IL FASCISMO ALL'ESTERO

I.

    Westminster Gazette (Londra, 4 Aprile). - Editoriale: Non tocca a noi di chiedere all'on. Mussolini una descrizione del modo come giunse al potere, e siamo felici di non avere il compito ingrato di far paragoni, tra lui e i dittatori rivali che governano Mosca, esponenti ancor più energici dei principi di "ordine, gerarchia e disciplina". Ma prima di considerare la sua dottrina come un serio contributo dato al pensiero politico, prima di indossare anche noi la camicia nera, vorremmo sapere su che terreno camminiamo e quale sarà la nostra mèta. A prima vista sembrerebbe che gli esperimenti russo e italiano fossero arrivati al punto da eliminarsi l'un l'altro. In Russia, il popolo è ordinato e disciplinato nell'interesse del comunismo e di un internazionalismo stranamente bellicoso. In Italia, lo è nell'interesse dell'anti-comunismo e di un nazionalismo neanche molto pacifico. Nei due casi vi è ragione di credere che la massa della popolazione non abbia nessun desiderio di essere così ordinata e così disciplinata. L'on. Mussolini disprezza il suffragio universale e il Governo parlamentare, ma che cosa offre in sostituzione? Offre soltanto che il paese sia governato da un gruppo di persone che sono riuscite a concentrare, in un dato momento, il massimo della forza nei centri vitali della vita nazionale. Una volta al potere, egli dice, "un partito è obbligato a fortificarsi e a difendersi contro tutti", esattamente come dicono i comunisti. In altre parole, tanto i russi quanto gli italiani, anche se finissero con lo stancarsi "dell'ordine, della gerarchia, della disciplina" più ancora che della libertà possono sperare in un cambiamento di governo soltanto se un altro gruppo concentrerà negli stessi punti una forza maggiore. Non dubitiamo un istante che gli italiani riescano a risolvere il problema presentato a loro da Mussolini. Essi hanno un'esperienza delle forme di governo maggiore degli altri popoli. Sentono, probabilmente, che in questo momento il fascismo serve a degli scopi che sono a loro utili, ma noi non possiamo credere che essi si propongano di continuare indefinitamente a organizzare un "colpo di Stato" quando le altre Nazioni sono contente con le elezioni generali. Siamo sicuri che la dea Libertà sopravviverà anche se calpestata dai fascisti e che le sue lodi saranno cantate in Italia per lungo tempo dopo che l'orazione funebre pronunciata dall'On. Mussolini sarà stata dimenticata. Intatto è da notare che egli parla di libertà e di liberalismo come se fossero sinonimi. A tale riguardo almeno egli dimostra di possedere una visione acuta della teoria politica; perché è stato per opera del liberalismo che si è stabilito il diritto dell'individuo al massimo della libertà personale e del controllo sugli affari della comunità. In questi giorni di usurpazione di Governo, di tirannia da parte delle maggioranze e di azioni selvagge da parte di violente minoranze, è più che mai necessario far valere tale diritto.

II.

    Manchester Guardian (Londra, 5 Aprile).

    - Editoriale: Tanto il capo dei bolscevichi quanto quello dei fascisti hanno osato assumersi il compito di "salvare", come essi dicono, i loro connazionali, adottando quali mezzi lo spargimento di sangue e il terrore suscitato da tale spargimento. Ma nessuno dei due salvatori ha osato lasciare ai suoi connazionali la piena libertà di dire se sono contenti di essere stati salvati e se vogliono continuare a godere i benefici, di un tal genere di salvezza. Ognuno dei due proclama semplicemente, come un sacerdote che parla dal pulpito, che egli ha ottenuto il potere a causa del suo amore trascendente per la Nazione, per il proletariato o per qualche altro nome collettivo, allo scopo di prendere nelle sue stesse mani il controllo della vita altrui e di far morire o mettere in prigione chiunque contesti la evenienza di tali argomenti. La poca famigliarità che ha il popolo col nome astratto in forza del quale il nuovo capo pretende di governare, conferisce un aspetto superficiale di novità a questo modo di agire. Ma sarebbe facile dir loro che uccidono la gente per affermare il diritto di governarla nel nome di una astrazione la quale vale ne più ne meno di qualunque altra astrazione. "Diritto divino dei Re", "Personificazione della sovranità del Diritto, "Dittatura del proletariato, "Ordine, gerarchia e disciplina", ognuna di queste formule è facile a pronunziarsi; e quando non permettete a nessuno di giudicare la pena di morte o la prigione, poco importa ai vostri disgraziati sudditi quale formula voi scegliate. In questo momento, i nostri conservatori inglesi, ammiratori di un'antica istituzione risolta, non manifestano una ammirazione estrema per la forma di governo in Russia.





Forse essi fingono, perché sembra invece che non vi sia limite alla loro ammirazione per il nuovo governa d'Italia. Pochi mesi fa un organo londinese della demagogia conservatrice pubblicò una vera litania di lodi e di benedizioni – che aveva quasi le proporzioni d'un opuscolo –– sulla soppressione, da parte di Mussolini, della libertà in Italia. "Il fascismo, dice Mussolini, è già passato e se è necessario, passerà o ripasserà ancora tranquillamente sopra il cadavere più o meno decomposto della dea Libertà". Come vedete, non si parla di libertà italiana, né di una Nazione libera e fiera che egli ha dietro di sé, ma unicamente dei diritto mistico dell'oratore di dare ordini ai quali gli altri debbono obbedire.

III.

    (La nouvelle Revue française, aprile 1923, recensione alla traduzione francese del Fascismo di Pietro Gorgolini).

    Non esiste una esposizione completa della dottrina e della storia del fascismo. Questo libro scritto da un fascista, e ora tradotto da E. Marsan, è soltanto una raccolta di articoli scritti nel 1920 e nel 1921. Le idee qua notate non corrispondono più, in gran parte, alle idee del fascismo attuale. Del resto è impossibile presentare una teoria generale del fascismo: questa teoria non esiste.

    Il fascismo non ha contenuto filosofico, è essenzialmente empirico e prettamente italiano. Esso riproduce un fenomeno caratteristico dell'Italia nei secoli XIV-XV. Un forte sentimento nazionale, un idealismo vagamente cristiano e certi residui di blanquismo e di mazzinianismo lo sostengono quando ha bisogno di ricorrere alle argomentazioni. Ma per solito agisce, o meglio reagisce: la condotta dei suoi avversari gli detta la sua azione. Giunto ora alla dittatura, sembra sconcertato perché non trova più una opposizione che lo guidi. La sua azione procede a zig–zag.

    Le contraddizioni non spaventano affatto il fascismo. Se ne trovano parecchie nel libro del Gorgolini. Egli rimprovera come un delitto a Giolitti di aver permesso l'occupazione delle fabbriche nel settembre 1920, ma scrive poi a pag. 122: "Durante l'occupazione delle fabbriche Mussolini aveva proclamato la neutralità del fascismo, riguardo alla F.I.O.M.". Egli distingue il nazionalismo monarchico, conservatore, protezionista, siderurgico, imperialista, dal fascismo tendenzialmente repubblicano, libero–scambista, rurale, espansionista; ma oggi fascismo e nazionalismo si sono fusi in un solo partito e hanno proclamato l'identità dei loro programmi. Quale dei due partiti ha rinunciato al suo? Secondo i giornali italiani sarebbe il fascismo che si accontenta di offrire i metodi d'applicazione.

    Il Gorgolini confessa d'altra parte che, "sempre in movimento, il fascismo non ha ancora fermato le sue conclusioni". Quelle che ci presenta sono tutte prese a prestito (la soluzione del problema agrario dai popolari, quella del problema adriatico dai nazionalisti, ecc.). C'è nel fascismo una originalità di metodo, ma manca ogni originalità di pensiero politico.

    Il Gorgolini sforza spesse volte la storia, per esempio quando presenta Giolitti come un avversario del fascismo. In verità il fascismo ha potuto vincere i comunisti e avviarsi al potere grazie alla tolleranza mostrata da Giolitti verso la violenza fascista. Egli accusa la Francia di aver provocato l'abbandono dell'Isola di Saseno da parte dell'Italia, accusa completamente falsa.

    La lettura di questo volume è interessante per mostrare quanto il fascismo sia privo di basi teoriche e si modelli s'opra la realtà, quanto esso sia opportunista.

B. CREMIEUX.