Lettere inglesi

Un Comizio

    Il vento ha soffiato coll'usata veemenza sui disciplinati comignoli, delle case "standard". La tempesta si è un po' calmata sull'ondulate plaghe dell'isola potente. È sera. Tramonto scialbo.

    I magli hanno dato il loro ultimo urto, i torni hanno fatto il loro ultimo giro, si sono arrestate le gru, le frese, le punzonatrici; i forni hanno vomitato l'ultima fiammante colata.

    La sirena ha fischiato.

    Gli operai stanchi, sporchi, forti, tranquilli, escono come una marea oscura dalle officine immense.

    Questa sera Campbell - lo scandaloso Campbell parla a Town-Hall.

    Ci vado. Viene con me un giovane disegnatore, buono, timido, educato. È un piccolo borghese metodista wesleiano. Lo conduco sui sentieri della perdizione.

    La pioggia cade pacifica sui comunisti. I bambini con gli occhiali a stanghetta e gli stivaloni lucidi cantano sotto l'acqua uniforme la canzone idiota e apocalittica. Non pioverà mai più! Non pioverà mai più!!

    Quando gli Inglesi attendono il tram sotto il diluvio permanente si allineano uno ad uno in una paziente e fatalistica fila indiana: tanto à l'unico modo per salir tutti senza lotta greco-romana. I comunisti invece no: buonissimi giovanotti, zitelle insecchite, poche ragazze passabili, essi si differenziano dai loro compaesani perché non attendono con altrettanta pazienza. Si pigiano affannosamente contro l'uscio chiuso; ognuno tenta di sorpassare il prossimo. È cosa saporita trovare proprio tra essi questa fioritura di individualismo continentale.

    La porta si apre, la folla si divide in due fiotti; quelli che pagano six pence, primi posti; quelli che non pagano, loggione. - Oh dolcezza dei sogni egualitari!





    Il tumulto si placa. Vengono venduti giornali di sinistra (la stampa rossa e rosa in Inghilterra fa pietà; lo stesso Daily Herald di Mac Donald è un foglio che non può competere in alcun modo, dal punto di vista tecnico, coi grandi quotidiani conservatori e liberali). Il pubblico eminentemente operaio pare soddisfatto. La fine della settimana non è lontana ed arriveranno bene le due sterline e mezzo (50 lire al giorno) che risolvono ogni problema!

    Parla il Chairman e, povero uomo, dimostra rapidamente e con efficacia di essere un imbecille.

    I preludii più o meno oblativi sono finiti. Si leva un giovane piccolo, magro, pallido, coi capelli corvini, gli occhi vivacissimi, il viso sofferente. Veste il nero. É Campbell. Qualche cosa di intermedio tra l'apostolo, il criminale e l'attore di teatro. Nella sua personalità nervosa vi è (scusate la parola di Boheme) la "segnatura" dell'intelligenza. Perciò nonostante tutto riesce simpatico.

    Campbell, con discutibile inversione di valori, si vanta da un pezzo di non esser stato perseguito in giudizio.

    Per quanto egli si sforzi a dar fuoco alle polveri rivoluzionarie, il suo conato è destinato all'insuccesso: la classe operaia è ben pagata; mangia bistecche, prosciutto e riso colla marmellata; i padroni sono degli dei invisibili e potenti. I disoccupati sono oltre un milione e dovrebbero costituire la massa di manovra degli estremisti; ma ognuno di essi ha una paga fissa di 18 scellini (oltre 100 lire) alla settimana, più supplementi ed incerti. Fare il disoccupato può anche essere una piacevole occupazione.

    Campbell spiega agli Inglesi i pregi del regime rosso; nelle sue proposizioni elastiche e vibranti popolo non si traduce in inglese; "people" vuol dire classe operaia.

    Vi è uno svantaggio per i rossi in Inghilterra: non si possono declamare i destini del popolo; la parola popolo non si traduce in inglese; "people" vuol dire gente.





    Campbell giunge alla solita ed a volte anche plausibile dialettica marxistica; la usa con efficacia; la intramezza con osservazioni ironiche e considerazioni semiliriche. Ormai è il padrone dell'assemblea. La sua parola è come un gorgo di fiamme in cui si affisano ipnotici gli occhi dei lavoratori. Ma gli argomenti sono sempre gli stessi. Eguali per i comunisti di tutti i paesi. Ciò è un pregio, perché dà ad essi la dignità fanatica di una logica metapolitica; è un difetto, perché le obiezioni spontanee della empiria compromettono ineluttabilmente la formazione serrata degli scaglioni mentali.

    Campbell sembra rendersi conto di questo fatto. Il mio amico metodista mi chiede se io creda nella buona fede del tribuno. Io non so che cosa rispondergli. Vorrei dirgli che in una determinata condizione mentale gli uomini non sono né in buona né in mala fede, semplicemente perché la parola fede non ha significato per essi.

    Attacco in pieno ai conservatori.

    "Se voi ascolterete questi signori, sarete pagati tra breve una sterlina alla settimana!".

    Uomini, donne, bambini scattano come belva ferite. "Orrore!", urla l'assemblea.

    Il tribuno ha parlato per altre due ore. Il pubblico non si è stancato. Il successo è indiscutibile.

    Ma domattina all'alba le donne prepareranno puntualmente il "breakfast", i bambini si recheranno alla scuola, gli uomini dalle mani ruvide e dal petto villoso saranno nuovamente al tornio, alla fresa, ai punzone, al martello.

    I "foremen" saranno nuovamente il loro terrore.

    La rivoluzione alla venuta del Messia.

    Prore veloci, cannoni possenti usciranno come sempre dalle officine immense.

    "Rule Britannia".

    "Rule the waves"...

AHASVERO.