POSTILLE

Cattolici

    Ora che lo Stato, per fondare una base alla sua asserita eticità, ricorre ai valori religiosi, sembra che un obbligo di disciplina nazionale e di sudditanza imponga di riconoscere la profonda nostra tradizione cattolica a tutti gli indifferenti e gli ex avversari. Che l'idea laica e lo spirito anticlericale, bisognosi di puntellarsi sul simbolismo massonico, fossero una solenne buffonata e un paravento di interessi meschini, era ovvio; molti però credevano alla forza dimostrativa e superatrice della filosofia dello spirito; e la vagheggiavano immune da contatti e da compromessi, in un'alta atmosfera serenante dove non arrivano le invettive e la polemica si rarefà fino alla compassione comprensiva e al sorriso.

    Se non fosse tanto viva la volontà, o meglio il bisogno, del consenso unanime e dell'identificazione, ci si sarebbe accorti dei sassi che Papini e Giuliotti buttano nelle acque un po' torbe dei nostri adattamenti religiosi; i loro argomenti non sono certo nuovi; ma è nuovo e inaspettato l'impeto che li muove, la loro capacità di volere, il loro orgoglio; e quest'aggrupparsi a una riva che è irta di spini ma, di fronte alle sabbie mobili, fa amare il suo intrico e le sue asprezze .

    C'è in loro più iattanza che sicurezza e più desiderio che possesso del vero; e la loro forza può sembrare disperata. Ma sentono in se e ricercano nel mondo l'opposizione e la lotta; rianimano le figure del dramma eterno, pongono in luce, esasperano magari le loro ansie e cadute, si ribellano alle equazioni sofistiche degli ottimismi affrettati.

    Le loro affermazioni non sono certo fatte per agevolare la bigia pace melensa; con l'aver riscoperto da sé certi valori a dispetto delle loro proprie tendenze e dei loro preconcetti, con quel loro tono violento di santi bestemmiatori che li porta nel combattimento più in là dell'avanguardia, danno prova prima di tutto della loro libertà selvaggia; l'individuo solo e nudo, che non conosce rispetti e convenienze e si esula dal consorzio umano per accendere e quietare la sua sete d'infinito è il tipo cattolico del romito e dell'anacoreta.

    Ma cattolico vuol dire universale; per chi ha fede, è certo che tutti gli aspetti inconfrontabili delle anime trovano asilo e vita vera nella religione. Se il cattolicismo non si esaurisce in questo modo di predicarlo e ha tanti altri motivi e potenze, questa loro insistenza, oggi come oggi, può tornare gradita. E sarebbe da benedire se inducesse a una sincerità uguale e contraria tutti quelli che se ne offendono e ne rimangono inorriditi; che son reclute di poco valore e pronte a passare all'altro campo, come lo dimostra la paura che hanno per gli spari dei loro stessi cannoni.

U. M. di L.