LA MILIZIA NAZIONALE
"La milizia volontaria per la sicurezza nazionale è al servizio di Dio e della patria italiana, ed è agli ordini del Capo del Governo. Il milite della milizia nazionale serve l'Italia in mistica sicurtà di spirito con fede incrollabile e con inflessibile volontà. Il suo giuramento é: Nel nome di Dio e dell'Italia, nel nome di tutti i caduti per la grandezza d'Italia giuro di consacrarmi tutto e per sempre al bene d'Italia". In queste parole sono riassunti il credo e i doveri della nuova milizia. Il giuramento del vecchio esercito, di quell'esercito che arrivò e non nacque a Vittorio Veneto, è il seguente: "Giuro di essere fedele al Re ed ai suoi Reali Successori, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato, e di adempiere tutti i doveri del mio stato al solo scopo del bene inseparabile del Re e della Patria". "L'esercito del quale è comandante supremo S. M. il Re, è costituito, per difendere sino all'estremo l'onore e l’indipendenza della Patria, facendo la guerra ovunque venga dal Sovrano ordinata e per tutelare le istituzioni e le leggi nazionali". Dunque il vecchio esercito ha per unica finalità la difesa dell'onore e dell'indipendenza della Patria e in Italia, grazie al cielo, da almeno cinquant'anni la Patria si identifica con lo Stato il quale appunto non è che la Società degli italiani organizzata politicamente per la tutela dei comuni diritti. Ma lo Stato Italiano ha per legge fondamentale uno Statuto del quale è garante con giuramento la Dinastia di Savoia. Perciò l'esercito, giurando fedeltà al Re, non giura fedeltà al Re; come singolo individuo, ma come garante e tutore della costituzione fondamentale dello Stato espressa negli articoli dello Statuto. Dunque per l'esercito Patria; Stato e Statuto sono termini di una assoluta, ed indiscutibile Unità per la cui difesa l'Esercito ha giurato di morire. Invece, non dico nel giuramento, ma nemmeno in tutto il regolamento di disciplina della nuova milizia, non è mai nominato né il Re né lo Statuto. Si parla di Dio e della Patria, ma quale Papa interpreta il Verbo Divino e quale Re, quale legge è l'espressione suprema dell'Autorità dello Stato? Mistero! Per dare alla Patria la concreta saldezza dello Stato non basta chiedere ai cittadini di amare la Patria; occorre anche precisare secondo quale legge questo amore deve esprimersi. Nel regolamento di disciplina della nuova milizia il solo concetto che esca dalle nebbie dei vaghi sentimenti è questo: "la milizia è agli ordini del Capo del Governo". Fino ad ora tutti i corpi armati erano agli ordini del Capo dello Stato; da oggi una milizia, forse più numerosa dell'esercito e armata con tutte le armi, cannone compreso, è agli ordini del Capo del Governo. Dunque il governo non è più compreso nello Stato, non è più sottoposto alle sue leggi? Si dirà che siccome il Capo del Governo (termine nuovo) ha giurato nelle mani del Re, è implicito che anche la nuova milizia deve essere fedele al Re. Ma, se è così, perché i militi della milizia volontaria per la sicurezza nazionale non prestano un giuramento identico a quello del Regio Esercito? Forse la Monarchia e lo Statuto impongono l'odio della Patria e tendono al suo disonore? Né si capisce se per Capo di Governo si voglia intendere i vari Presidenti del Consiglio dei Ministri che per designazione del Paese e per volontà del Re potranno succedersi nel tempo, oppure se Capo del Governo significa solamente Benito Mussolini. Se fosse vera la prima ipotesi, non si comprende perché i militi non giurino fedeltà al Re, tutto al più si poteva aggiungere che la milizia sarà a "disposizione del Presidente del Consiglio"; dunque è per lo meno lecita la seconda supposizione. Ora è noto che secondo la lettera e lo spirito della nostra costituzione, Stato e Governo non si identificano, anzi la nostra costituzione mira essenzialmente a regolare il tranquillo succedersi, sempre nell'ambito dello Stato, di vari governi che rispondano alle diverse situazioni politiche o meglio, che esprimano adeguatamente i vari momenti della dialettica della storia della Patria. I Governi passano e lo Stato resta. Lo Stato rappresenta il termine costate ed il governo il termine variabile della funzione sociale. Perciò lo Stato non dovrà mai identificarsi col Governo, se non vuole cadere con esso. Da queste premesse deriva che lo Stato, se vuole regolare la pacifica rotazione dei governi ed attenuare la lotta sociale, non potrà mai ammettere che esistano milizie di partito o di governo, ma dovrà esigere in modo assoluto che tutti i corpi armati siano alle sue dirette dipendenze. E siccome rappresentante e garante della suprema autorità dello Stato è, in Italia, il Re; ne consegue che tutti i Corpi militari devono essere agli ordini del Re e soltanto al Re devono giurare fedeltà. Perciò la milizia nazionale che non giura nelle mani del Re, la milizia nazionale che non è agli ordini del Re; ma del Capo del Governo, anzi di un determinato Capo del Governo, ossia dell'on. Benito Mussolini, è una istituzione radicalmente contraria alla lettera ed allo spirito dello Statuto del Regno d'Italia. (L'art. 76 non parla che di una milizia comunale). Poco dopo il colpo rivoluzionario della marcia su Roma, chi ingenuamente credeva nella finalità legalitaria dell'on. Mussolini, sperava che il nuovo Presidente del Consiglio avrebbe avuto il coraggio di sciogliere le squadre delle variopinte camicie. Invece le ex squadre fasciste e nazionaliste si trasformarono nella nuova milizia. Allora gli ottimisti dissero, e i bene informati fecero comprendere, che questo era un opportuno espediente per disciplinare lo squadrismo che d'altra parte non si poteva sciogliere senza provocare un grande malcontento e gravi disordini. La formazione della milizia, nell'intima intenzione dell'on. Mussolini, doveva essere il primo passo per la totale smobilitazione materiale e spirituale del paese. Invece, con l'andare del tempo, la milizia venne assumendo una sempre maggiore importanza e autonomia, ogni giorno le venivano consegnate nuove armi ed oggi siamo arrivati ad avere un nuovo ed anticostituzionale esercito. Per dire la verità, la milizia ha origini che risalgono all'immediato dopoguerra. La mania democratica per la "nazione armata", il mito dell'esercito di complemento come contrapposto all'esercito effettivo, l'impresa fiumana e la propaganda antimilitarista dei socialisti, contribuirono a gettare il discredito sul vecchio esercito. E la milizia è appunto un embrione di nazione armata prodotto da un partito reazionario-rivoluzionario con mentalità in parte da legionari fiumani e in parte da giovani esploratori (vedi art. 1820). In un paese di deficiente educazione politica, come il nostro, è naturale che l'idea di nazione armata abbia condotto ad una milizia di parte, ed è piuttosto divertente vedere come siano proprio i partiti un dì più entusiasti dell'opera di democratizzazione dell'esercito, quelli che oggi sono più malmenati dall'ingrato, in parte degenere, ma certo inatteso figlio della loro stessa demagogia. Dunque, dati i precedenti e la situazione immediatamente successiva all'avvento del governo fascista, l'on. Mussolini aveva molte attenuanti quando inquadrava in una più disciplinata milizia volontaria tutte le irregolari formazioni militari che infestavano l'Italia. Ma oggi, dopo sei mesi dell'avvento del suo governo, si poteva sperare che la bellicosità della milizia fosse diminuita e soprattutto che il nuovo organismo aderisse sempre meglio al vecchio ceppo dello Stato. Almeno l'intenzione di avviarsi su questa via, avrebbe potuto dimostrarsi nel regolamento di disciplina della nuova milizia, almeno l'apparenza (apparenza che in questo caso è sostanza) poteva essere salvata col far giurare ai militi fedeltà al Re, simbolo e sintesi dell'autorità dello Stato anche nei momenti più burrascosi, ma nemmeno questo è stato fatto! La verità è che oggi purtroppo noi viviamo nel mistero della dualità statale. Stato e Governo non si armonizzano né sembra che l'on. Mussolini tenda sul serio a questo scopo se non assorbendo il primo nel secondo. Certo il metodo è abile; arrivare al governo col pretesto di ristabilire la autorità dello Stato, formare una milizia col pretesto di assorbire le formazioni irregolari; poi con i denari dello Stato e con le armi del suo esercito rafforzare la nuova milizia; porla ai propri esclusivi ordini per farne un'arma di governo da usare indipendentemente ed anche contro le ancora vigenti leggi dello Stato, dimostra che i dirigenti del Partito fascista sanno il fatto loro! Speriamo che questo non sia che un sospetto di pessimisti e che l’on. Mussolini non voglia cercarsi una milizia per imporre l'esclusivo governo di un partito negando così la sostanza della costituzione italiana. Ma fino a che questi dubbi non sono dissipati, fino a che il nostro problema costituzionale non è risolto, fra la milizia che ha giurato fedeltà ad un governo, ossia ad un uomo e l'esercito che ha giurato fedeltà ad uno Stato ossia ad una legge, si potranno scambiare saluti di "cameratismo e di cortesia", ma non vi potrà essere vera solidarietà morale. NOVELLO PAPAFAVA.
|