L'UNITA DEL MONDO

    Il mondo è giunto ad un bivio; perché due anime nemiche non possono vivere in un corpo unico. Sono quattro secoli che le esplorazioni; le emigrazioni, le trasfusioni commerciali, le rivoluzioni, le guerre, la diplomazia, il commercio, le ferrovie, la navigazione, il telegrafo unificano il mondo nella carne. Sta per suonare l'ora in cui sarà unificato anche nello spirito, da una civiltà universale, che amalgami i frammenti più preziosi dei secoli della dispersione: la morale cristiana, la scienza e l'industria dell'Occidente, la saggezza dell'Asia, le più alte ispirazioni e perfezioni dell'arte universale dalla Grecia al Giappone?

    I nostri figli rivedrebbero allora l'unità romana, ampliata a tutto il globo, la terra diventata la città universale di tutti i popoli. Piccola cosa sarebbero le turbolenze presenti a paragone di questa immensa unità. Ma se gli odi, che ci dividono oggi, non sono i paradossali artefici di una unità futura, di quale frantumazione saranno i martelli implacabili?

    Le guerre e le rivoluzioni possono annunciare una unificazione o un dissolvimento. L'unità mediterranea dell'impero romano fu preparata da due secoli di guerre e di rivoluzioni, in Europa, in Africa, in Asia. Le guerre e le rivoluzioni del terzo secolo spezzarono invece l'unità dell'impero; rovinarono, rimbarbarirono, polverizzarono le province occidentali. Che cosa aspetta noi sulla via dell'avvenire, la sorte delle generazioni di Cesare e di Augusto o quella delle generazioni di Diocleziano e di Costantino?

    Dipenderà da noi: da ciò che sapremo volere. La pace romana unificò il bacino mediterraneo perchè le élites del mondo greco e latino acconsentirono, allorchè fu necessario, ai sacrifici di orgoglio, di potenza, di odio, di ricchezza, senza i quali le rivoluzioni e le guerre dell'ultimo secolo della repubblica avrebbero durato sino allo sterminio totale. Saremo noi capaci di fare i sacrifici necessari? O, artisti neroniani, distruggeremo il nostro capolavoro, nel momento di terminarlo?

    Le generazioni camminano nelle tenebre; verso una méta che non vedono, e di cui troppo spesso non si accorgono, se non quando l'hanno oltrepassata. Avremo l'unità del mondo, se invece di sdoppiare, velare e disperdere la nostra volontà, la drizzeremo risoluta all'ignoto ultimo fine del lavoro umano di quattro secoli.

GUGLIELMO FERRERO