Massoneria e Carboneria

    Molti studiosi del Risorgimento si piccarono della ricerca delle origini della massoneria e della carboneria. Intesa la massoneria come setta segreta abbiamo detto sopra che le origini delle medesime si confondono con quelle del cristianesimo. Alcuni hanno, tenendo calcolo dei riti della medesima, voluto trovare in essa un periodo di setta corporativa, per considerarla come origine delle corporazioni medioevali e anche con sforzo violento del moderno sindacalismo. Ci è impossibile qui chiarire (lo faremo in un nuovo studio) come lo spirito corporativo (spirito gerarchico) sia ben diverso dallo spirito egualitario e associativo del sindacalismo moderno.

    L'aspetto esteriore ha potuto erroneamente far ritenere ciò. E ciò sembra confermato dal fatto che nel periodo medioevale le origini della massoneria possono rintracciarsi nelle corporazioni muratorie privilegiate: di quelle corporazioni famose sotto il nome di maestri comacini; ma si tenga presente che esse eran corporazioni conservatrici del simbolismo misterioso (per mantenere il privilegio alle costruzioni edili sancito da leggi. Vedi MURATORI, Rer. Ital. Script., leggi 144 e 145) che originò poscia il pseudo-culto presiedente alle cerimonie massoniche.

    È quindi dalle sette segrete simboliche che la Massoneria trae origine, non dalle vere e proprie corporazioni di mestiere che nulla curarono il simbolismo: quelle privilegiate, come le dette dei maestri comacini, si fondavano su di esso e sulle pratiche segrete per rafforzare l'autorità gerarchica che ne era il principio essenziale.

    L'attuale Massoneria ebbe origine perciò secondo il Dito (Massoneria e Carboneria, Torino, 1905) nel 1703 nella decisione della Loggia di S. Paolo in Londra con la quale: "i privilegi della Massoneria non sarebbero stati d'allora in avanti un diritto esclusivo dei massoni costruttori. Persone appartenenti a qualunque ceto e a qualunque professione avrebbero ottenuto il diritto di goderne, purché regolarmente approvate ed iniziate nell'Ordine".





    Questa decisione mutò radicalmente lo spirito della società poiché essa passava da setta segreta, o casta chiusa quasi ereditaria, a confraternita con più ampio respiro e indirizzo; questo però non le faceva abbandonare il segreto che per secoli l'aveva difesa e rafforzata: segreto che era una necessità dei tempi stessi.

    La Massoneria si prefisse lo scopo della rigenerazione dell'uomo e della società umana agevolata dalle nuove concezioni filosofiche del tempo. Il bisogno di allargare i quadri dei membri della Confraternita le fece perdere il principio assolutista e gerarchico che fino allora vi aveva presieduto e portò la Massoneria nelle lotte politiche, ove essa si sviluppò enormemente attuando i moti liberatori della società umana e creatori della civiltà moderna.

    La moderna Massoneria dall'Inghilterra si sparge ovunque: nella prima metà del secolo XVIII essa aveva logge in tutto il mondo civile e fu quindi in Italia originariamente d'importazione straniera. In quei tempi diffusa in Francia e in Italia era pure la Carboneria, originata anch'essa dal "compagnonaggio del dovere", di origine francese, confraternita simbolica di operai carbonari, con tradizione puramente cristiana e professata da estranei all'arte del costruire.

    Essa, tra i vari doveri o rami del compagnonaggio aveva potuto sfuggire alle persecuzioni del clero, e, mentre con l '89 tutte le altre corporazioni o comunità dei compagnoni scomparvero definitivamente, essa riusciva a rappresentare la prima fase del nostro Risorgimento infondendo nel popolo il sentimento dei propri diritti; ma non ebbe più ragione d'esistere, e si sfasciò, quando, acquisito il concetto del diritto, era necessario plasmarlo in atto nella realtà del dovere; quando all'idea individualista della libertà del cittadino doveva corrispondere la idea collettiva della libertà, della patria, e perciò nuove finalità s'imponevano agli italiani e nuovi metodi di lotta.

    La Massoneria continuava invece ad esistere in Italia e dappertutto.





Il pre-Risorgimento.

    La lotta tra la Curia Romana e la Massoneria datava, come già dicemmo, da un secolo: e se il papa Benedetto XIV, che con la bolla "Providus Romanorum Pontifex" del 18 maggio 1751 ribadiva quella del suo predecessore Clemente XII, era stato sospettato per la sua tolleranza di essere framassone (!), vuol dire che già in quei tempi le scomuniche avevan perduto la loro efficacia e non riuscirono ad impedire la diffusione della Massoneria in Italia.

    In Roma (!) essa aveva varie logge ("Amici sinceri dell'Oriente", "Illuminati o Vindici del popolo", "Kreophagisti") e alla prima era iscritto fra gli altri " Don Sigismondo Chigi, principe di Farnese, amatore dell'antichità, zelante del decoro e dell'utile di Roma, letterato, artista, liberale ed audace sfidatore dell'ira papale, e, quel che più monta, Maresciallo perpetuo di Santa Romana Chiesa, Custode del Conclave e discendente d'un papa: Alessandro VII". (Cfr. ADEMOLLO, Un processo celebre di veneficio a Roma nel 1700, in "Nuova Antologia", 1881, fasc. XII).

    Nel Napoletano essa era più diffusa e meglio organizzata ed ebbe anche il suo poeta nell'abate (!)Jerocades, instancabile fondatore di logge massoniche, che fu ai suoi tempi considerato come l' "Orfeo Italico della Massoneria", di cui egli cantò i simboli e le cerimonie nella Lira Fociense.

    Le prime persecuzioni datano dal 1743 vi si distingue il ministro Tanucci d'infausta memoria; poi essa divenne di moda e vi appartennero i nobili della Corte e la stessa regina.

    Ma l '89 apriva gli occhi contro la Massoneria che in Napoli aveva assunto carattere rivoluzionario e s'era unita ai giacobini.

    La Corte passò alla reazione e cospicui liberali napoletani versarono il loro sangue; e il motto di giacobino divenne nella feroce reazione del 1799 il motto d'ordine della più spietata persecuzione (riassunta nel nome del cardinale Ruffo!) che non "inferocì soltanto contro gli uomini, ma se la prese financo colle carte... che per mezzo del boja dovevan essere date alle fiamme e nei soliti luoghi in pubblico".

    (Continua)

G. GOLINELLI.