La scuola delle padroneVarrà allo storico il liceo femminile, nuovamente istituito secondo la riforma Gentile, quale sintomo e simbolo delle psicologie dominanti al tempo dell'avvento fascista. Con delicatezza di cuore vi vagheggiano infatti umanisti e cortigiani, musiche e danze. La guerra ha consacrato e portato al potere le nuovi classi guerriere di volontari; rudi barbari che combatterono assetati di sangue, avventurieri cercanti l'imprevista voluttà, mentre l'alpino e il fante uccideva per la sacra pace, col pensiero alla casa e alla sua donna. Ora per attendere reduce l'arido eroe dannunziano del gesto e dell'artificio, vestito in selvaggia guisa, e intento alle torbide fantasie del sicario disoccupato, preparisi la donna fida e degna, la valchiria insultante alla casa, la Hjordis in busto che calcoli astuta le misure del sapere e dei costumi valide a creare il germe di una nuova sete per gli spostati dell'intelligenza. Colla molle danza si educhino in pubbliche scuole gli ingannevoli cuori e con varie dosi di giuridica scienza ed economica e storica e metafisica e linguistica, strane civetterie inoculate per diletto, si insegni ai debili cervellini non altro che la nausea della saggezza e nuovi sogni esperti e complicati spleen di bambole parigine. La scuola dei serviNé volle diserti i servi d’ogni sapienza l'alta mente del legislatore. Anzi una scuola di sfortunati, per lagrimevoli effetti non sconosciuta e non pertanto meno gloriosa, è votata alla buona opera paterna rivelatrice dei reconditi misteri della nuova verità al figlio dell'artigiano. E se pure a questi tenerelli non sia data parte delle luminose discipline metafisiche ora reggenti là dove si educa la nuova stirpe degli eletti, nondimeno lo studio del volgare e dell'historia naturale e civile e della scienza della terra, e matematiche e arti del calcolo e del disegno, e, gli aridi segni di Tirone ancora, diverranno al suo spirito lume. Ahimè, che tuttavia a parlare latinamente non per questo egli sarà disposto e vane cure adopreremo strappandolo alla bottega che è la sua scuola, la sola che non lo cambi per troppa magia in un parassita o in uno scherano. Sia servo il servo, ma nella fabbrica ove egli esperimenta il peso della schiavitù che gli dà animo ribelle e forze di vendicatore, trasformandolo nell'umile eroe del lavoro. Meglio analfabeta che villano rifatto, fanatico di un enciclopedico sapere male appreso; meglio la dura violenza della sua disperata povertà e ignoranza solitaria che il pane mendicato da chi glie lo dà compreso di veleno e gli ha guasti i denti e corrotti gli spiriti facendolo assistere ai pasti intemperanti della gente nova dai subiti guadagni. Nel disperato grido che levasi quando più tristi e solenni sono le pagine di Carlo Marx, quasi dalla fumante officina la parola messianica del derelitto, hanno cercato e trovato i nuovi sofferenti, banditi dall'umanità come oppressori ebrei, la sola voce della loro fede, il linguaggio di carità rude e virile, il sacro vero della loro cultura popolare, vissuta intorno alle macchine da chi si smarrirebbe umiliato tra i banchi di una scatola di pedanteria e di inerzia. La scuola dei cortigianiPer tutti gli avidi e degni di perfettamente sapere e potere invece un solo cibo in varie guise è apprestato. Letterato e filosofo crescerà chi se ne nutra. Limite alcuno non si ponga alle brame. A chi ammonisce che pochi sono gli eletti rispondasi additando le turbe dei vincitori di oggi, tutti degni, tutti volonterosi di parlar latino filosoficamente. L'Italia imperiale dia scuole e sapere ai fanciulletti, come diede armi e stipendi ai padri. E se la storia non mente, e non manca l'istinto secolare, sarà in breve la penisola una splendida corte. Ma chi provvederà ai negozi se l'ozio ormai, dato dalla pubblica prebenda, allieta piacevolmente tutti i soldati della decadenza? ***
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