Vita meridionale

Note sulla Sicilia

    La Sicilia rappresenta - come è noto - rispetto alle altre regioni una fase di vita già sorpassata, una forma cui in altri luoghi nuove sono successe.

    Ma la modernità ha avuto delle influenze sul suo stato di cose per cui l'osservatore attento può già cominciare a notare una certa varietà di formazioni ora elementare e primordiale in quanto propria ad un popolo in periodo di infanzia. Quindi non è del tutto esatto esaminare in blocco una situazione, contenendo essa già lieviti e fermenti nuovi, sfumature e giochi psicologici di vivo interesse per lo studioso. La massa che forma la maggioranza è dedita alla cultura della terra o vivente in generale sopra una fase primitiva di economia rudimentale, ha un senso tutto particolare dell'esistenza, una concezione del mondo nella quale confluiscono diversi elementi. Primo: il pessimismo. La forza dinamica che è in tutte le energie della natura non è avvertita da alcuno. La tradizione manca di punti di partenza essendo sempre uguale con esasperante monotonia a se stessa e la maniera di vivere viene tramandata da padre in figlio identica attraverso le generazioni. Si ha, dunque, negli animi una disperazione tranquilla e calma, pacata e serena che non è eccezione od abito mentale: forma, invece, tutto un mondo, tutta una intera spiritualità esistente supratutto come norma etica e della quale l'aspetto maggiormente caratteristico è la statica immobilità. In Sicilia lo stato d'animo della plebe permane più che nero, grigio. L'avvenire esula dalle considerazioni ed il passato avvince con la forza che danno le cose definite, i posti sicuri. Se sì è vissuti sempre così, perché cambiare? Questa è la domanda che in ogni cervello fermenta, poiché la cognizione della storia, il senso del divenire si trovano assenti.





    Bisogna tener conto, perciò, nel considerare il problema meridionale, della resistenza che offre il popolo secondo cui il mutare non appare come necessità di vita ma come avventura di dubbio esito. In conseguenza gli atteggiamenti verso la vita hanno caratteristiche originali e assolutamente singolari. Si osservi, per fare un caso, l'atteggiamento al fenomeno religioso. In sostanza - e non sembri un paradosso l'affermazione - più che cristiano esso è buddista. Dio è un vertice che brilla ognora immutabile, una sfinge che bisogna pregare perché conceda qualche alleviamento contingente all'esistenza. Il modo di considerare il divino e l'al di là è, perciò, perfettamente metafisico e dommatico, esprime la trascendenza più rigida per cui la fede è una fiamma costante, non esiste come problema connesso al divenire e, dunque, come crisi spirituale, ma spesso divampa per raggiungere altezze spaventose nei molti casi di fanatismo.

    Ora, poiché non è il caso di illustrarli, proseguiamo nella indagine. Si rende necessario a questo punto dire subito che rispetto alla marea del popolo si deve tener debito conto delle classi medie, dei piccolo-borghesi viventi ai margini della industria e del commercio nascenti. È notorio come tutti i periodi di adolescenza sia negli individui come nei popoli sono caratterizzati da malattie psichiche date dal morboso acutizzamento dei vizi latenti nel primo periodo. Onde non rechi meraviglia l'enunciare che gli aggruppamenti di cui sopra rappresentano in Sicilia la negazione e l'abbrutimento di ogni facoltà. Di fronte alle masse, la cui psicologia abbiamo già cercato di illustrare, esse rappresentano, in certo senso, un passo indietro. I primi urti col mondo moderno invece di far scaturire una visione attualistica della vita, hanno operato in senso inverso. Così anche la cultura. L'idealismo, il criticismo, e tutte le teoriche fiorite coll'affermarsi del nuovo, al posto di fornire gli inizii di originali orientamenti interiori e di una nuova morale, hanno generato un egoismo sfrenato, sordido e gretto, privo di orizzonti spirituali e che dunque non può considerarsi per indice di sviluppata personalità, svelando invece il contrario: la mancanza di ogni dignità personale.





    Ecco un esempio di ragionamento piccolo borghese: "Se io credo o non credo, ciò è affar mio personale. Ma i preti ci sono e se non mi vedono andare in chiesa si guastano con me. D'altro canto l'audizione della Messa non mi viene a costare alcun sacrificio. Dunque...". La conclusione al lettore.

    Questa logica rigida e tornacontista, ipocrita e vile, svela meglio di qualunque esegesi una situazione psicologica che non è propria ad un solo campo, ma va dalla religione alla politica ed è modo normale di essere nella vita. Così la Chiesa vive in questi casi di taciti compromessi su un terreno di indole materiale; così il deputato viene eletto a patti e condizioni più o meno stabilite con coloro che tengono gli elettori in mano fornendo loro il mezzo di vita; e le vicende fluiscono come un fiume lutulento il cui alito non fa che uccidere le iniziative e le ansie delle nuove generazioni.

    La conclusione? Breve. La piccola borghesia siciliana in blocco - non è il caso di parlare di borghesia - è dunque uno degli aspetti negativi dell'esistenza e non può avere una sua spiritualità in quanto mancano per essa le condizioni elementari di vita. Di contro, però, nei paesi in cui le condizioni sono tali da permetterlo, a questa bassura di concepire e di operare si oppongono le avanguardie operaie le quali rispondono con la dignità e l'intransigenza alla elasticità e al trasformismo delle classi... dirigenti e con gli sforzi verso l'autonomia - sforzi in cui l'animo vibra e si esalta - al riformismo dei piccoli politicanti in cerca di croci, commende e medagliette. Bisogna quindi contare su di esse per una ripresa moderna. Ogni altra speranza è illusione.

CARMELO PUGLIONISI.