Cattolici e Socialisti

    Si è spenta o quasi, in Italia e fuori, la polemica sulla liceità di intese politiche tra cattolici e socialisti. La polemica si è svolta abbastanza corretta; e la correttezza stessa è stata da parte dei teorici marxisti già un discreto indizio di abbandono di molti pregiudizi anticattolici liquidati per metà dalla realtà storica ed esulati per l'altra metà con l'esodo degli anticlericali podrecchiani verso nuove terre politiche.

    Cattolici e socialisti già da qualche anno collaborano un po' da per tutto, al Governo e nelle amministrazioni locali. Non solo: ma intese elettorali si sono già effettuate in vari siti, specie in Belgio e Jugoslavia, senza parlare della recente grandiosa intesa compiutasi in Germania, a vantaggio sopra tutto dei cattolici, per la candidatura di Marx.

    È, a mio parere, nella natura delle cose che la collaborazione si compia, presto o tardi, nell'Europa, dove le masse si dislocano prevalentemente attorno al marxismo e alla democrazia cristiana; e anche la ripresa religiosa ci ha da guadagnare.

    Da parte di alcuni cattolici si muove contro tali intese una obiezione pregiudiziale, di principio.

    Costoro dicono: Il socialismo è anticattolico, è peccato; dunque un buon cattolico non può intendersi con esso.

    Se la cosa dovesse risolversi soltanto secondo la tesi, come dicono i teologi, quei cattolici avrebbero pienamente ragione, e non si dovrebbe neppure parlare di possibilità d'intese.

    Ma la tesi (cioè, l'assoluto, il principio) va contemperata dalla ipotesi (cioè il caso contingente, il caso per caso).

    Anche il Sillabo condannava il liberalismo. E logicamente. Per il cattolicismo, la filosofia liberale è peccato. Tal quale come il socialismo. Eppure da parecchi anni i cattolici stanno dando voti a bizzeffe ai liberali, e talora ne ricevono pure.





    L'arguto ministro delle armi di Pio IX, e suo confidente, Mons. Saverio De Merode, così giustificava, subito dopo la promulgazione del Sillabo; la situazione di principio e di fatto: "Bisogna proclamare la verità e la giustizia, ma si deve nell'applicarle prendere la misura degli uomini e delle cose. Ad esempio: nessuno più di me ammira l'Apollo del Belvedere. Ma quando ordino un paio di scarpe, il mio calzolaio prende la misura sul piede mio e non su quello d'Apollo. Ecco la tesi e l'ipotesi".

    Ma, pur restando nella zona dei principî, a qualunque mediocre studioso di filosofia consta come anche il neo-idealismo coi suoi annessi (statolatria nazionalista, putacaso), da cui la politica vigente e il partito governativo sono improntati, rappresentino un'antitesi netta con la dottrina cattolica e costituiscano quindi peccato. Eppure si è votato e collaborato a piacere con gli esponenti di tali teorie, si è cooperato alla legislazione a tali teorie ispirata, e nulla s'è trovato da ridire neanche in casi di corresponsabilità audaci. Eppure l'intesa con costoro è molto più compromettente, non solo perché fatta senza riserve e senza garanzie, ma perché, se il materialismo storico nega Dio, il neo-idealismo, dopo averlo negato, trattandolo da mito, lo soppianta con una propria divinizzazione; cioè peggiora la negazione con una propria affermazione. Il che dal Gentile è chiamato laicismo positivo.

    Logica vorrebbe dunque che si dicesse: - Liberalismo, Socialismo, Fascismo, sono tre posizioni antitetiche al cattolicismo; ergo è obbligo di coscienza astenersi da contatti con tutti e tre.





    Ma la verità è che la discussione, dai piani nobili della tesi, si deve abbassarla al piano terra della ipotesi: esaminare cioè, se, per evitare un male maggiore: la reazione (col conseguente sbocco in turbamenti sociali), non convenga, secondo la prassi tradizionale, sobbarcarsi al male minore: l'intesa (non la fusione) momentanea coi socialisti. Il modesto parere di chi scrive è che questa seconda risoluzione sia la conveniente.

    In realtà, le masse cattoliche procedono già spiritualmente affiancate con le socialiste, avendo un comune obiettivo di libera convivenza civile da ricostruire. Rompere questo legame che già c'è - e non l'ho creato io - potrebbe forse arrecare un danno che peserebbe per generazioni.

    Certo i conservatori, i quali ieri si opposero a qualsiasi transazione coi liberali, domani combatteranno, scomodando teologia e filosofia, qualsiasi contatto coi socialisti. Se fossero intelligenti trarrebbero dalla loro condotta passata la illazione pel futuro: in passato, quando ebbero di fronte la minaccia rivoluzionaria, gittarono a mare i principî e s'abbracciarono agli stinchi dei liberali. Dovrebbero capire che anche oggi, per stornare il pericolo comunista, che li accappona, conviene allearsi con le frazioni più moderate del socialismo, le quali rappresentano la più vigorosa e permanente resistenza al comunismo, mentre i mezzi adoperati dalla dittatura portano alle esasperazioni bulgare, e non risolvono, ma differiscono la crisi paurosa.

    Questo dovrebbero meditare giacché il dibattito sul collaborazionismo è in loro mosso da sole preoccupazioni economiche e politiche. Salvi i loro privilegi di casta, difatti, trattano i principî con molta spregiudicatezza. Germania insegna: ivi le destre hanno contrastato la formazione del blocco cattolico-socialista di Marx in nome delle dottrine cattoliche; viceversa, per loro conto, hanno disinvoltamente scavalcato le invocate dottrine cattoliche, dando i voti e la vittoria a Hindenburg, cioè a un luterano. L'atteggiamento in proposito assunto dal Vaticano dà ragione al mio asserto. Sollecitato a pronunziarsi, s'è dichiarato estraneo alla vertenza, perché si trattava di questione di politica interna: e tale è stata la linea costante della Santa Sede nella lotta tra Centro e Bismarck. Questa, la ragione del contegno del Vaticano, e non già la distinzione, per nulla fatta in quella circostanza, se i cattolici dessero o pigliassero voti.





    La ragion dei contendere è prevalentemente politica, dunque. In politica, sì, debbono vigere i motivi della morale. Ora quanto a questi, la collaborazione con le destre in Europa, nel dopo guerra, s'è operata attraverso tali infrazioni del Decalogo compiute dai reazionari, che non basteranno decenni d'intesa coi socialisti per ristabilire il pareggio.

    Conclusione. Per evitare disorientamenti spirituali, occorre che i polemizzanti tutti non tendano a far credere che, in tema di principio, si adottano due pesi e due misure.

    Tale impressione si prova leggendo gli spunti polemici del Direttore dell'Osservatore Romano (il pensiero di questo conservatore è ben diverso da quello del Card. Gasparri, come è stato nel caso della candidatura Marx, in cui il Segretario di Stato non ha fatto questione di dare e di avere): secondo quanto in essi si afferma i cittadini cattolici possono allearsi anche con omicidi, anche con incendiari, ma non mai con socialisti. Il che, cristianamente parlando, è forse conservatorismo, ma non cattolicismo.

ROBERTO ATTOLICO.