POLITICI D'OGGI

ASQUITH

    In questa nuova rubrica pubblicheremo un centinaio di accurate biografie di uomini della politica internazionale contemporanea. A collezione conclusa avremo così offerto un materiale importante per lo studio dei tempi.


    Mr. Asquith è dotato di tutte le qualità che sono richieste dal sistema inglese di scelta degli uomini di governo: qualità di amministratore, di capo-partito, di uomo da discussioni parlamentari.

    Nato da una famiglia non conformista, imparò in una scuola di Londra a scrivere buona prosa latina e ad osservare la vita della città. A Oxford, studente, fece le sue prove come presidente della società di discussioni L'Unione e udì dal grande Jowett la profezia della sua futura grandezza. Dopo parecchi anni di noviziato legale andò nel 1886 al Parlamento dall'East Fifeshire come "home rouler". Seguiva Gladstone e il suo primo discorso fu un attacco tagliente contro la politica balfourista di coercizione in Irlanda, che gli valse l'approvazione di Chamberlain. Nello stesso tempo come avvocato egli difendeva Parnell. In questi anni il pensiero di Asquith non é lontano dai radicali: nel 1889 lo troviamo fautore dell'indennità ai membri del Parlamento, nel 1892 vuole destinare alla collettività gli aumenti di valore delle terre non determinati dal lavoro.

    Giorgio Meredith lo notava allora come uno dei più abili luogotenenti di Gladstone. Segretario di Gladstone dovette seguire la maniera forte ai tempi dei tumulti dinamitardi irlandesi. Ciò andava contro le sue simpatie, ma gli valse la popolarità nel paese.

    Gli anni del segretariato presso Gladstone sono di intensa attività legislativa ed amministrativa: si preoccupa delle assicurazioni sociali, delle condizioni igieniche degli stabilimenti, dei danni nella lavorazione del bianco di piombo, del lino, ecc. Liberale della scuola di Manchester, non voleva rimanere indifferente ai più delicati problemi di umanitarismo e alle più necessarie ispirazioni filantropiche.

    L'influenza di Asquith fu ancora più notevole quando Rosebery successe a Gladstone nel 1894. Egli sembrava predestinato successore di Rosebery. Invece nel 1896 Vernon Harcourt prevalse su di lui e ancora nel 1899 si ebbe la successione di Sir Henry Campbell Bannerman con significato di opposizione alla guerra sud-africana della quale Asquith era stato fautore con Lord Rosebery.





    La guerra sud-africana determinò la formazione di un'ala imperialistica liberale intorno ad Asquith che non voleva lasciare ai conservatori il monopolio nello sfruttamento degli interessi dell'Impero. Per qualche tempo l'unità del partito parve in pericolo, ma la salvò il tatto di Asquith. Propugnando l'unità dell'impero egli fu sempre un seguace convinto dell'autonomia locale, del self-governement.

    Ma solo nel 1902 al tempo del nuovo esperimento unionista Asquith tornò ad essere una figura di primo piano nella lotto politica inglese. Glie ne offrì il modo Chamberlain con la sua tariffa preferenziale per l'Inghilterra e le colonie. Ciò equivaleva a scindere il partito e a obbligare i liberali alla vecchia battaglia in nome del libero scambio. Asquith divenne il capo di questa lotta; la sua cultura economica era notevole sin dal tempo dell'Università; egli conosceva le complicazioni della tariffa meglio di Chamberlain. Seguì Chamberlain da un capo all'altro dell'Inghilterra esponendo i sofismi di lui con frecciate e polemiche, sicché la situazione politica si ridusse al loro grande duello. Asquith non aveva doti di demagogo o di banditore, egli mirava a convincere con la sottigliezza delle argomentazioni. Il suo successo in un ambiente politico sensibile e maturo gli valse un posto nel Ministero di Bannerman nel dicembre 1095. Andava Cancelliere dello Scacchiere con la fama di radicale. Ma in tre anni riusciva a colmare un deficit di 47 milioni di sterline. Solo dopo il secondo bilancio, nel 1907, passò dalla politica delle economie a una politica di riforme sociali. Stabilì una differenza tra i redditi guadagnati e i non guadagnati, diminuì la tassazione sui redditi di lavoro; aumentò i premi delle assicurazioni operaie e annunciò nuovi aumenti sulle pensioni di vecchiaia per l'anno dopo. Questa politica era audace perché contemporaneamente si dimezzava il dazio sullo zucchero e si annullava il dazio di esportazione del carbone. D'altra parte le spese navali erano in aumento; era evidente che nel deliberare le nuove spese Asquith contava su una possibilità di aumento indeterminato dei redditi, a meno che non avesse in mente di ricorrere a forme radicali di tassazione. Nell'aprile 1908 Asquith raccolse l'eredità di Bannerman; mantenne il Gabinetto quasi immutato con Richard Haldane, John Morley, Edward Grey, James Bryce, il Conte di Crewe, Lloyd George, Winston Churchill, John Burns. Lloyd George fu Cancelliere dello Scacchiere.





    La questione più importante del nuovo Ministero divenne presto la questione della Camera dei Lords. Nel 1906 il partito liberale era salito al potere impegnandosi ad accettare una legge sull'insegnamento intesa a diminuire l'ingerenza governativa nelle scuole sostenute dallo Stato. Nel 1908 una seconda legge offerta ai conservatori come un compromesso era caduta, ed Asquith aveva dovuto adattarsi con grave disappunto a una terza legge. Per la prevalenza del partito conservatore alla Camera dei Lords Asquith aveva dovuto anche rinunciare a una riforma del voto nel senso di dare un sol voto anche al cittadino che avesse molte residenze.

    Poiché la questione si faceva sempre più grave, 220 membri liberali firmarono e presentarono al Primo Ministro un memoriale che proponeva di sottomettere al popolo la questione dei Lords, riferendosi al discorso di commiato di Gladstone del marzo 1894. Asquith ricorse a una manovra degna di Disraeli. Il Cancelliere dello Scacchiere stava preparando uno schema per il bilancio del 1909. Si trattava di un bilancio destinato ad apparire rivoluzionario perché portava sui ricchi tutti i nuovi pesi, tassando i terreni non coltivati, gli aumenti dei valori terrieri non derivati da lavoro, e innalzando i premi di assicurazione. I finanzieri conservatori che avevano applaudite le economie di Asquith e la sua sapienza amministrativa nel 1906-1908 incominciarono a ritirargli ogni fiducia, e gridarono allo scandalo dell'influenza deplorevole del demagogo gallese, che già diventando Cancelliere dello Scacchiere aveva fatto allusione ai "pollai" che si proponeva di derubare. In realtà il governo aveva bisogno di trovare 20 milioni di sterline per le pensioni di vecchiaia e per le extra-dreadnougths. Piuttosto di toccare i dazi doganali Asquith preferiva ricorrere a una finanza radicale. D'altra parte la legislazione finanziaria era compito dei Comuni: i Lords intromettendosene venivano a trovarsi dalla parte del torto. I Lords caddero nel tranello. Lloyd George disse, in quell'occasione, che l'artiglieria era stata ben manovrata nelle posizioni. La gioia del governo alla notizia che i Lords avevano respinto il bilancio diede occasione a una delle più felici caricature del Punch. Vi si vedeva il volto di Asquith illuminato da un sorriso di ineffabile soddisfazione. Egli aveva ormai partita vinta. Annunciò che il partito liberale si sarebbe presentato agli elettori ponendo insieme alla questione del bilancio la questione del veto dei Lords. Era il solo mezzo per interessare gli elettori a una questione come quella del conflitto delle due camere, che da sola sarebbe stata trascurata.





    Asquith si accontentò di un espediente già suggerito dal Brigth, e anzi già nel 1835 da James Mill. Una proposta respinta due volte dalla Carnera dei Lords sarebbe diventata legge in qualunque caso alla terza volta purché fosse passato un intervallo di due anni. Non era nel temperamento di Asquith di tagliare le difficoltà alla radice; egli non si avventurò mai per mari inesplorati. Quando si trovò in incertezza si accontentò di chiedere al re di create nuovi Lords in numero bastante per far passare la legge. O addirittura si impegnò a giocare d'astuzia per superare la resistenza dei Lords coi compromessi. Alla morte di Edoardo VII si può dire che egli era arrivato a vincere completamente le ostilità.

    La difesa delle autonomie locali fu sempre un caposaldo del pensiero politico di Asquith. Egli la inquadrava in una serie di argomenti storici e teorici. Tuttavia rispetto all'indipendenza irlandese non si può dire che il suo pensiero sia sempre rimasto perfettamente coerente. Sin dal tempo in cui come segretario di Gladstone egli si era dichiarato favorevole agli Irlandesi, Parnell, profetizzando la grandezza al giovane Asquith, aveva notato con rammarico che Asquith non sarebbe stato il ministro capace di proporre realmente l'home rule. E infatti nell'autunno 1905 Asquith con argomenti da uomo pratico si opponeva in questo terreno al liberalismo di Bannerman. Invece nelle elezioni del 1910 il partito liberale s'impegnò a porre la questione. Esso si trovava ad aver bisogno dei voti irlandesi. Da "uomo pratico" Asquith sentiva di poter tornare alle prime simpatie. Così ebbe l'aiuto irlandese nella lotta contro i Lords.

    Con l'introduzione della legge del 1912 egli intraprese una campagna più difficile di quelle di Gladstone. Si propose di dare all'Irlanda un Senato e una Camera dei Comuni con facoltà legislative per l'Irlanda in questioni che non fossero pace, guerra, armamenti e assicurazioni sociali, salvo al Parlamento Imperiale un diritto di veto contro le leggi approvate dal Parlamento di Dublino. La difficoltà più grave in questa materia era di fare una legge che non lasciasse fuori l'Ulster; chè l'Ulster non avrebbe mai accettato una forma di home rule che lo abbandonasse all'Irlanda. Di fronte alla rivolta dell'Ulster Asquith dovette ricorrere a una serie di compromessi e finalmente alla legge emendativa che lasciava da parte sua l'impressione di una debolezza. Questa volta sulla prudenza del Premier, sulla sua politica conciliativa fu pronto a giocare Edward Carson.





    In politica estera l'azione di Asquith fu più coerente. Sin dal 1899 nonostante l'ostacolo della questione dell'Afganistan, egli fu fautore di una politica russofila che allora era contrastatissima dai radicali. Appoggiò Sir Grey ai tempi dell'accordo persiano. Così si mostrò sempre amico della Francia. Invece le sue aspirazioni imperialistiche lo portarono a guardare con diffidenza alla Germania.

    Credeva nella "superiorità della forza disciplinata" sulla "disordinata intelligenza delle razze non civilizzate". Alieno da nuove avventure, si mostrò invece inesorabile nel volere che l'Inghilterra conservasse ciò che possedeva. Criticava Lord Salisbury per il suo atteggiamento troppo remissivo verso gli Stati Uniti nella questione del Venezuela, insisteva perché l'Inghilterra si facesse meglio valere nella politica orientale.

    In realtà Asquith ha le sue responsabilità dirette e indirette nella guerra europea. La sua condotta è stata fatta segno ad attacchi dalle due parti. Lord Beresford ha condotto una campagna contro Asquith rimproverandogli di non aver pensato abbastanza agli armamenti navali, Morel invece ha messo a posto le cose mostrando come Asquith abbia fatto con Grey il gioco della politica russa. Certo dopo Agadir la paura del pericolo tedesco gli impedì di esercitare quell'azione per la pace che gli sarebbe stata possibile. Nel 1912 l'accordo dell'Inghilterra con la Duplice in caso di guerra era cosa decisa. L'Inghilterra non avrebbe più potuto esercitare nessuna azione di mediatrice per la causa europea. Asquith accettò allora tutto il programma navale di Churchill. Scoppiata la guerra continuò a dirigere la politica inglese sino al dicembre 1916. Ma il ministero liberale era ormai diventato un ministero di concentrazione. Asquith non era più al suo posto; c'era bisogno di un propagandista, di un uomo che parlasse alle folle e gli successe Lloyd George. La carriera di Asquith poteva considerarsi conclusa. La politica di unione nazionale di Lloyd George preludeva al tramonto del partito liberale.





    Asquith ha segnato un momento di transizione nella politica inglese. È ancora in parte un uomo di stampo antico, freddo, riservato, si rivolge all'intelletto, non ha immaginazione, non sa parlare alle folle. La sua qualità fondamentale è la prudenza, la sua idea fissa è la necessità di rimaner fedele alle dottrine di Manchester e alla politica liberale tradizionale. L'istinto dell'ordinaria amministrazione prevale in lui contro ogni bisogno di originalità o di improvvisazione. Per questa serietà e severità la sua figura rimane un modello.

    Del suo opportunismo si devono cercare le ragioni nel compito che gli assegnavano i membri. Egli fu destinato a inaugurare la politica che Lloyd George applicò poi con più clamorosa demagogia. Nell'epoca dell'industrialismo e del movimento operaio Asquith non poteva non seguire indirizzi radicali. La sua abilità fu in ciò che pur facendo il radicale egli riuscì a tener unito il partito liberale ottenendo anche l'appoggio degli elementi più destri. Naturalmente egli giocava sul favore popolare. La cosa gli era facile a patto di rimanere inattaccabile in politica estera. Di qui la sua deplorevole condiscendenza ai conservatori in tale argomento e il suo imperialismo.

    Guardato da un punto di vista storico il nuovo indirizzo del liberalismo accentuato da Asquith è una specie di attesa del laburismo. Le masse operaie stanno per intervenire direttamente nella lotta politica; premono per realizzare i loro diritti. La loro funzione storica sarà in difesa di tutte le libertà; esse sono le naturali eredi del liberalismo.