ESPERIENZA LIBERALE

Il giornalista dell'"Idea Nazionale"
ossia la bisbetica domata

    "...Questa che Mussolini fa é, nella procedura e nella sostanza, politica veramente pacifica, anche se non sia pacifista, anzi appunto perché non pacifista".

    "...quanto all'Inghilterra, che si crede più particolarmente responsabile della pace mediterranea, deve persuadersi che di questa pace, per quanto la riguarda, l'Italia, grande potenza mediterranea, vuole, essere direttamente tutelatrice e garante".



    Salvemini e Bissolati furono troppo miti perché potessero loro sorridere, nella mente profetica, immaginazioni e vendette così allegre e crudeli! Neppure al conte Sforza, non inesperto di ambigue dimenticanze e di loquaci rinunce, accadde di pensare, con cinica ironia, a Benito Mussolini, come all'esecutore leale del trattato di Rapallo.

    Ma la conversione al pacifismo che si accenna, in timide reticenze, dei nazionalisti più protervi, non ci commuoverà più che un ritorno alla logica, o un richiamo alle vere premesse ideali.

    Il nazionalismo italiano é condannato a essere pacifista per la sua stessa natura di partito conservatore dei propri privilegi e di situazioni parassitarie. Le sue attitudini alla condotta delle guerre hanno bisogno di coincidere con gli interessi della plutocrazia e con l'enfasi delle romane tradizioni. Se in questo caso il parlare di sacro egoismo velava un'astuzia machiavellica, si ostentava la forza ed il cinismo per nascondere la debolezza e le miserie. Un realismo che si professi c si teorizzi vale una diplomazia che prenda sul serio Pulcinella.





    Qui invero dottrina e programmi sono espedienti di questura alleati dei carabinieri, difensori di un mito di ordine: il discorrere di patriottismo é una risorsa della classe dirigente per continuare a imporre la sua presenza evitando le discussioni: poiché si identifica amabilmente la patria con l'ordine costituito. Il sedicente imperialismo dei ceti nazionalisti ora dominanti in Italia é nient'altro che un facile spirito di avventura. Trattasi di classi giovani cresciute allo sbaraglio, che non possono perdere ciò che non posseggono. Mancando le tradizioni severe l'audacia sostituisce la costanza. Facili furono sempre i costumi dei pirati. Senonché immaginatevi il pirata parvenu; l'antica inquietudine diventerà stanchezza, il ricordo delle peregrinazioni suggerirà l'amore del quieto vivere; Capua conquista più facilmente il cartaginese. Nel guerriero spensierato e impulsivo sopravverrano più facilmente i languori della feminetta, che il rude cinismo del conquistatore.

    Appena avrete dato un posto ai retori della più grande Italia li vedrete intenti a custodirlo e ad evitare gli imprevisti: la tragedia é finita: la bisbetica é domata.

    Solo le grandi democrazie hanno spirito militare moderno; abitudini a perseguire disperatamente un fine progressivo; capacità di sacrificio. L'utilitarismo democratico ha un valore di solidarietà; non corrisponde alla grettezza conservatrice di interessi oligarchici. I proletariati delle nazioni civili intendono la necessità disinteressata della guerra.

    I nazionalisti nostrani accarezzano ancora l'illusione delle milizie volontarie, pur così definitivamente giudicate da Machiavelli, e vagheggiano le avventure come divertimento dai pericoli della lotta politica intensa. È chiaro che le guerre fatte sul serio recano danno ai governi provvisori pel fatto stesso che li rimettono in discussione: e d'altra parte per tenere a segno gli avversari basta lo spauracchio della guerra e la commedia dell'imperialismo giuocata con truce volto.

    In occasione dell'incidente greco una prova del nostro discorso si presentò esemplare. Titoli dei giornali semi-ufficiosi su sei colonne: "Dopo la marcia fascista su Roma, marcia fascista dell'Italia nel mondo"; "Occupazione di Corfù terra veneziana"; "Il commercio imperiale dell'Italia fascista". Fiorì la letteratura ironica sui poveri greci e i più arditi non risparmiarono la perfida Inghilterra. Si trattava della più elementare questione di dignità umana che trovava tutti gli animi concordi: e si volle parlare di prestigio e di forza. Ma il terribile linguaggio di Mussolini poi nascondeva più candidi propositi e, a parte l'ingenuità di tornare a discutere la Lega delle Nazioni, voleva ad ogni costo riuscire a soluzioni conciliative. Il regime é inguaribilmente pacifista, e appena conserva il gusto delle coreografie pittoresche e avventurose. Intanto con vari strattagemmi si vince la monotonia. Dopo l'incidente greco, la catastrofe giapponese, il circuito di Monza, il solito discorso di Mussolini al suo buon popolo parrà una sorpresa. Come vorreste avventurieri più savi e discreti, docili e previdenti?

ANTIGUELFO.