I CONSERVATORI CONTRO LA TIRANNIDE
La dittatura... ho sentito sussurrarmi all'orecchio un altro specifico: "Non c'è che un colpo di Stato, il quale abolisca lo Statuto e insedi la dittatura, che può salvare l'Italia dalle terribili distrette in cui si trova". Avrò io bisogno di diffondermi molto per confutare una simile bestemmia? Ma come? Sia pure che l'indipendenza dallo straniero e l'unità nazionale fossero in se stesse anche un fine. Ma non dovevano esse in pari tempo e anzi principalmente essere un mezzo? un mezzo per il quale le facoltà individuali dei singoli componenti la nazione, non più inceppati dalla schiavitù e da artificiali ritegni, avessero a meglio svolgersi e a sollevarsi a nobili scopi? Ed ora che la schiavitù e gli artificiali ritegni sono scomparsi, e che la nuova era si è aperta per ogni specie di progresso individuale e collettivo, per prima cosa si dovrebbe sovrapporle uno spegnitoio? L'indipendenza e l'unità nazionale non possono giustificarsi in faccia alla storia ed al mondo civile, se non coll’uso che di questi vantaggi si sa fare. Se gli Italiani non riescono a farne buon uso allora avranno ragione coloro che li proclamarono inetti a governarsi da sé, a costituire uno Stato moderno. Il rimedio del ritorno al dispotismo non è un rimedio da medico, bensì da maniscalco di campagna, il quale non sa far altro che recidere il membro ammalato, perché ignora l'arte di guarirlo conservandolo intatto. Gli Italiani amano un governo forte, è vero, ma sono aborrenti dal dispotismo. E infatti tutte le cose grandi nel nostro paese furono create dalla libertà; e il dispotismo invece o spense o avvilì le migliori doti naturali della nazione. STEFANO JACINI
Pensieri sulla politica Italiana - p. 79-80. Per la libertàIl pericolo vero, grande, che minaccia in avvenire il nostro paese, non è per la nazionalità, non per l'unità: è per la libertà, e non tanto per la libertà politica come per quella dello spirito, per la libertà di coscenza, di pensiero, e di parola, per la ricerca scientifica ed il progresso intellettuale. da "La Rassegna settimanale" diretta da S. Sonnino e da L. Franchetti. (1878, vol. I - p. 2). Noi non crediamo che si abbia il diritto di imputare ad un Partito il delitto di uno o di parecchi fanatici; siamo del parere che il partito socialista abbia gli stessi diritti di ogni altro partito. "La Rassegna settimanale". (1878 - p. 448). Ogni cittadino deve avere il diritto di discutere la famiglia e la proprietà del pari che la Divinità e l'immortalità dell'anima, e se gli si vieta di farlo pubblicamente, lo farà con maggior pericolo sociale in segreto. "La Rassegna settimanale". (1878 - p. 447) La leggeBuone, men buone, imperfette, pognamo ancora difettose e cattive, noi abbiamo leggi, e con le leggi regolamenti, che più o meno s'informano allo spirito dei principi cardinali scritti nello Statuto. Per ora noi tutti ci contenteremmo, e credo di gran cuore, che si governasse e si amministrasse rimanendo di proposito, di buon conto, religiosamente nei termini letterali delle disposizioni legalmente sancite. Non mi pare poi troppo domandare. Ma non arbitri, non soprusi, non prepotenze, non violenze e non infingimenti, non ipocrisie, non imposture, non barattamenti, i quali più che odio ancora inducono disprezzo. Che il Governo eseguisse e facesse eseguire la legge scritta ad litteram; ed in ogni ordine della cittadinanza si restituirebbe la fiducia e si susciterebbe il desiderio della vita pubblica e si promoverebbe il miglioramento e il perfezionamento degli ordini dello Stato. Quando un cittadino sarà moralmente sicuro di non essere esposto ad un arresto arbitrario, perché un Prefetto, un Questore, un... Ufficiale subalterno della Scuola di Orvieto, punto dal solito assillo, farnetica di congiure, di macchinazioni, di bombe, di pugnali, di rossi e di neri, d'internazionali, di comunardi; quando Ministri costituzionali faranno davvero ragione alla prerogativa e alla dignità dei due rami del Parlamento e al decoro eziandio dei Sommi Magistrati - cui anco di recente qualcuno grossamente borioso ostentava passare sotto gamba; - quando un sequestro di giornale sarà indilatamente seguito dal processo e giudizio per reato di stampa, in omaggio alla giustizia ed al rispetto della proprietà privata; ecc.; allora soltanto mi sembrerebbe aperto il campo per drizzare il pensiero alle riforme delle leggi e degli ordinamenti. LUIGI ZINI.
Dei criteri e dei modi di governo nel regno d'Italia. Lettere e note - Bologna, Zanichelli, (1878 - pp. 169-171). Sistema rappresentativoIl sistema rappresentativo mira a rendere la Camera elettiva lo specchio fedele delle forze sociali di ogni genere esistenti nel paese, onde allo stato vero delle cose corrisponda per quanto possibile l'ordinamento legale di esse ed il progressivo lavoro legislativo e di governo coincidano, per così dire, anno per anno con lo svolgimento naturale degli organismi e delle forze che vivono nello Stato e ne costituiscono gli elementi vitali. La teoria dell'elezione dei più capaci, fatta dai più capaci, non ha nessuna base sul fatto, e quando si volesse portare alle sue ultime conseguenze, porterebbe all'autocrazia o ad una forma qualunque di teocrazia. "La Rassegna settimanale". (1879 - p. 101). La proporzionaleLa proporzionale rappresentanza di tutti gli elettori è così intimamente connessa con la natura stessa del sistema rappresentativo, che ormai non ha più bisogno di essere difesa. "La Rassegna settimanale". (1878 - p. 222). Libertà di scioperoRipugna alla libertà della quale siamo così facili vantatori che di tratto in tratto si chiamino dinanzi al magistrato gli operai per dar conto dello sciopero, che è un effetto necessario della libertà economica odierna. Intendiamoci bene; gli scioperi sono spesso delusioni; non sempre gli operai che li promuovono sono nel vero; spesso depauperano il capitale e non arricchiscono il lavoro. Però tal volta quando la tendenza delle mercedi è al rialzo e i padroni si rifiutano a riconoscerlo, o quando essendo al ribasso i padroni lo vogliono affrettare ancora più, lo sciopero è l'ultima ratio, che può riuscire. "La Rassegna settimanale". (1880, vol. 6° - pp. 17-18). L'operaio nella fabbricaFu bene dichiarare l'obbligo dell'istruzione elementare e sarebbe meglio provvedere affinchè quell'obbligo non rimanga una vana parola; ma per carità non dichiariamo anche l'obbligo dell'insegnamento industriale. Non molte e buone scuole, segnatamente di disegno, posson far rifiorire le nostre industrie artistiche: troppe scuole d'arti e mestieri rimarrebbero deserte, o ingombrerebbero il paese di gente disoccupata e malcontenta. La scuola può preparare i direttori e agevolare la creazione di buoni. capi officina; l'operaio vero si forma soltanto nella fabbrica. "La Rassegna settimanale". (1880 - p. 338). Politica esteraDobbiamo noi raccoglierci a casa nostra, nelle feconde emulazioni della scienza e del lavoro, rispettando i nostri vicini, non insidiando alcun lembo del loro territorio, e fortificandoci col solo scopo di difenderci se fossimo assaliti? Ovvero dobbiamo tentare le venture delle leghe e delle conquiste? E' tempo di fissare l'uno o l'altro programma; ma a fronte levata ed apertamente. Noi siamo fautori del primo sistema; ma intendiamo anche il secondo, che però ci parrebbe cattivo. Ciò che non intendiamo è una politica fiacca, oscillante fra la paura di suscitare le apprensioni dei nostri vicini, e il desiderio di assecondare l'aspirazione delle annessioni; una politica che s'inebria della guerra d'Oriente sino al punto di sognare alleanze e annessioni gloriose, per poi ridursi a supine dichiarazioni. A noi questa politica pare in ogni suo effetto, peggiore di quella del raccoglimento o della temerità. A che darsi le apparenze di dirigere e di pigliare le iniziative della Pace e delle tregue, quando non si ha il credito che occorre a così grandi imprese, nè la forza di sostenerle? Abbiamo mostrata e spiegata tutta la Potenza degli impotenti; voglie e fremiti senza alcun effetto. "La Rassegna settimanale". (1878, vol. 1° - p. 65). |