RISORGIMENTO

CETI MEDI IN ITALIA

    Molto si è parlato di ceti medi nel recente congresso degli Unitari: fidarsi di questi ceti, diffidarne? captarli, respingerli? fondersi con essi, assorbirli? è stato un argomento che fu trattato di proposito; è stato un argomento che fu presente al pensiero di tutti gli oratori, anche quando espressamente essi parlavano d'altro. E si capisce che la questione paia agli unitari importante: è insomma la questione della borghesia; sarà questa borghesia con gli operai organizzati dagli Unitari o sarà contro di essi? e se continuerà ad esser loro, in massima parte, contraria, potranno questi operai da sé rilevarsi e farsi strada? e se larga parte di questa borghesia s'accosterà e si fonderà con gli operai, potrà l'elemento operaio difendersi dall'assorbimento, e rimaner se stesso e dar lui ancora il tono al partito?

    L'eterno tormento: non poter vivere senza di lui, non poter vivere con lui. S'avverte che ancora nel mondo, o almeno in Italia, la civiltà dominante è civiltà borghese: si sente che ancora per un pezzo l'ultima parola chi la dirà sarà il ceto medio, la borghesia.

    Ma pur essendo d'accordo con gli Unitari nel riconoscere a questo ceto medio, e a questa borghesia, l'importanza che gli spetta - anzi essendo a questo riguardo più espliciti di quanto sian stati al congresso gli Unitari - noi siamo d'accordo con essi sul modo di porre "in Italia", il problema dei rapporti fra proletariato politico e ceti medi o classi borghesi. Per gli Unitari il problema pare che sia stato questo: data l'esistenza e riconosciuta l'importanza politica dei ceti medi, il proletariato che contegno deve tenere nei riguardi di questi ceti medi? Per noi invece il problema deve essere un altro, deve esser questo: in Italia, nell'Italia nostra, nell'Italia dal '700 in qua, esiste, con fisionomia sua, una classe cui spetti il nome di classe media, di borghesia?





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    Posta così la questione - la quale, evidentemente, deve essere pregiudiziale all'altra così cara al cuore degli Unitari - noi crediamo che essa questione debba esser risolta negativamente: l'Italia nostra non ebbe nella sua breve anemica storia, e non ha tuttavia, un ceto sociale individuato stabile autonomo, a cui si possa dare, nella storia e nella politica, il nome di ceto medio, il nome di borghesia. S'andava formando da noi, sia nel Nord sia nel Sud, lentamente e faticosamente, una classe cosiffatta nel beato tempo che succedette alle guerre di successione, nella seconda metà del '700: gli avvenimenti che seguirono in Italia dal 1796 al 1861 turbarono forzarono esaurirono questo processo di selezione sociale: l'Italia nacque, nel modo che all'ingrosso si sa, senza che avesse un ceto medio, una borghesia autentica, per metterla nel mondo allevarla e proteggerla. Se in Italia ci fosse stata nell'ottocento una autentica borghesia, questa avrebbe saputo da sé, con le sue vittorie e senza l'aiuto straniero, rendere indipendente il suo paese; da sé avrebbe trovato per la sua patria riconquistata l'unità vera, l'unità interna e durabile, invece di quella retorica rivelata dai profeti disarmati o di quella burocratica imposta dai principi armati; e, quel che più conta, non si sarebbe ridotta a rinunziare, per tale unità e indipendenza, alla sua libertà che doveva essere per lei l'unica ragione e maniera di essere; avrebbe saputo, insomma, per conquistarsi il diritto di dominare e di esistere come classe dominante, fare la sua "rivoluzione liberale, la sua "rivoluzione borghese".





    E poi, avuta, ad ogni modo, sia pure come elargizione di un principe e come dono di pochi illusi, una qualsiasi libertà, di questa libertà si sarebbe fatta degna, l'avrebbe consolidata, estesa: si sarebbe, venuto il momento, per questa libertà fatta tutta ammazzare. Invece si sa bene come siano andate le cose nel passato più recente e meno recente: si vede bene che governo abbia fatto quella pseudo borghesia di questo retaggio liberale, in cui doveva per essa riassumersi la vita sua e la vita della patria sua. Nel dopoguerra - che fu esso, non il periodo di guerra, la prova del fuoco per gli Stati moderni, per gli Stati liberali - o combattenti o neutrali, o vincitori o vinti, resistito hanno quegli Stati che avevano, bello e formato, cosciente e autonomo, un ceto medio vero e autentico: crollati sono questi Stati che un tale ceto non avevano o avevano troppo scarso e troppo recente. La Russia demo-liberale di Kerensky è crollata così. Che fine abbia fatto l'Italia demo-liberale di Giolitti di Orlando e di Salandra lascio dire all'intelligente lettore; il perché di tale fine lo dico io: perché tale Italia non aveva la colonna vertebrale di un ceto medio antico ed educato, come l'ebbero dei vinti la Germania, dei vincitori la Francia e l'Inghilterra.





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    Un ceto medio, una borghesia moderna meritevole di tal nome, come classe politica autonoma, in Italia dunque, fino a ieri, non esisteva: la catastrofe dell'Italia come Stato liberale è dovuta a questa nostra fatalissima deficienza sociale: un'Italia liberale non risorgerà, o non sorgerà, sinché non ci sarà in Italia una classe media, che abbia consapevolezza di questa sua consistenza sociale, che abbia capacità morale e tecnica di compiere la missione che nelle moderne democrazie spetta alla borghesia.

    Se questa classe non è esistita in Italia fino a ieri, esiste essa oggi? esisterà domani?

    Esiste. Esisterà.

    Questa nostra classe media, questa borghesia vera ed autentica, è il proletariato industriale organizzato e facente capo, per ora, ai partiti socialisti italiani. Nello Stato liberale moderno quella che col Machiavelli possiam chiamare "la guardia della libertà" è posta, per definizione, nella borghesia. Nella lotta contro il fascismo, da quando la lotta s'è venuta facendo più serrata, ed il fascismo è mosso senza rispetti alla conquista della bandiera, l'ultima e aperta resistenza, nel silenzio e nello sgomento degli altri oppositori, gli è stata opposta dagli operai organizzati; sciopero della Fiom e congresso Unitario: il proletariato politico italiano s'è conquistato sul campo i suoi galloni di borghese, o, se preferisce, di ceto medio, o, se vuole meglio, di ceto dirigente d'una democrazia moderna. Non faccia il ritroso: è salito di grado: non é più il quarto Stato, è esso il terzo Stato: ieri niente, domani, se vuole, tutto.





    In questa Italia, povera analfabeta e disorganizzata, dove volete che sia il ceto medio, se non è quello che io dico? Un ceto abbastanza omogeneo, relativamente colto, non più miserabile economicamente, esercitato nelle lotte politiche come è codesto proletariato politico, lo volete ancora relegare fra i ceti umili, fra le classi abbiette? O è retorica, codesta, o è ignoranza o è pigrizia. All'infimo della scala, quarto o quinto Stato, adesso ci metteremo le plebi analfabete del Mezzodì, e, se mai, le plebi diplomate e addottorate degli apolitici della bassa burocrazia; al sommo, per riconosciuta prepotenza economica e politica, i feudatari, i "principali", con tutti quei loro sudditi della pseudo-borghesia; in metà chi ci deve stare? chi se non il nostro proletariato politico?

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    Risolta così la questione, pare a me che quel tal problema dell'alleanza del proletariato politico coi ceti medi sia un problema anacronistico, un problema che oggi non ha più ragione d'esser posto. "Il ceto medio sono io - l'empire c'est moi", può dire il proletariato, e dedurre di qui le conseguenze.

    "Ma: di quei ceti a cui - convenzionalmente, e sia pure a torto, si sèguita a dare il nome di medi (intellettuali, impiegati, professionisti, ecc.) che cosa farne politicamente - persisterà a domandare qualche Unitario - cercarli, respingerli?".

    Niente, non curarsene; quarto stato, res nullius; tornàte forti, torneranno anche quelli, se ci tenete; ma meglio non tenerci; son destinati a sparire come ceto per sé stante: o si arricchiscono e allora vanno a finir coi nemici, per forza; o il carovita li strema e allora saran più in basso di voi; e se rimangono quel che sono, corpuscoli staccatisi dai maggiori astri gravitanti negli spazi della vita politica italiana, voi vedete bene che non conteran mai più nulla: lagrime di S. Lorenzo che fanno un pò di luce, un attimo, la notte, in cielo, e poi non lascian traccia alcuna del loro passare.

    E voi, o nuova, o prima, borghesia italiana, non curatevi troppo di alleanze e di compagnia: fate la strada vostra, e che sia per il bene vostro e per il bene d'Italia.

AUGUSTO MONTI