PIERO GOBETTI - Editore

TORINO - Via XX Settembre, 60

A. CAPPA
VILFREDO PARETO

L. 5

GIUDIZI:

    "...esposizione precisa del pensiero specialmente sociologo del P., come può darla uno scolaro preoccupato dell'esattezza della propria interpretazione".

G. Prezzolini, nel "Leonardo" del febbraio

    "Merita d'esser letto perché dà un'idea abbastanza chiara e sistematica della sociologia paretiana e per qualche interessante lettera inedito del Pareto stesso".

Don Ferrante, nella "Giustizia", 12 giugno.

    "È un'esposizione sintetica ma chiara e adeguata di quello che fu il pensiero scientifico del P.".

"Corriere della Sera", 29 gennaio.

    "L'autore tende a porre in rilievo il carattere puramente scientifico ed obbiettivo dell'opera del grande scomparso".

"Critica fascista", 15 aprile.

    "L'ultima parte (sui possibili sviluppi dell'opera sociologica del P.) è la più originale".

On. Canepa, nel "Lavoro", 11 febbraio.

    "Alberto Cappa merita lode per aver con questo profilo dissipato molti dubbi e pregiudizi. L'opera paretiana ha avuto pochi seri conoscitori. Molto si è discuso per sentito dire sulle svariate gazzette e rivistuole. Queste serrate pagine costituiscono una vera presentazione spirituale".

G. Brindisi, in "Bilychnis", giugno.




G. PREZZOLINI
PAPINI

L. 6

Seconda edizione accresciuta.

GIUDIZI:

    "É il migliore studio critico su Papini".

"Critica Politica", 25 marzo.

    "Storia chiara e veritiera della giovinezza di un uomo che rimarrà, con tutto ciò che ha di buono e di cattivo, una delle più caratteristiche figure".

    "Libro di fede e di responsabilità che rivela in Prezzolini oltre le singolari e forti qualità di storico della letteratura e intenditore di poesia che da tempo tutti gli riconoscono, un'alta coscienza morale che informa ogni suo giudizio e lo rende perciò degno di attenzione".

G. Marone, in "Saggiatore", febbraio.

    "Ci pare ottima cosa aver ristampato e aggiornato il vecchio Papini prezzoliniano".

C. Gangale, in "Conscientia", maggio.

    "È certo quanto di meglio si sia scritto sullo scrittore toscano".

    "Questo studio si legge di un fiato. È un andante delizioso. È una prosa ben costrutta che colpisce di primo acchito: piena, elegante, sicura".

I. Giordani, nel "Popolo", 30 gennaio.

    "Il primo e più compiuto ritratto dell'attuale convertito".

"L'Ambrosiano, 1 gennaio.

    "L'autore deve aver fatto uno sforzo di volontà per giudicare con tanta serena obbiettività l'amico e il compagno di molte esperienze".

"Rivoluzione fascista", 25 gennaio.




G. VACCARELLA
POLIZIANO

L. 7

GIUDIZI:

    "Il fatto stesso che l'autore s'indugia anzitutto sull'opera umanistica e sulle poesie greche e latine del poeta toscano, denota un'acutezza d'indagine che oltrepassa brillantemente i limiti accademici della consueta esegesi polizianesca".

C. Mortari, ne "La Stampa". 5 giugno.

    "Il Vaccarella ha illuminato il Poliziano in una lettura attenta e talvolta anche un po' troppo particolare, con un metodo che si riconosce subito come frutto dell'educazione crociana: lettura frammentaria e orientata a dar rilievo all'aspetto più concreto e più elementare dell'immagine".

L. Pignato, in "Sicilia Nuova", 28 maggio.

    "Il V., oltre la forma tersa, cerca di farci sentire frementi, alcune nuove vibrazioni squisite e quasi religiose dell'anima del P.".

"Conscientia", 2 maggio.

    "Studio critico, acuto ed originale... L'autore porta nella disamina dell'arte polizianesca la sensibilità dell'artista e l'oculatezza del pensatore".

"La Sera", 8 maggio.

    "Poliziano ritorna ad essere studiato e non con intenti solamente artistici, ma, come fa il V., con intenti umani ed è buon segno non solo per la conoscenza personale dell'opera e della vita di un grande artista, ma per la rivalutazione della nostra storia letteraria di cui poco o male in fondo si conosce il valore umano, al di là di quello artistico. E il V. ha ragione nell'affermare che bisognerebbe cominciare dal rivalutare la letteratura latina, così a torto oppressa sotto un giudizio formalistico cui tutti si sono in Italia e fuori, salvo qualche eccezione, acquetati".

G. Costa, in "Bilychnis", giugno.