DIFESA DELLA MEZZADRIA

    Si dice che bisogna diffidare dei dilettanti perché sono superficiali. Per conto mio diffido specialmente dei tecnici perché hanno un difetto peggiore: sono unilaterali, non vedono che un solo aspetto delle questioni, considerano i fatti che li interessano come staccati da tutti gli altri, incapaci di esaminare se la soluzione che essi propongono non sia per far pagare ben duramente i benefici che promette. I dilettanti possono vantarsi almeno di questo: che possiedono un'infarinatura di molte cose (perciò restano dilettanti: perché hanno sete di conoscere tutto) e non rischiano tanto facilmente d'essere ingiusti.

    Chiedete, per esempio, ad un tecnico dell'agricoltura e specialmente alla maggior parte dei direttori delle cattedre ambulanti di agricoltura, cosa ne pensano della mezzadria: il novanta per cento delle volte vi sarà risposto che bisogna distruggerla perché impedisce il razionale sfruttamento della terra e l'aumento della produzione.

    E basta. Che se poi il razionale sfruttamento della terra e l'aumento della produzione avranno ammazzato un popolo, questo poco conta, pei tecnici dell'agricoltura.

    Hanno, quasi tutti costoro, un'odiosa mentalità, riformistica e socialistoide, che é caratterizzata da un grande disprezzo per i problemi morali tanto dell'individuo che della nazione. Essi avranno sentito dire qualche volta che non si vive di solo pane; ma raramente si saranno reso conto del valore profondo di questa frase. Quanti di essi, per esempio, intendono che la distruzione dei beni materiali d'una nazione può ben valere una guerra gloriosa sebbene sfortunata? Io ne ho conosciuti parecchi di questi tecnici dell'agricoltura, e in verità posso dire che un giorno o l'altro essi avranno insegnato a coltivare la terra ai nostri contadini, ma non avranno contribuito gran che all'allevamento morale dei nostri contadini.

    Essi vogliono distruggere la mezzadria, ma non si sono mai chiesti se il bracciantato agricolo non sia la più terribile piaga nazionale e se, in definitiva, non finirebbe per costare assai più di quel che frutterebbe la conduzione a economia, quando fosse totalmente sostituita la mezzadria.





    Intanto io non vedo neppure quali vantaggi economici si avrebbero da questa sostituzione. Parlo della mezzadria classica, quella di Toscana, ove ho fatto la maggiore esperienza. Nelle famiglie coloniche di Toscana (e del resto di tutte le regioni ove si pratica questa forma di conduzione della terra) tutti lavorano, tutti, dal poco più che piccino al più vecchio, sono utili a qualche cosa. Mentre gli uomini validi lavorano i campi, il bimbo e la bimba portano al pascolo le pecore, il vecchio governa i bovini, e le donne governano i maiali, fanno i bachi, preparano il formaggio, e una volta tessevano anche. C'è forse una famiglia di braccianti i cui componenti partecipino tutti o quasi tutti al lavoro, dove ciascuno si guadagni il pane che mangia? E badate che si tratta di lavoro, per i fanciulli i vecchi e le donne delle famiglie dei mezzadri, che non produce alcun danno alla salute. Se alla mezzadria fosse sostituito il bracciantato, le donne i vecchi e i fanciulli non potrebbero più rendersi utili: quindi si avrebbe una forte diminuzione di lavoro e quindi una diminuzione di prodotto o, che é lo stesso, una maggiore spesa.

    Altro vantaggio economico. Il colono é uno straordinario risparmiatore. E il risparmio che cos'altro é se non aumento di prodotto? Certo, sarebbe desiderabile che l'aumento di prodotto si dovesse a qualcos'altro che non fosse il non avvenuto consumo. Ma bisogna ricordarsi che l'Italia é un paese povero e che non dobbiamo farci soverchie illusioni sul nostro avvenire economico.

    Il terzo vantaggio economico, che é forse maggiore di tutti, deriva dal fatto, che il mezzadro vive sul posto ove lavora, per cui non si verifica l'inconveniente dei braccianti, i quali, prima di raggiungere il campo, devono percorrere molti chilometri e quando iniziano la propria opera sono già stanchi.

    Non colloco tra i vantaggi economici il fatto che il mezzadro, dopo tutto, finché resta nel podere, é per metà padrone del podere e quindi la sua cura é maggiore di quella del bracciante che, alla fine della giornata o della settimana, riceve il compenso della sua opera, quale che sia per essere il raccolto, quale che sia stata l'opera da lui prestata. Concedo ai tecnici che a questo si possa rimediare interessando i braccianti agli utili dell'azienda, sebbene si sia verificato spesso il caso, in tentativi del genere, che ciascun bracciante lavorasse poco per timore di lavorare per i suoi compagni, i quali a fin d'anno avrebbero partecipato nella stessa proporzione di lui alla divisione degli utili. Infatti nel Ravennate han fatto buona prova le affittanze collettive a conduzione individuale ma non le affittanze collettive a condizione collettiva. E l'affittanza collettiva a conduzione individuale non é altro che una forma di mezzadria.

    Ma i vantaggi della mezzadria sono specialmente sociali e morali e varrebbero bene ogni diminuzione di prodotto che eventualmente cagionassero.





    Innanzi tutto la mezzadria costituisce un argine a quella gran piaga dei giorni nostri che é l'urbanesimo. La popolazione sparsa rappresenta un beneficio per l'igiene, e per il costume. Nelle zone ove esiste la mezzadria la popolazione agglomerata non preoccupa perché si tratta di agglomeramenti piccoli; il giorno in cui anche in quelle zone sparisse la mezzadria, tutti i borghi diventerebbero immensi come quelli della mia Puglia, ove si vedono spessissimo otto o dieci persone vivere tutte in un'unica stanza, e qualche volta vi é insieme una bestia. E' più difficile governare e amministrare quaranta o cinquanta mila persone agglomerate che altrettante persone divise in piccoli gruppi sparsi.

    Ho detto che il fatto di sentirsi, il mezzadro, padrone per metà del podere che lavora produce dei vantaggi economici. Ma i vantaggi morali e sociali che derivano da questo fatto sono di gran lunga superiori. Luigi Einaudi, credo per il primo in Italia, ha indicato l'inconveniente massimo dell'industrialismo moderno nel fatto che l'operaio non costruisce dal primo all'ultimo pezzo gli arnesi e le macchine e tutti gli altri prodotti che escono dall'officina, ma ciascun operaio costruisce o rifinisce o addirittura, contribuisce con cento altri, azionando macchine e motori, a costruire un pezzo e spesso solo parte di un pezzo dei vari pezzi che costituiscono il prodotto finito. Esso ha annullato nell'operaio la gioia del lavoro, l'individualità di artiere che aveva una volta. Ora, gli stessi inconvenienti si avrebbero se sparisse la mezzadria, si hanno dove esiste la conduzione della terra a economia. I braccianti contribuiscono a coltivare delle piante di cui non vedranno i prodotti se non andando ad acquistarli nelle botteghe.

    Non accade così per il mezzadro che é tutt'uno con la terra che lavora. Ed é lì che egli impara a conoscere il valore del pane che mangia e da questa esperienza deriverà poi il suo egoismo e la sua avarizia, che però dal punto di vista nazionale sono da benedire perché é di là, e forse di là solo, che viene il risparmio nazionale. Ma acquista anche le capacità direttive e la possibilità di comprarsi la terra. La piccola proprietà va diffondendosi in Italia perché esiste la mezzadria. Non dicevamo che bisogna diffondere la piccola proprietà? Si conoscono molti braccianti divenuti piccoli proprietari? Non credo.

    Né vi é altro mezzo per diffondere la piccola proprietà. Nessuna legge potrà operare questa diffusione. La terra, quando non é stata acquistata a prezzo di grandi sacrifizi e duro tirocinio, non la si ama, non la si cura. Il Franchetti, morendo, lasciò una tenuta nell'Umbria ai coloni mezzadri che vi si trovavano. Mentre tutti gli altri mezzadri, in questi ultimi anni, si sono arricchiti, quelli non solo hanno lasciato inaridire i bellissimi poderi, ma sono poveri e cercano per giunta - mi dicono - di tornare mezzadri, da piccoli proprietari ch'erano diventati.

ARCANGELO DI STASO.