DIALOGHI VENEZIANI

"ELITES" E PROFETI DISARMATI

    Candido. - Lo sapete che qualcuno ha notato in città la vostra assenza - ostinata, ha insinuato qualche altro - durante le feste pel viaggio del Presidente del Consiglio?

    Pococurante. - O sopravvissuta, impenitente Venezia goldoniana! E questi signori, che mostrano tanto interesse a seguire i miei passi pare che non conoscano poi niente dei miei gusti e delle mie abitudini. In questi giorni sono tornato tutto solo in Palazzo Ducale, per riprendere il filo di quei miei studi di pittura decorativa che voi sapete. Poi, come accade al mio pensiero vagabondo, andando passin passino e molto a zig zag, cominciai a tirare i fili di altri gomitoli. Che volete, nella sala del Gran Consiglio, per esempio, seguendo con l'occhio, nel fregio quelle teste stilizzate di Dogi, come si fa a non essere preso dai ricordi?

    Candido. - Altro! E fu così che vi vennero fatte quelle considerazioni sulla malinconia della storia di Venezia, che mi accennavate poc'anzi?

    Pococurante. - Sicuro: e più ci ripenso e più sento il peso e la malinconia di questa storia, esteriormente così spettacolosa e pomposa - una storia che pare già intenta a preparare la materia, su cui il Veronese illuminerà la sua leggenda pittorica; - e poi così monotona e sterile nella sua intima struttura. E’ questo il destino inevitabile dei regimi a fondo, diciamo così, patriarcale e statico, nei quali il potere esecutivo, di fatto, assorbe tutto quello che c'è di vitalità politica e spinge i cittadini all'acquiescenza passiva, e quindi alla sonnolenza, all'infiacchimento morale. A furia di ricacciare i cittadini nelle loro pareti domestiche e nei ridotti spensierati, l'oligarchia veneta finì a questo modo, che un generale di genio e alcune migliaia di soldati straccioni, che avevano molta fame, un giorno ci passarono sopra. E un oligarca della dodicesima ora aveva un sobbalzo a pensare che ormai "non si era più sicuri neanche nel proprio letto"-

    Candido. - In sostanza, voi siete disposto a trovare più sorgente di vita nell'Italia comunale, per quanto turbata ed incostante. Mi pare che porgiate orecchio con simpatia, come già faceva Macaulay, al tradizionale grido d'allarme: - Popolo, popolo! Muoiano i tiranni!

    Pococurante. - Si, non nego, e il vostro ricordo mi piace. Non perché io creda al mito del popolo-arcangelo, come non credo al mito idillico della purezza della vita agreste, alla "salubrità dell'aria", ecc. Ma nella campagna, come in mezzo al popolo, si trova il concime: materia grezza, anche materia sporca, ma ricca di azoto. Ma probabilmente queste oggi sono eresie o idee incendiarie. Oggi sono di moda le élites...





    Candido. - Avessero saputo per lo meno trovare una parola italiana...

    Pococurante. - Già... ma è uso inveterato del nostro nazionalismo. Sono di moda le élites, dunque; le quali altrove sono prese per quello che valgono, cioè per una delle tante creazioni ideologiche, che al più possono servire come un punto di riferimento, più o meno metaforico, nella critica dottrinaria. Tra noi, mercé la baldanzosa ignoranza che ci dà la salute e il buon umore, la cosa è presa sul serio e alla lettera. E allora che cosa succede? Che siccome a tutti piace - specialmente ai villani rifatti - di avere a buon mercato, per decisione, mettiamo, di un giornalista ufficioso, una specie di tessera per entrare, sedersi, sbafare, se nel caso, nei saloni dell'alta società politica, e di guardare dall'alto della balconata di primo piano la canaglia; non c'è quasi nessuno che non voglia tentare di acchiappare a volo questa facile carta di nobiltà, e quindi succede quello che succede in tutte le folle, quando tutti si levano sulla punta dei piedi. Todos barones!

    Quando penso agli equivoci ed ai pericoli che si annidano dentro queste formule astratte, che al principio sono le marottes degli uomini d'ingegno, e poi diventano subito la comoda preda d'intellettuali di terz'ordine, di paltonieri e di traffichini, mi viene voglia di essere indulgente verso certe formule un po' grossolane della democrazia, le quali per lo meno non sono accampate sul vuoto, ma possono richiamarsi ad una propria tradizione di avvenimenti concreti, di storia vissuta da grande parte della umanità. Quando mi accosto un poco a queste coreografiche élites e comincio a riconoscere i miei polli: Tizio, Caio, Sempronio... Oh Dio! che cimieri di cartone e che facce mal lavate! Comprendo allora tutta la profondità della sentenza di Renan: "Senza il signor Homais saremmo tutti arsi vivi".

    Candido. - Sentimenti di questo genere mi è parso di intravvedere in alcune delle molte critiche mosse recentemente a quel Dizionario dell'Omo Salvatico di Papini e Giuliotti. Lo avete letto anche voi, ed avete visto che brutte accoglienze? Pure io non metterei quei due scrittori in nessuna delle categorie citate da voi. Non mi paiono persone spinte da bassi istinti o interessi, checchè venga detta da qualcuno, per reazione a quel loro stile veramente un po' da beceri - e che, in confidenza, mi pare più montatura da letterati che altro.

    Pococurante. - Precisamente. Ed è per questo che anche io sono incline a guardare quel fenomeno lì da un altro verso. Ho letto anche io questo arcigno ed innocuo Omo Salvatico, e non mi sono potuto difendere veramente dall'uggia che dà la monotona ripetizione di cose viete; ma più di tutto mi ha preso una grande tristezza, non solo pel trovarmi davanti ad uno sforzo di pensiero non riuscito (i maligni sogghignano, a me dà sempre dolore); ma anche per le fragili illusioni, che vedevo accarezzare da questi uomini oramai nella maturità, ed uno di essi passato per tante prove, e che si presentano come certi giovanottini di provincia, che sbarcano in città con un bagaglio di letture un po' arretrate e un'aria di guastatori. A questi lumi di luna, quando un senatore nazionalista può affermare che l'esercito è istituito per imporre con la forza il consenso verso un governo, i pacifici scrittori dell'Omo si divertono a tirare sassi nella piccionaia della democrazia. La democrazia, in Italia? E' una farsa! Essi scambiano Sosia per Anfitrione e s'illudono di andare innanzi a tutti, con la scure, ad abbattere foreste tropicali ed aprire nuove strade... E ci sono stati gli uomini furbi che si sono serviti e si servono di questi ingenui di razza letteraria più facilmente che degli altri, perché questi ultimi sono più allucinati, e raramente si accorgono che i furbi, saltato che hanno sulle loro spalle, li lasciano al cantone a predicare. Credete pure, caro Candido: è una delle tante applicazioni di quello che dice Machiavelli intorno alla inanità dei "profeti disarmati". E su per giù si ripetono gli stessi effetti. Girolamo Savonarola, al quale allude Machiavelli, invocava il "novello Ciro", nella persona di Carlo VIII, per contribuire alla purificazione dei costumi di Firenze. Carlo VIII si giovò anche delle fantasticherie di frate Girolamo, Firenze andò a rotoli e i costumi rimasero quello che erano. I successi dei profeti di oggi non sono di molto dissimili. Quanto alla Chiesa di Roma, di cui si compiacciono di presentarsi come i campioni privilegiati, ho paura che ne abbiano un'idea molto imprecisa.

    Nella scorsa quaresima, mi pare, un frate spagnuolo, padre Colasanz, intraprese una campagna contro il malcostume delle donne dell'alta società madrilena, e, infervorato nella sua missione, un bel giorno mise in berlina anche le scollature, secondo lui, indecorose, della regina Vittoria. Effetto impensato della sua buona fede fu che il suo vescovo lo sospese e lo punì. Pio XI ha mandato giorni fa alla regina Vittoria una magnifica rosa artificiale, di cui si è parlato nei giornali.





    Ecco un altro fatto. Il Temps di ieri portava una nuova versione della morte di Rodolfo di Asburgo. E' una versione comunicata dalla ex-imperatrice Eugenia all'ambasciatore e scrittore francese Paléologue. Il povero arciduca non sarebbe stato ammazzato per vendetta o per altro, ma si sarebbe suicidato per amore della sua amante, che la ragion di Stato l'obbligava a lasciare. Ma il punto, sul quale vorrei farvi riflettere è questo: assassinato a suicida, Rodolfo non morì in grazia di Dio, e l'imperatrice Eugenia racconta - per la prima volta, per quanto mi sappia - come, ciò non pertanto, Francesco Giuseppe ottenne da Leone XIII che il figlio fosse seppellito cristianamente e con esequie solenni. Il card. Rampolla non voleva, ma Leone XIII si fece piegare da gravi ragioni diplomatiche.

    Esempi di questo genere sono innumerevoli nella Chiesa Cattolica, che ha una flessibilità, che è proprio agli antipodi della selvaticheria immaginata da certi letterati cattolici. Due istituzioni storiche, in Europa, sono più facili al compromesso, su di una quantità di cose: l'Impero inglese e la Chiesa di Roma. Il che vuol dire che sono le istituzioni più forti di Europa. Infatti, quando mai Calibano è stato un forte?

AUDITOR TANTUM.