DIALOGHI VENEZIANI
Liberismo in soffittaCandido. - Sicché, voi siete scettico anche su questo. Veramente, mio ottimo amico, più vi conosco, e più vi trovo somigliante al vostro illustre antenato, e specialmente pel gusto di avversare le opinioni più diffuse. Pococurante. - E voi, caro Candido, rassomigliate anche voi tanto al vostro avo, immortalato non meno del mio dal grande Voltaire - il quale, sia detto in confidenza, in questi tempi sarebbe probabilmente un uomo sospetto - Con questa differenza però: che il primo Candido era più silenzioso ed era più facile a persuadere; mentre voi siete molto più curioso e molto meno facile e soddisfare. Un altro secolo, si sa. Candido. - In parte avete ragione. Ma così pochi sono disposti ad illuminarmi, e vedo intorno a me una ridda di cose strane... Orsù, illuminatemi! Perché sorridete mefistofelicamente, quando io dico che voi altri liberali, liberisti e che so io dovreste attendere con fiducia... Pococurante. - Supponete di essere davanti alla «roulette», e che avete puntato sul nero. Una, due, tre volte viene rosso. Voi non siete un miliardario, non siete un vizioso, non siete un maniaco: cosa fate? Dite: - Non è vento per me, oggi; e vi ritirate. Candido. - Sicché voi dite che non è vento pel liberismo. Pococurante. - Mi pare così, e mi pare anche sufficientemente comico lo spettacolo di numerosi economisti - tutti più o meno «classici» - affannarsi a dimostrare che questo o quel decreto deroga così e così dai buoni principi, ma in compenso provvede a guarire tanti mali, che si possono ben mettere da parte certi scrupoli. Debbono avere una molto elevata concezione delle proprie opinioni costoro. Non vi parrebbe molto comico, caro Candido, un medico allopatico, il quale, chiamato al letto di un ammalato grave, dicesse: - La mia scienza è quella che è; però, a buon conto, signori famigliari, chiamate un medico omeopatico - il caso è troppo grave. Candido. - Voi volete farmi sorridere e strapparmi l'applauso, caro Pococurante. Ma oggi io sono molto difficile, e vi domando d'illuminarmi. Chiedo le prove. Pococurante. - Ecco, guardiamole insieme, se vi pare, e correggetemi se sbaglio. Comincio dalla più controversa: il decreto sulla marina mercantile. Candido. - Bravo! Ma se è stata vantata come un trionfo del liberismo. Non viene in esso disposta da una parte l'abolizione dei premi di costruzione e dei rimborsi doganali a favore dei cantieri e dall'altra l'autorizzazione di far entrare in franchigia i materiali da costruzione? Pococurante. - Certamente. E' detto nel famoso articolo 15, che ha fatto andare in sollucchero i nostri professori. Ma vi ricordate che c'è una data. Tutto questo ben di Dio è disposto per un futuro non prossimo, pel I° luglio 1926. Nel frattempo ci barcameneremo in un regime più o meno buono - non è questo che importa qui: vogliamo sapere solo di che razza è; - in un regime, dunque, di protezione. Ora, caro Candido, voi forse siete troppo candido per confessarlo; ma è una storia vecchia questa. Non credo di dover fare professione di profeta per prevedere quello che è avvenuto tante volte, che cioè i cantieri in questi tre anni di vita fittizia si abbrancheranno con tutte le forze alle disposizioni, che dovrebbero essere transitorie, del decreto e lavoreranno così bene a creare una così fitta rete di nuovi interessi industriali e bancari, per i quali sarà un affare molto grave tagliare netto con l'applicazione del famoso articolo 15. E allora si farà un altro decreto - molto probabilmente un decreto-legge, - col quale, in vista dei supremi interessi, ecc. Candido. Ho capito. Ma perché siete così pessimista? Pococurante. - Perché gli esempi del genere sono infiniti, e perché il decreto appare impiantato su di una grossa illusione. Il legislatore proclama la necessità di una eliminazione dei cantieri, che riconosce esuberanti; dice di volere una eliminazione naturale, ed intanto prepara un piano - più o meno buono - ma indiscutibilmente artificiale, del quale profitteranno certamente i cantieri più scalcinati,per rimpolparsi alla meglio, e gridare a gran voce, alla vigilia del fatale luglio 1926, che sarebbe un delitto contro l'industria della cara patria ammazzarli. Non lo ha visto tante volte, caro Candido? Candido. - Si, l’ho visto. E allora, se vi piace, continuiamo. Pococurante. - Pel resto non credo occorra discutere. Basterà enumerare: 1. Sistemazione dell'Ansaldo; cioè lo Stato che si mette a raddrizzare le gambe ai cani, si associa ad un'industria andata in malora per imprevidenza, per cattiva amministrazione e per megalomania, si obbliga a fornirle lavoro, diventa azionista di una delle imprese della società. 2. Sistemazione - diciamo così - dell'Istituto nazionale delle assicurazioni, uno dei più autentici simboli d'intervenzionismo statale, contro il quale si appuntarono gli strali di un liberista sfegatato nelle file fasciste: Massimo Rocca. Ironia della sorte! L'Istituto resta e Massimo Rocca viene nominato Vice-commissario! Ma i fenomeni più caratteristici d'intervento statale - con relative conseguenze fatali - sono nel campo culturale. Due partiti politici, per ragioni politiche, trovano opportuno di fondersi in uno. Fascisti e nazionalisti, dopo alquante bastonature, credono meglio smettere e fare società. Ma siccome si tratta della società del leone, ai nazionalisti resta poco margine di guadagni concreti. Allora cosa si escogita? L'Associazione nazionalista diventa un istituto di cultura e di propaganda, una qualche cosa di mezzo tra la casa editrice a rime obbligate e la società sportiva di tipo tedesco - vale a dire lo sport col sottinteso. Tutto questo sotto il patronato del vecchio zio, lo Stato, che paga sul bilancio del Ministero dell'istruzione e del Ministero della guerra. E volete che aggiunga molte parole sull'intervento statale in materia di pubblica moralità? La circolare De Bono sulle stampe oscene è ancora quanto di più esilarante poteva offrirci il regime intervenzionista. Candido. - E qui a Venezia ne abbiamo viste delle belle. Certo, caro Pococurante, questo è esilarante: ma anche molto rattristante. Oggi la mano brutale di un questurino afferra pel bavero Boccaccio, Daudet, Maupassant; ma vuol dire che domani si potrà accanire con egual diritto su Dante e sull'Ariosto. Per lo meno siamo coerenti. Se i nostri capolavori dell'arte e della letteratura sono proibiti, perché lasciamo aperti tabarins e caffè concerto, e perché lasciamo andare le signore scollate la sera, e perché... Pococurante. - Non prendete fuoco, mio caro Candido. Calma! Certamente la conseguenza logica di quella balorda circolare dovrebbero essere le leggi suntuarie, con i mirifici effetti che simili leggi hanno sempre ottenuto. Mi è stato detto che il governo, avvertito di certe goffaggini troppo palesi, ha spiegato in un'altra circolare che cosa intendeva di fare e come bisognava interpretare i suoi ordini. In ciò ha dimostrato grande ingenuità e mancanza di senso psicologico. La questione non è di misura, ma di qualità. Non si mette il bisturi in mano al macellaio; e poi, avvenuto il fattaccio, urlare: – Animale, non ti avevo mica detto di bucare lo stomaco a questo disgraziato! La colpa non è del macellaio, che, poveretto, mena le mani come può, ma di chi ha armato una mano inesperta. Ora è risaputo che, specialmente in queste materie, lo Stato non ha a sua disposizione che dei macellai, anche se si chiamano «Signor commendatore» ... Le pare? Candido. - A me sì, e dovrebbe parere anche a quei teorici liberisti del fascismo che si scagliavano contro lo Stato democratico-burocratico, contro lo Stato industriale, ecc., ecc. e rinverniciavano per l'occasione la formula liberista con una intransigenza di apostoli. Pococurante. - Eh, eh! Gli apostoli non sono più di questo mondo e le formule partecipano fin troppo delle miserie di questo mondo. Così è stato anche della formula liberista... - Elle était du monde où les plus belle choses Ont le pire destin... (I due interlocutori, che hanno superato il Ponte della paglia, voltano l'angolo del Palazzo ducale e si mescolano con la folla). AUDITOR TANTUM.
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