Sintesi liberale

    Il mondo moderno nasce con la nascita del liberalismo. Liberalismo significa dapprima autonomia di coscienza e di pensiero (riforma religiosa), poi autonomia di popolo, iniziativa tendente a rovesciare il mondo medioevale nelle vestigia sopravissute. Esso si concretizza, quindi, come fenomeno rivoluzionario e creatore di nuove forme di vita. A guardare con occhi di storico più che di polemista Lutero e Calvino, Cromwel e Danton sono liberali rispetto al momento che superano. Ora tutto questo accade in quanto una vita nazionale unitaria forma la base, il presupposto, la causa di incubazioni e di esplosioni rivoluzionarie. Fa sí che le posizioni reciproche acquistino unità e carattere deciso. Ma in Italia, durante il secolo scorso, poiché tale fatto ancora non sussiste, il liberalismo si concretizza come diplomazia agilità dialettica nella vita europea.

    Un movimento di popolo tendente a rovesciare lo stato di cose sussistente per affermare la volontà dell'auto-governo, non sussiste. Cavour è liberale in un modo completamente diverso da Stuart Mill. Il suo liberalismo nasce, oltreché dal temperamento, dalla visione della necessità dello svolgersi del Risorgimento. Una politica estera tendente a procacciarsi l'appoggio straniero per una Italia assolutista, evidentemente non avrebbe avuto successo di sorta. Il liberalismo così nel Risorgimento è frutto non di sforzi popolari diretti a imprimere alla vita un ritmo diverso. Diviene, al contrario, come conservatorismo, in quanto è avocato dalle classi dirigenti per le necessità del loro affermarsi. La debolezza intrinseca di tale formazione così fa che ad Italia unita esse non sieno atte a sopportare gli urti di forze nuove tendenti, magari inconsciamente, ad inserirsi nella appena formata vita nazionale. Onde punta il trasformismo e la corruzione.





    Il liberalismo italiano in questo modo acquista fisionomia perché mostra di che cosa è capace al fine di potere seguitare ad esistere. Dimostra la sua incapacità liberale in quanto tenta di evitare un allargamento del giuoco della vita. In questo stato di fatto la libertà è semplicemente una espressione, dato che mediante essa non si sa giungere ad un ritmo europeo di esitenza. Giolitti, il tipico esponente di tale situazione, non è perciò un liberale. Il cinico sfruttamento degli stati d'animo del popolo italiano fatto da lui, opera in modo che la libertà rimanga una espressione, poiché nessuno se ne sa servire. La prassi del socialismo prima, durante ed anche dopo la guerra, può costituire un esempio luminoso. I due neutralismi, per fissare il discorso in un punto, non si distanziano come sostanza. Sotto l'illuminismo umanitario, sotto l'idealismo retorico del propagandista rosso si nasconde il timore dell'ignoto, la paura di scosse capaci di far ruinare l'edifizio con grave danno degli inquilini.

    È la logica conseguenza di una prassi e di un sistema di governo inteso a trasformare le forze rivoluzionarie - le sole capaci di creare un liberalismo effettivo: contenuto e non etichetta - in pilastri della conservazione.

    Il carattere del liberalismo dell'anteguerra si può quindi avere nei caratteri di questo risultato. Ma dall'armistizio ad aggi?

    La domanda non nasconde il tentativo di una diagnosi degli avvenimenti che da allora ad ora si sono succeduti. Vuole soltanto stabilire ancora rilievi ideali per una visione plastica e sintetica dell'orizzonte politico italiano. Serenamente si può dire che il conflitto non influì nella natura del nostro cosidetto liberalismo. La funzione rivoluzionaria del conflitto sta nell'avere interrotto irrimediabilmente la prassi giolittiana. Conservatori, filofascisti per natura e liberali di nome, dopo avere tentato di incanalare il fascismo nell'alveo del parlamentarismo e della solita corruzione consumata all'ombra delle leggi, sono tagliati completamente fuori dalla vita presente. Partiti di avvenire, per incapacità rivoluzionaria non sanno ancora dar vita a sforzi tendenti a riplasmare decisamente la coscienza del popolo italiano.

    Se un liberalismo si formerà domani, occorre che al di là del dogmatismo proprio a tutte le mentalità metafisiche, Marx e Mazzini si ricongiungano in una sintesi che contenga di entrambi la parte viva e vitale. È curioso osservare che il sogno del genovese potrà avere realizzazione solo se sorretto dal marxismo da lui così deprecato e combattuto.

CARMELO PUGLIONISI.