VITA MERIDIONALE

LETTERA DALLA BASILICATA

    Nella vita politica della penisola la Basilicata è una ipotesi. Non avendo caratteristiche definite da confini precisi che la pongano in una situazione di efficiente autonomia politica, essa serve benissimo come amorfa entità quantitativa, per ingrossare queste o quelle cifre calcolate a soddisfazione di piccole e grandi vanità. Ieri si diceva: il Mezzogiorno è interamente fascista, in cui l'espressione Mezzogiorno abbracciava, oltre che regioni politicamente coscienti, anche la Basilicata. Sotto questo aspetto non si può negare alla Basilicata una certa importanza politica. Ma fra le regioni del Mezzogiorno è quella che manca, più di tutte, di una coscienza politica. Ha bensì uno sfondo piatto di patriottismo, di vago liberalismo, più pseudo-sociale che veramente politico, fatto di "non te 'ntricà" di "tira a campà" ma difetta di quei rilievi precisi e definiti che, sbalzando, con maggiore o minore evidenza, sul monotono sfondo, segnino la vera esistenza di una coscienza politica.

    Ecco, per l'appunto non c'è coscienza politica, mancando al popolo basilicatese una retina mentale che gli permetta di ricevere una visione proporzionata di un fenomeno, e che gl'impedisca di sopravvalutare, oltre il consentito, comuni episodi di vita locale. Per una involontaria illusione, naturale, del resto, in spiriti abbandonati a se stessi e necessariamente individualisti, si finisce col dare il nome di vita politica a ciò che solo rientra nel consueto pettegolezzo e nelle meschine competizioni personali.

    Le manifestazioni, per così dire, esemplificative, di questo modo d'intendere e di esercitare la politica in Basilicata, forniscono un'amenissima messe di episodi e di aneddoti divertenti. Se ne possono spigolare in quest'ultimo periodo.

    "Segretario politico" "fiduciario" "manipoli" "centurie": belle e grandi parole che richiamano alla mente quelle ampie e spesse monete fuori corso dell'epoca di Franceschiello, che empivano tutto un taschino e che valevano cinque "grana". Oggi ancora esse sono la gioia del nostro bimbo che giocherella con esse, facendole ruzzolare sul pavimento, in un cantuccio della cucina.

    Ma è dunque così facile la vita politica? E per viverla basta una tessera? E qual'è il grido d'ordine? Abbasso il socialismo? A Noi? Ma allora "A Noi!", "Abbasso il socialismo!" e via per le strade vedove, assolutamente vedove per decenni, di socialismo. È così semplice ed è così comodo fare questa benedetta politica, tutti tutti possono parteciparvi. Non ci si rimette niente, vi sentirete chiamare "segretario politico" o "fiduciario" e tutti insieme sarete, indovinate?... un manipolo! una centuria! E poi, la domenica, tutti in piazza con l'abito nuovo e il fiore sul cappello. Faremo gli esercizi, canteremo "Giovinezza" e sfileremo così, con aria marziale, sul sagrato.





    O trepidi cuori di fanciulle, fragranti di fieno e di spigonardo, villanelle che v'imporporate quando vedete il vostro "moroso" sfilare in parata, vivetela anche voi la vita politica, questa vita politica così facile, così divertente, su, anche voi alternate i vostri passetti risonanti sui ciottoli del sagrato, unò, duè! unò, duè! uno, duè!...

    Quando questa maniera arcadica d'intendere la politica s'innesta con le competizioni personali, la cosa è ancora più amena.

    In un comune di Basilicata un tale prende l'iniziativa per costituire una sezione - poniamo - del P. N. F. Viene a saperlo un suo nemico che, invidioso della fortuna che attende l'altro, o della potenza cui sta per assurgere, o timoroso del male che potrà venire a lui suo nemico, o solo per un nativo bisogno di far dispetto, si dà ad organizzare un'altra sezione. Poco importa se siano o no fascisti, purché siano suoi fidati. Ognuno loda la bontà della propria sezione, come il ciarlatano callifughivendolo quella della propria merce. Sorgono due sezioni; si portano all'approvazione: l'una trionfa, l'altra giura odio eterno e vendetta nel nome del proprio capo. E quindi bastonate, liti, cause, un vero ben di Dio per gli innumerevoli avvocati delle preture locali, se ogni tanto un'amnistia non spezzasse gli incartamenti di questi autentici "reati politici"! Ma non durerà a lungo neppure il... vincente e piazzato segretario politico! Si accorgerà un bel giorno che ha speso troppi danari per niente. In paese ancora ricordano il pranzo che offrì al fiduciario provinciale, e poi i mortaretti, la fanfara, la bicchierata ai musicanti; tutto, tutto a sue spese. Sperava che il fiduciario non avrebbe "fatto nominare" a presidente della Congregazione di Carità il suo rivale, che si vantava di "tenere la nomina in tasca"; ebbene, lo credereste? La nomina gli era giunta lo stesso. E intanto, chi lo rimborsava delle spese? No, no, il fiduciario non aveva fatto le cose giuste. Una truffa da far parlare i giornali, senza contare gli strilli della moglie che aveva fatto già da gazzetta in tutte le case dal paese. E intanto gli affari, in campagna, andavano a catafascio. Il massaro lo rubava, la mucca era scappata; un mulo si era azzoppato; la tosatura delle pecore gli aveva fruttato poco. Si capisce, senza di lui che intanto si occupava di politica! No, no! più niente politica; venga, venga pure avanti il suo rivale a fare il segretario politico; egli torna, addio!, egli torna a vigilare la sua "masseria".





    E fra questi robusti entusiasmi e questi placidi scoramenti, una famiglia ha vissuto la sua tragedia politica. Le spese per il pranzo del fiduciario costituiranno un ricordo tremendo per tutti i discendenti di sette generazioni. Per quanti anni ancora quella famiglia non si occuperà più di politica?

    A creare ed a rinsaldare questa situazione di isolamento politico ha indubbiamente concorso l'estremo isolamento economico e sociale nel quale si è sempre trovata e si trova la Basilicata. Scarse le vie di comunicazione che permettano l'incedere della civiltà, talché nella popolazione di Basilicata vi sono numerosissime persone che non han mai visto un treno, una stazione ferroviaria, un'automobile. E' da meravigliarsi se la loro mentalità e i loro sistemi di vita si sono arrestati all'età dei trasporti a dorso di mulo? Insufficenti e male attrezzate le scuole, che pure permetterebbero di avere un'approssimativa idea caleidoscopica del mondo che si agita di là dall'orizzonte. Misere le condizioni economiche, proporzionate allo scarso rendimento della terra e limitate dalla sterile avidità del risparmio.

    Così si vive in un'atmosfera speciale, sicché a momenti si ha il sospetto che tutta la regione sia esclusa da ogni movimento terrestre di rotazione e di rivoluzione, ferma, terribilmente ferma come le sue paludi sature di febbre.

    Si capisce come la vita politica che si spiega in quest'atmosfera sia di un genere affatto singolare. E si capisce anche con quali criteri si giunga all'apprezzamento ed all'interpretazione di quella che invece si svolge altrove e di cui si ha notizia attraverso i giornali. Gli avvenimenti di cui giunge l'eco si riducono, si rimpiccioliscono, si inquadrano, insomma nei limiti della mentalità locale, rigida, inelastica unità di misura di ogni fenomeno sociale, anche dei più vasti e complicati.

    Il primo passo per giungere ad una visione politica più lata è quello di riportare il concetto di lotta politica al suo significato più proprio ed originario, sottraendola cioè ad ogni visione personalistica e facendola poggiare invece su motivi prettamente economici. Occorre favorire, quindi, il sorgere di partiti di massa, su salde basi economiche; determinare così la lotta di classe, che, dando una individualità precisa ed accelerando il definirsi delle classi sociali, getti le fondamenta e costituisca i termini, gli estremi eterni di ogni bene intesa lotta politica.





    Quando l'elettore di Basilicata cosciente dall'esistenza di problemi generali che sopravvanzano e dominano quelli particolari e personali, potrà spostare questo suo ragionamento: "Io dò il mio voto al partito socialista perché il candidato è Tizio" in quest'altro: "Io dò il mio voto a Tizio perché è il candidato del partito socialista", allora, e solo allora si saranno realizzati in lui tutti quegli elementi di valutazione politica e sociale, che costituiscono appunto nella loro somma ciò che si chiama coscienza politica.

    Evidentemente un tentativo di educazione sociale e politica nel senso indicato presupporrebbe già in atto un risveglio economico effettivamente inesistente in Basilicata. Lo stesso complesso di problemi economici e sociali che va sotto il nome di questione meridionale se ha fornito scarso alimento a personali manifestazioni politiche e culturali da parte di pochi deputati, e studiosi, non ha ancora trovato la formulazione più appropriata per potersi risolvere in effettivo vantaggio per la Basilicata, sia dal punto di vista economico-sociale, sia - tanto meno - da quello politico.

    Tuttavia la questione meridionale - anche perché par giunta l'ora che essa esca dalla sua fase di formulazione dottrinaria per risolversi in un'azione - potrebbe essere un efficace inizio per un movimento di riscossa morale e politica dei popoli meridionali in genere e di quello basilicatese in ispecie.

    Bisogna però che i problemi meridionali diventino intima e diretta aspirazione del popolo minuto, del popolo agricoltore e bracciante. Bisogna che essi diventino l'intrinseco impulso per un'azione che appassioni e trascini il popolo, non più l'appello estrinseco e dottrinario che al popolo non giunge e che non può nel popolo determinare alcun moto di rinnovamento.

    Occorrerà quindi semplificare la questione, volgarizzarla, liberarla di ogni elemento estrinseco e dottrinario; fissare chiaramente i termini per un'attività pratica di fronte al governo; inquadrare, insomma, la questione in termini comprensibili e divulgarla con metodi diretti, che giungano, senza essere demagogici, a toccare il cuore e la passione del popolo meridionale e basilicatese.

    Così, mentre, come fine diretto ed immediato, si potrà forse dare una soluzione ad un problema che rischia di diventare per sempre un fossile sociale; si tenderà, in via indiretta a determinare un salutare moto nell'atmosfera politica del Mezzogiorno.

    Son due fatti, come si vede, che - a bene intendersi - ammettono una soluzione unica.

    La questione meridionale, penetrata nella coscienza dal popolo, può e deve essere insieme la prima determinante e la principale derivata di una lotta politica nel Mezzogiorno.

ETTORE LATRONICO