LA DINAMITE E LA TOLLERANZA
Si fa esplodere la dinamite col fulminato di mercurio. Non conta nulla, per lei, che l'esplosione avvenga in una miniera o in una chiesa. Accesa la miccia scoppia l'esplosivo, senza badare al luogo e all'effetto dello scoppio. Questo per dire che la dinamite é ineducata. Se la dinamite possedesse un'intelligenza matura non reagirebbe nello stesso cieco modo ogni qual volta fosse sotto l'influsso d'un certo stimolo, non curandosi se l'occasione giustifica o no quella data reazione. La reazione uso dinamite é la misura d'una educazione deficiente. La madre mal educata reagisce alla cattiveria del bimbo punendola ugualmente, dipenda essa dal carattere o dalle vegetazioni adenoidi. L'uomo politico mal educato seguita ad adattare agli eventi gli schemi banali del suo partito, quand'anche qualche imprevisto cataclisma li abbia ridotti all'assurdo. La gente mal educata, insomma, non viene a notare quei particolari che distinguono le cose simili, e da una qualche loro apparenza o finalità comune inferisce che siano identiche e le tratta allo stesso modo; quindi questa gente pratica la condotta del pollice verso, automaticamente, non appena vedono un qualunque segno che li induca a esprimere la loro opinione. Tale mancanza d'educazione prevale in questioni dove c'entra il sentimento - come sarebbe l'amore e la religione; i problemi del sentimento, di fatti, hanno radice in antichi istinti e le reazioni istintive sono specifiche degli ineducati e dei non critici. Pure chiunque vive in società si prova di regolare anche i sentimenti dominanti; e persino il più ingenuo impara, né ogni sguardo ispirato é segno d'un puro cuore. Ora anche il patriottismo é un sentimento radicato e fondamentale, né si può lasciarlo senza rischio in balia delle reazioni elementari. Perciò le persone pensanti assistono preoccupate alle ingenue orde patriottarde. In questo campo si sta incoraggiando una specie di licenza sentimentale che in altri si considererebbe pazzesca. Ponete che uno, col pretesto che l'amore é cosa essenziale e sacra, predicasse all'intera nazione che ogni atto e impulso relativo all'amore é giustificabile e da approvarsi, e sta sopra a qualunque giudizio e non può esser soggetto a critiche; e il medesimo accadesse colla religione; dubito che tale campagna la si stimerebbe sanamente educativa. Ma se si tratta di patriottismo si applaude a que' stessi atti condannati in altri casi; si tollerano i suoi libertini e i suoi bigotti. Il patriottismo ineducato é pronto a farsi servo irresponsabile del primo che lo adopera accortamente per una causa qual si sia; pure, all'ingrosso, afferma una tendenza sua propria e la segue. Poiché é privo di norme concrete e critiche, come massa fluttuante di sentimenti passionali e combattivi, si connette di solito con le preferenze comuni, e così diventa per il volgo strumento delle sue passioni, arnese dell'intolleranza e del provincialismo. Altri fatti concorrono a questa sua funzione conservatrice; tra i quali l'egoismo. La presunzione, che le regole del buon costume vietano di mostrare, si crea delle soddisfazioni indirette; l'adulazione che nessuno può far mostra di gradire, tutti la accettano quando é collettiva, quando é rivolta a quel corpo di cui sono membri, e la gustano senza pudore. In un certo senso, dunque, il patriottismo é caro all'egoismo; e lo stesso errore ottico che impedisce a un presuntuoso di migliorarsi persuade una nazione di ineducati a fissarsi nella forma più conservatrice. La propaganda patriottica promuove dunque la presunzione, il provincialismo e l'intolleranza, produce uno stato di mente di appassionata soddisfazione per il quale ogni cosa nazionale ha un'uguale perfezione e importanza; col trionfo del corrente ideale del filisteismo patriottico, c'è da temere il trionfo delle principali forze anti-educative, degli oscuri egoismi e delle bigotte ripugnanze di fronte alle cose non sperimentate. A chi identifica il patriottismo col provincialismo queste stesse parole sembran di certo eretiche. ***
Non ho detto ancora in che consiste l'educazione ideale che ha servito da criterio per condannare la mania patriottica come anti-educativa; il lettore perspicace avrà bell'e capito che per educazione s'intende quel processo che permette a ognuno di dissentire dall'opinione convenzionale e di formasene una propria secondo la piega il peso dei fatti; d'essere un individuo. Un'educazione di questo genere si compie e é fattiva solo là dove s'incoraggiano i giovani a porre problemi e a discuterli e si permette che s'avvicinino alle questioni dibattute da tutti i lati, così che ognuno possa non solo farsene un'idea ma con l'esame critico dei dati sviluppare la capacità della sua visione indipendente. Qui si pone necessariamente una domanda. Come mai proprio quelli che asseriscono la loro fede nella libertà dell'intelletto promuovono poi le manifestazioni del patriottismo intollerante? Si risponde che la gente alla tolleranza non ci crede mai per davvero. Che la tolleranza non abbia senso finché non sia tolleranza verso le cose più sgradevoli e antipatiche, questa non é un'idea che entri nel patrimonio ideale attivo dell'uomo medio. Dico nel patrimonio "attivo" poiché in via teoretica si conosceranno facilmente tutti i corollari della tolleranza; ma nei casi concreti il naturale impulso a combattere violentemente il male la impedirà. Di fatti l'accogliere logicamente un dato principio importa poco dove si tratta di questioni che provocano reazioni sentimentali. Le forze congiurate contro la tolleranza son troppo tremende: il costume e la paura, l'odio del diverso e l'egoismo che ci fa santi tutti i nostri moti. Una vera fede nel pensiero implica che sian soggiogati questi giganti; e non può essere quindi, mero prodotto di comprensione intellettuale, ma dev'essere un trionfo di auto-disciplina. Ogni opinione, in vero, non é solo convinzione dell'intelletto, ma abito del pensiero; che non si modifica e non si acquista per la forza delle argomentazioni. Il combattimento per la tolleranza ha qualche cosa di gigantesco, e dev'esser cominciato di nuovo nell'anima di ogni nato a questo mondo; ché tutti sono nati intolleranti. Per padroneggiare quest'istinto ci vuol molto lavoro, quel lavoro di critica che l'intolleranza depreca. ***
Ma in che modo, allora, si deve insinuare il patriottismo? La risposta é semplice: in nessun modo. Il patriottismo per l'individuo normale é un fatto inevitabile come la digestione e il sonno; é come l'amore alla famiglia: o non c'è bisogno d'insegnarlo o insegnarlo non si può; le famiglie che cercano d'insegnare l'amor filiale non riescono a nulla; lo stesso avviene per la patria. Fate che dia una più generosa vita ai suoi figli e non ci sarà più bisogno d'insegnare il suo amore. L'amore al paese, in ogni modo, non é misura del servizio che gli si fa. Molti che morirebbero per la patria voteranno senza coscienza; e proprio l'intensità del fervore patriottico può fare d'un uomo un inutile e arrabbiato conservatore nel mezzo delle crisi che domandano tutta la libera adattabilità del pensiero. Se non c'è, dunque, il bisogno di rialzare il patriottismo, c'è un gran bisogno di dirigerlo; e ciò si ottiene con un'educazione liberale e critica. Un'educazione provinciale al servizio d'un patriottismo intollerante produrrà dei patrioti locali al cento per cento come i Pelli Rosse o i Cinesi medievali; ma non dei buoni cittadini. Quindi proprio in vista del patriottismo io mi oppongo nel mio paese alla campagna di "Americanizzazione"; quel che l'America chiede non sono sbandieramenti maggiori, ma più tolleranza, e più sapere. F. B. KAYE.
della Northwestern University |