Lealtà tra oppositori

    Il Risorgimento si diverte a polemizzare contro di noi. Il Mondo e il Risorgimento intendono così la disciplina tra antifascisti: libertà di insinuazioni da parte loro, silenzio nostro.

    Il Risorgimento si sdegna perché il sig. Bottai ha potuto utilizzare un nostro scritto su Matteotti di un anno fa. Con il suo stupore il Risorgimento dimostra di parlare a vanvera e di aver mai conosciuto Matteotti; la sua impopolarità e severità verso gli stessi compagni era uno dei caratteri costitutivi della personalità del martire: ne possono dire qualcosa Colombino e Baldesi. Così stando le cose, noi non crediamo che sia lecito mentire per evitare le speculazioni del signor Bottai. Questa è la nostra lealtà di oppositori.

    Il Risorgimento continua con le seguenti allegre osservazioni:

    "Gobetti è anti-democratico perché segue, inconsapevolmente, la moda del tempo; è anti-fascista, perché il fascismo forse turba, più che altro, una sua concezione estetica".

    Conviene replicare a questa insinuazione con una lezione di politica e di economia? Noi anti-democratici? Rivoluzione Liberale è il primo movimento nato in Italia di democrazia europea e moderna. Prima di Rivoluzione Liberale la democrazia in Italia era rappresentata dalle cricche meridionali, dai "paglietta", dagli avvocati camorristi che si servivano delle elezioni giolittiane in complicità coi prefetti. Se il Risorgimento vuol risuscitare questa democrazia borbonica ci chiami pure anti-democratici. Noi non vogliamo avere nulla di comune con le mafie di Orlando e di Di Cesarò , che stanno a cuore dei nostri amici romani.

    In quanto ad anti-fascismo ci sono le collezioni della Rivoluzione Liberale da una parte e del Mondo dall'altra che possono dire se il fascismo l'abbiamo capito noi o i signori che nel novembre 1922 erano disposti a trattare con Mussolini alla sola condizione che egli sciogliesse la milizia. Noi abbiamo sempre parlato del fascismo come di un fenomeno destinato a durare decenni se gli italiani non erano capaci in una rivoluzione economica e morale che li portasse a maturità di popolo moderno. Altro che estetismo! I nostri contraddittori di oggi, nel settembre 1924 contavano ancora sul dannunziano Del Croix!

    È troppo arguto dunque parlare scherzando della Mecca torinese; quando in fatto di impostazione veramente democratica dell'antifascismo il Mondo deve riconoscere di essere stato alla nostra scuola: la tattica dell'Aventino per noi di Rivoluzione Liberale risale al 1922. Amicizia di Gramsci, filocomunismo, qui sono diversivi polemici degni di spiriti borbonici e inconsci delle condizioni politiche ed economiche dell'Italia settentrionale; nel Nord non ci sono classi medie che tengano; la lotta antifascista si identifica nel proletariato e bisogna lavorare lealmente a superare le divisioni che indeboliscono il movimento operaio. Naturalmente ammettiamo anche noi che non sia facile comprendere queste cose, quando si è amici del fascista Bonomi e del Duca della mafia.