I CASI DELLA REGIA GUARDIA.

    Il provvedimento radicale relativo alla Regia Guardia, e gli ammutinamenti che ne sono stati la conseguenza, si prestano a diverse considerazioni.

    1) - Non è assolutamente possibile distinguere fin dove, nel provvedimento, siano valsi come determinanti delle ragioni tecniche (unificazione delle forze di polizia, ecc.) e dove abbiano agito ragioni di risentimento di particolari categorie militari o di gruppi politici. Il Generale Giardino, da circa due anni, conduceva in Senato una vera "campagna" contro la Guardia Regia, di cui rimangono tracce nei suoi discorsi e nelle relazioni della Commissione senatoriale per la Guerra. Ebbene, il Generale Giardino fu il presidente della Commissione di inchiesta sul Corpo. E' notorio poi quali umori avessero gli ufficiali dei Carabinieri per i colleghi della Regia Guardia. Correntemente, nelle Tenenze della Benemerita, si designava la Regia Guardia come la polizia di Nitti, ecc.

    Come episodio notevole vale la pena di ricordare questo. Quando, il 4 Giugno dell'anno passato, fu consegnata alla R. Guardia la bandiera dalle mani del Re, neppur uno dei generali di Vittorio Veneto stimò conveniente di presenziare la cerimonia alla Caserma del Macao: anzi, non ci andarono neppure le rappresentanze degli altri Corpi. Fu la consegna della bandiera ai figli della terra. Il solo generale Badoglio intervenne al ricevimento offerto dagli ufficiali della R. Guardia, la sera dello stesso giorno, al Grand Hotel.

    2) - Vero è, che da parte di certi uomini e di certi partiti si faceva il possibile per compromettere la R. G., e imprimerle un certo sigillo politico piuttosto che un altro. Lasciamo andare 1e croniche invocazione di Nitti, il quale, fra le sue benemerenze, non tralasciava mai di citare l'istituzione della R. G. C’è di meglio. Per esempio – sempre in occasione della consegna della bandiera, – un solo uomo politico volle esprimersi calorosamente: e fu l'on. Beneduce. Ecco il suo fervido telegramma:

    "Vivissimo è il mio rammarico di non potere, per precedenti impegni che mi obbligano ad assentarmi da Roma, intervenire alla consegna della bandiera al corpo della regia guardia, perché, riandando con la mente e col cuore le pagine brillanti di valore, di eroismo, di abnegazione e di sacrificio che a lettere d'oro il benemerito corpo ha già scritte nella sua pur brevissima storia che è un compendio di militari e civili virtù per l'idealità supreme dell'ordine e della giustizia, per la difesa delle istituzioni, della patria e del Re, io mi sento preso da commossa ammirazione per la solennità augusta della cerimonia. La bandiera fatidica nelle vostre mani risplenderà sempre di luce ideale per il progresso civile della novella Italia. Alla santa bandiera, simbolo vivente della patria e della sua gloria, il mio fervente saluto augurale; al corpo della regia guardia l'attestato sincero riconoscente e fiducioso omaggio".

    E un solo giornale dedicava due righe di commento alla cerimonia: e fu il Lavoro di Genova! Ecco quelle righe:

    "La cerimonia militare compiuta ieri a Roma ha un significato che trascende quello consueto alle parate d'uso.

Il Corpo della R. Guardia è forse, fra tutti i mezzi e tutte le istituzioni di cui dispone il governo per la restaurazione dell'ordine pubblico, quello che da più affidamento di fidatezza e di costituzionalità. Il re ha fatto bene a consegnare egli stesso la bandiera: e forse avrebbe fatto anche meglio ad accentuare alquanto di più le parole di fiducia che egli ha pronunciato rispetto al Corpo stesso".

    Valeva la spesa di trascrivere telegramma e commento, no? Sono due documenti di ingenuità che potranno dare qualche lume a chi avrà voglia, di qui a vent'anni, di studiare la psicologia della classe dirigerete battuta nell'ottobre 1922.

    Il più bello è che il periodico "Sicurezza pubblica e corpi armati", che è, anzi era, un pò, il portavoce della R. G., ostentava come segni di giusto riconoscimento, quei due singolari documenti. Non pensavano, i poveri compilatori del periodico, che gli elogi dell'on. Beneduce e del Lavoro avrebbero puzzato troppo per le nari del generale Giardino!

    3) - Quale fondamento avevano queste prevenzioni pro e contro la Guardia Regia?

    E' indubitabile che, nel periodo della gazzarra massimalista, la G. R. abbia sopportato il più forte onere per la difesa dell'ordine pubblico. La cagnara dei giornali sovversivi era soprattutto diretta contro di essa: lo stolto Scalarini disegnava le guardie regie camuffate da tigri, da iene, ecc.: i pochi reati di folla commessi nelle grandi città, come a Milano, furono commessi sulle persone di Guardie Regie. Ma tutto questo non valse a fare "armonizzare" il corpo della R. G., con le nuove tendenze e organizzazioni politiche. Il fatto è che le deficienze del reclutamento esistevano, gravissime.





    La prima consisteva nel fatto che quasi tutti i militi e graduati dal Corpo provenivano dalle Provincie meridionali. L'Italia fu l'unico paese europeo ad avere un corpo di P. S. reclutato solo in qualche regione, non su tutto il territorio. Nel 1919-20, i difensori armati dell'attuale regime, nelle città dell'Italia Settentrionale, erano solo poveri diavoli di pugliesi e di basilischi, vestiti da Guardia Regia. Gli italiani dei Nord, della razza superiore, o facevano i bolscevichi, o erano smarriti e disorientati.

    Ma un corpo di polizia militare esclusivamente meridionale è, nell'Alta Italia, condannato ad essere considerato come un corpo di sbirri. In questo, tutti i figli della "dinamica e industriosa" Milano, della "pulsante" Genova, eccetera, sono d'accordo. I socialisti facevano infatti delle elucubrazioni sulla miseria del mezzogiorno che costringe i proletari meridionali a vendersi, ad arruolarsi, mercanti al servizio dei capitalisti per sparare addosso ai fratelli più evoluti del Settentrione; i non socialisti non si fidavano di questi "napoletani" della Guardia Regia e in cuor loro riconoscevano molto maggiore dignità di uomo in un operaio organizzato e scioperante, che in un muso nero meridionale che ha masso la firma. Il primo aspetto della diffidenza che circondò sempre la Guardia Regia è quello di una odiosissima questione regionale.

    4) - Un corpo armato di P. S. reclutato nel Mezzogiorno non può avere quelle qualità di prestanza fisica, che concorrono al prestigio di tutte le formazioni militari – poliziesche del mondo, siano la Garde Republicaine, la Constablery americana, o gli stessi Carabinieri di anteguerra.

    Le regole di idoneità fisica per l'assunzione nel Corpo erano le stesse che per l’esercito; il concetto di corpo scelto era stato completamente eliminato, appunto per la necessità di avere una larga affluenza di arruolati dalle provincie meridionali, le sole che offrissero postulanti. Ora, le qualità fisiche delle reclute meridionali possono essere sufficienti a dare dei soldati pazienti e tolleranti, ma non possono conferire molto a un corpo armato di P. S. Bastava vedere sfilare un plotone di Guardie Regie per convincersene: stature tutte deficienti, spesso tipi assolutamente cachettici. L'imponenza fisica ha una importanza enorme nel servizio di polizia armata, in piazza, dinanzi a folle indecise o turbolente. Noi, in Italia, continuiamo ad esaltare lo spirito di legalità degli anglosassoni, il rispetto, anzi la popolarità di cui godono i policemen, e continuiamo a dire che è tempo anche per noi dì finirla colla nostra poca considerazione per l'agente dell'ordine. Sono tutte belle cose, ma si tralascia di aggiungere che il policeman americano è un sacramento grande e grosso, che è pronto e idoneo a far fare a qualunque rittoso la figura che fa Fortunello nel Corriere dei Piccoli: a chiapparlo letteralmente pel collo e portarlo di peso in guardina. Anche la Garde francese e la Sichereitpolizei prussiana hanno come militi degli elementi fisicamente scelti. E' inutile: la popolarità e il prestigio in piazza saranno sempre per gli uomini grandi e grossi: il popolo di New-York, quando in maggio, la New-Yorker Constablery fa la sua grande parata in Broadway, applaude ai 12.000 uomini più ben fatti e più gagliardi della Metropoli.

    Ad aggravare, da questo punto di vista, le deficienze delle Guardie Regie, si aggiungeva l'uniforme quanto mai infelice. Basta dire che è in panno grigioverde!

    5) - Le conseguenze di questa meschinità, di questa mancanza di vigoria fisica e di prestanza si ripercuotono nel comportamento della Guardia Regia in servizio. I nostri corpi armati furono sempre i più incapaci alle colluttazioni, e i più propensi alla sparatoria. Non conoscono via di mezzo: o si lasciano insultare dalla folla oltre i limiti del sopportabile, o sparano. I policemen nordamericani e inglesi sciolgono con la forza assembramenti minacciosi, senza sparare: a suon di pugni e di legnate. Possono farlo perché ne hanno la idoneità fisica. La R. G. presentò al massimo grado il carattere della polizia italiana: essere la meno rispettata polizia del mondo, e insieme la più impulsiva e micidiale nella repressione. I militi della R. G., senza una netta superiorità fisica, senza prestanza, senza prestigio, finivano necessariamente per brandire il moschetto, e far fuoco. La reazione della paura. Così succedette in Via Nazionale a Roma contro i dalmati e nazionalisti, così a Parma contro i fascisti. Dire in base a questi fatti che la R. G. era accessibile a suggestioni sovversive, è cretino: appunto perché è cretino, fu detto e ripetuto. Le suggestioni cui la R. G., come sempre i corpi armati di polizia italiana, andava soggetta, erano quelle dell'isolamento e del timor panico.

    6) - Stando così le Condizioni della R. G., il suo scioglimento poteva giustificarsi anche prima dei recenti ammutinamenti. Soltanto che non c'è da illudersi: le condizioni per un reclutamento migliore, nel Mezzogiorno, non esistono. Se il corpo dei Carabinieri accoglierà quegli elementi, quasi tutti meridionali, che fino al 19 affluirono nelle Guardie di Questura, e poi nelle R. G., come selezione fisica ci capiterà.





    Vero è che con l'istituzione della Nuova Milizia nazionale pare che non sia più necessario disturbare i "napoletani" per la tutela dell'ordine pubblico nel Regno. Anche i figli del Settentrione, della nostra razza eletta, hanno preso passione per le operazioni di P. S., e certamente le domande di iscrizione affluiranno ai Direttori dei Fasci.

    7) - Del che non avremmo che da rallegrarci, se non ci dolesse una cosa sola: che questo abbondante reclutamento di tutori dell’ordine pubblico nel Settentrione sia stato possibile sono in un periodo di larga disoccupazione, ed abbia provocato, come misura preparatoria, il licenziamento di circa ventimila meridionali, congedati bruscamente e rimandati al loro paese. Una delle poche industrie locali fiorenti nel Mezzogiorno era quello... di andare a fare il questurino nel Settentrione: ed ora pare che anche questa forma di attività sia preclusa ai disoccupati pugliesi e basilischi. La prima vasta riforma del governo dell'on. Mussolini è quella di rendere disoccupati circa ventimila meridionali che si guadagnavano il pane in Alta Italia, per impiegare al loro posto altrettanti e più settentrionali.

    8) - Il governo, come è noto, proibì la stampa di ogni versione diversa da quella ufficiale, circa gli ammutinamenti delle Guardie Regie – cioè dei disoccupati. Le tipografie dei giornali ebbero visite notturne di Commissari di P. S. che controllarono sulle prime copie tirate, il testo del comunicato ufficiale, esigendo che fosse pubblicato così, senza nessuna aggiunta. Tutti i giornali, molto giudiziosamente si astennero dal protestare: posto che della libertà di stampa il pubblico non sa assolutamente cosa farsene, i giornalisti sarebbero molto sciocchi ad affrontare sequestri e peggio.

    Non riteniamo dunque notevole il silenzio su questo argomento. Ma si tacque anche sul resto. Neppure una voce, in tutta la stampa italiana, ha chiesto dove andranno quei ventimila giovanotti mandati a spasso. Non andranno certo a lavorare: lavoro non ce n'è. E' probabile, che essi offrano largo materiale di reclutamento alle bande locali meridionali che, sotto designazioni di fascisti, nazionalisti, ecc., si vanno formando.

    Può essere del resto quell'unanime silenzio dei giornali si spieghi con il fatto, che si trova perfettamente giusto licenziare i "napoletani" per impiegare i settentrionali. Nel qual caso, essendo tutti soddisfatti e contenti – tranne, si capisce, i licenziati – non c'è più nulla da osservare.

***