nel caso specifico che in questi articoli si studierà si può dire che la luce venga più specialmente dalle ideologie delle nuove generazioni, riassunte nella superba impotenza del futurismo. Con questa correzione gli istinti acquistano le dovute sfumature. Mussolini si direbbe il divulgatore di un modello proposto da Marinetti. I giovani poterono attingervi quella spensieratezza che li aiutò a non sentire la crisi e l'incubo della guerra da cui uscirono stremati i vecchi. Ma il fascismo dei giovani di vent'anni é evidentemente morto prima di nascere se si é potuto confondere nei romanticismi e nelle presunzioni dei combattenti.

    C'è una generazione, oltre quella del manganello, che la guerra ha maturato, risparmiandola; che si é condannata alla serietà sin dalla adolescenza; che ha fatto in cinque anni la sua preparazione ideale e pratica, austeramente senza sperare vantaggi e senza chiedere posti. Vogliamo vedere che cosa diranno i padri di questi figli. Vogliamo vedere che cosa ci risponderanno Mussolini e il fascismo quando alla loro retorica avremo opposta la nostra ascesi e la nostra preparazione.

p. g.