La Vita Internazionale

LA FEDERAZIONE BALCANICA

    Questo saggio di un nostro collaboratore balcanico offre un quadro e un tentativo di soluzione dei problemi politici della penisola. Senza una sistemazione popolare degli Stati balcanici la pace europea sarà sempre minacciata. Oggi gli Stati prevalenti nell'equilibrio balcanico, Serbia, Rumenia, Grecia, cercano di risolvere le difficoltà interne sempre più tragiche col diversivo dell'imperialismo: ossia rendono, più grave la minaccia alla pace. Di fronte al pericolo di questa reazione la politica democratica deve essere analoga a quella seguita dal 1815 in poi contro l'Austria: opporre ai popoli oppressori i popoli oppressi. Anche questa politica mazziniana non è senza pericoli; sopratutto non potrà dare frutti immediati; ma indebolendo gli imperialismi dominanti può preparare la soluzione democratica dello Stato federale balcanico. E' vero che anche i Soviet lavorano per questa soluzione; ma non ci par questa una buona ragione per diventare austriacanti e reazionari.

    Furono necessari secoli di lotte di sofferenze, di prigione, di fame e di schiavitù per distruggere due nemici della libertà e del progresso dei popoli balcanici: l'impero feudale di Turchia e l'impero feudale-capitalista dell'Austria-Ungheria. Con l'annientamento di questi due nemici i popoli balcanici credettero di conquistare la loro libertà nazionale, l'indipendenza dei loro Stati e insieme la liberazione sociale e le condizioni favorevoli per il loro sviluppo culturale, economico e tecnico. Essi speravano la fine delle guerre e dei massacri reciproci; desideravano la pace nei paesi balcanici e l'attuazione del principio: i Balcani ai popoli balcanici. Lottavano, in una parola, per l'annientamento di ogni reazione e per la vittoria della libertà - nel senso più largo della parola.





    Ma con la distruzione di queste due nemici i popoli balcanici non videro tuttavia realizzate le speranze delle loro lotte secolari. Base dei loro Stati rimanevano l'oppressione nazionale e lo sfruttamento sociale; l'ordine giuridico si fondava esclusivamente sulle baionette militari, l'ordine economico riposava da un lato sulla fame e sulle sofferenze delle masse contadine e operaie, dall'altro sull'arricchimento di una casta privilegiata, gli usurai delle città e delle campagne. La scienza, il diritto, la politica, la filosofia, la religione e le arti erano rivolte soltanto a consolidare il loro potere.

    Alla fine della grande guerra imperialista, i popoli balcanici formarono cinque Stati artificiali, reazionari, imperialisti: la Jugoslavia, la Rumania, la Grecia, la Bulgaria e l'Albania. Ma in verità i loro nomi dovrebbero essere - malgrado il trattato di Versailles: la Grande Serbia, la Grande Rumania, la Grande Grecia, la Bulgaria mutilata e l'Albania ridotta alla miseria.

    La rovina degli imperi turco e autro-ungherese e la loro sostituzione con cinque successori è senza dubbio una conquista storica, una tappa verso l'emancipazione completa dei popoli balcanici. Ma i cinque successori hanno ripreso dai predecessori i metodi di governo e di dominio: l'oppressione delle nazioni e lo sfruttamento delle masse contadine e operaie. I cinque odierni Stati balcanici si fondano sul militarismo e sulla reazione sociale e politica.

    Un nuovo dovere s'impone oggi ai popoli balcanici: in nome degli stessi princìpi che li guidarono alla distruzione degli imperi turco e autro-ungherese, in nome dei loro interessi vitali, devono distruggere la Jugoslavia, la Rumania e la Grecia imperialiste, la Bulgaria reazionaria e l'Albania feudale; e sulle loro rovine realizzare l'unione dei popoli balcanici liberi e indipendenti, in marcia verso il progresso e la civiltà: si tratta di costituire la Federazione Balcanica.





    Insistiamo sulla necessità di distruggere le cittadelle della reazione balcanica, poiché chi è capace di abbattere uno stato di cose dannoso, sarà ugualmente capace di costruire pietra su pietra un ordine nuovo, più giusto e progredito. L'epoca attuale impone enormi doveri ai popoli balcanici. I cinque Stati faranno sforzi inauditi per rimanere al potere e continuare ad opprimere i popoli, ma la disfatta avverrà ugualmente, e ben presto vedremo la scomparsa della Grande Serbia, della Rumania dei boiardi, della Bulgaria reazionaria. La guerra tra le nazioni, la lotta di classe e la guerra civile sono nei Balcani al loro punto culminante. Pasic, Zancoff, Bratiano, Miailopulos e Ahmed bey Zogu non potranno resistere alla collera popolare e combattere con successo la rivoluzione che si avanza.

    Se i popoli balcanici dunque non hanno ottenuto ciò che era lo scopo delle loro lotte, hanno tuttavia conquistata l'esperienza di cui furono privi finora e che è indispensabile per vincere il nemico. Hanno compreso che invece di obbedire, come fino ad oggi, alle classi privilegiate, debbono unirsi nella lotta comune per la liberazione di tutte le nazioni schiave nei Balcani, per la Federazione Balcanica e il governo degli operai e dei contadini.

    Nessuna idea è mai stata accettata con tale unanimità e entusiasmo da milioni di operai e contadini oppressi dei Balcani. Per la prima volta nella storia i popoli balcanici si accordano e si uniscono per la realizzazione di una grande idea politica: Serbi, Bulgari, Albanesi, Sloveni, Greci, Croati, Rumeni, Macedoni, Turchi, ecc., - tutti si raccolgono con fede e con sicurezza sotto la bandiera della Federaziane Balcanica, unione che ha grande importanza e valore morale e politico. Lo spirito di combattività e di sacrificio delle masse è il pegno migliore della sua vicina realizzazione.





    Per una superficie di 800.000 kilometri quadrati, che comprende la Jugoslavia, la Rumania, la Grecia, la Bulgaria e l'Albania, vivono circa 40.000.000 d'abitanti, appartenenti a più di 15 nazioni, storicamente sviluppate e in lotta per il diritto di autogoverno, per la formazione delle unità nazionali libere ed indipendenti. In alcune regioni, come ad esempio nella Macedonia oppressa, sotto i Serbi e i Greci, in Bosnia-Erzegovina, in Voivodina, a Erdel, nella Bucovina, in Bessarabia, in Dobrugia, in Tracia e altrove le nazionalità sono miste a tal punto che la delimitazione geografica è impossibile, senza danno dell'una o dell'altra unità nazionale.

    Prima delle guerre balcaniche del 1912, la Serbia, la Rumania, la Grecia e la Bulgaria erano Stati di 17.000.000 d'abitanti. La nazionalità dominante comprendeva il 95% della popolazione di ogni Stato. Dopo le guerre balcaniche - e sopratutto dopo la grande guerra imperialista - per l'applicazione del trattato di Versailles, la Serbia, la Rumania, la Grecia e la Bulgaria hanno più che raddoppiati i loro territori e accresciute le loro popolazioni di 20 milioni d'abitanti, appartenenti a diverse nazionalità. Le nazioni oppresse dall'imperialismo serbo sono: i Croati, gli Slovene, i Macedoni, gli Albanesi, i Turchi, i Tedeschi, gli Ungheresi e altre minoranze nazionali, in tutto otto milioni; sotto l'imperialismo rumeno: gli Ungheresi, i Tedeschi, i Russi, i Bulgari e minoranze nazionali, in tutto cinque milioni; sotto l'imperialismo greco: circa due milioni di Macedoni, Albanesi e Turchi; sotto la reazione bulgara: 650.000 Turchi, Greci e altri. (I)





FATTORI D'OPPRESSIONE

    Il trattato di Versailles, concluso in nome della "libertà delle nazioni", della "liberazione dei popoli oppressi", della pace europea e di infinite altre menzogne, che nascondono l'imperialismo della Piccola e della Grande Intesa, in realtà ha avuto come risultato la servitù e l'oppressione di circa dieci nazioni e minoranze nazionali; ha stretto con le catene della schiavitù circa una metà della popolazione dei paesi balcanici. Il trattato di Versailles ha creato una situazione così intollerabile che nessuna critica è sufficiente per smascherarla. L'unica critica efficace sarebbe la sua pura e semplice abrogazione. Il trattato di Versailles è il primo nemico delle nazioni e dei popoli balcanici; le loro lotte per l'autodecisione sono nello stesso tempo lotta contro il trattato di Versailles, lotta che non sarà abbandonata prima che sia riportata la vittoria su quanti impediscono il cammino verso la completa emancipazione.

    I secondi nemici delle nazioni e dei popoli oppressi sono il militarismo e l'imperialismo balcanico: le camarille e le dinastie di Serbia, Rumania e Bulgaria, i feudatari d'Albania e la cricca dei condottieri greci; i poliziotti e gli spioni, capaci di tutte le infamie. Su 40 milioni della popolazione dei paesi balcanici, i governi reazionari trattengono almeno due milioni di soldati e poliziotti sotto le armi. Si è calcolato che su ogni ventina di abitanti c'è un soldato o un gendarme sotto le armi. La Serbia, la Rumania e la Grecia spendono la metà dei loro fondi per l'esercito; la Bulgaria e l'Albania per mantenere le bande reazionarie e la polizia segreta.

    Questi fatti ci provano che i governi dei paesi balcanici mantengono eserciti enormi per nuove guerre che vengono preparando, per nuove carneficine e nuove devastazioni: la pace nei paesi balcanici è quindi impossibile con le attuali condizioni politiche e sociali: i popoli imperialisti dei Balcani si armano fino ai denti per disputarsi la Macedonia, la Tracia, l'Epiro e Salonicco, la Dobrugia, la Voivodina, la Bosnia-Erzegovina, ecc.

    Pasic, Zancof, Bratiano, Miailopulos e Zogu, sostenuti da una folla di funzionari stipendiati, fanno credere in Europa che tali eserciti sono loro necessari per difendersi dal nemico interno ed esterno - ipocrisia di moda presso tutti i governi reazionari.





    Il nemico interno di cui essi parlano, sono le nazioni oppresse che lottano per la loro libertà nazionale, sono le grandi masse contadine e operaie che lottano per la liberazione economica e politica, per il prodotto intero del loro lavoro e contro ogni forma di sfruttamento. Sono 30 milioni di contadini poveri di tutti i paesi balcanici e 5 milioni di proletari industriali e di artigiani, che lottano per i loro diritti alla vita.

    Il nemico esterno contro cui si arma la reazione balcanica dovrebbe essere l'imperialismo dell'Intesa, che ordina ai suoi vassalli balcanici di armarsi e prepararsi per la nuova guerra. Ma i popoli balcanici comprendono ormai che non avranno mai libertà e indipendenza nazionale, né pace e tranquillo progresso se non distruggeranno per sempre il loro più pericoloso nemico: il militarismo balcanico.

    Il terzo nemico - e non meno pericoloso - dei popoli balcanici, dei loro diritti sociali e politici, è l'oligarchia finanziaria e plutocratica, le cricche degli speculatori e dei capitalisti, che rubano la ricchezza del popolo, tutti quei parassiti come i bey, i bojardi e i propri fondiari che nella maggior parte dei paesi balcanici, dispongono della vita, del lavoro, delle donne e dei figli dei loro contadini servi. Queste bande di ladri e di sfruttatori del popolo scompariranno presto nel fango e nella putredine in cui vivono; l'incapacità di cui danno prova li aiuterà a precipitarvi.

    Accanto a questi nemici dei popoli balcanici ve ne sono altri: professori, letterati, avvocati, giornalisti, funzionari corrotti, organizzazioni reazionarie coi loro ideologi, parroci, preti ed emigrati zaristi russi che tutti, coscientemente o incoscientemente, con o senza premeditazione, si sono venduti ai nemici del popolo messi al servizio del regime reazionario balcanico e dell'oscurantismo medioevale.





FATTORI DI LIBERTÀ

    Sono anzitutto dieci nazioni e minoranze nazionali oppresse, la cui lotta per la libertà nazionale non può essere impedita da alcuna reazione, nè vinta da alcuna forza. Il diritto dell'autodisposizione dei popoli, e la loro volontà di entrare nella Federazione Balcanica, sotto governi popolari sarà una delle loro maggiori conquiste politiche.

    Il secondo fattore della distruzione della reazione balcanica, più esattamente il principale fondamento su cui si costituirà la Federazione dei popoli balcanici, è lo slancio irresistibile dei contadini verso la conquista della terra che coltivano e il godimento dei prodotti del loro lavoro. Il contadino acquista ora una coscienza di classe, si rende conto della sua forza e della sua potenza. Le rivolte dei contadini rumeni contro il governo dei boiardi, le insurrezione armate dei contadini bulgari contro il governo reazionario del professor Zancoff, la resistenza organizzata dei contadini croati contro l'imperialismo panserbo, le rivolte incessanti e le eroiche lotte dei contadini di Macedonia contro gli oppressori di Belgrado e di Atene, le insurrezioni dei contadini albanesi contro la casta dei bey feudali, la formazione del fronte unico rivoluzionario delle nazioni oppresse con le classi oppresse delle nazioni dominanti contro gli oppressori comuni - tutte queste lotte e questi movimenti sono segno di risveglio e di maturità. Il regolamento definitivo dei conti con gli oppressori non tarderà a venire. Con l'imprigionamento dei cinquemila contadini in Jugoslavia, il massacro, di quindicimila contadini in Bulgaria, le persecuzioni e i massacri dei contadini rumeni e albanesi, le cinque cricche dominanti scavano la propria tomba, in cui i popoli balcanici le sotterreranno.





    I trenta milioni di contadini poveri e medi di tutti i paesi balcanici sono una riserva inesauribile della forza e della potenza popolare in lotta per la Federazione Balcanica. I governi balcanici speculano sul loro basso livello culturale sapendo che vi sono più di 25 milioni di contadini analfabeti. E questo per merito dei regimi Balcanici che, quando giungerà l'ora, i contadini sapranno ben giudicare.

    Le masse contadine sanno che i loro governi non hanno la capacità di risolvere la grande questione vitale per essi: la Riforma Agraria. Abolire le grandi proprietà fondiarie, dare la terra a chi la lavora, perfezionare l'economia rurale e il livello tecnico, elevare l'ideologia dei contadini, liberarli dalle grosse imposte facendole pagare dagli speculatori e dai banchieri, proibire la speculazione sui prodotti agricoli; sono questi problemi che i governi balcanici sono incapaci di risolvere. I contadini degli Stati balcanici, sia delle nazioni oppresse che delle nazioni dominanti, non hanno nessun interesse alla conservazione dei regimi esistenti, nel cui quadro non potrebbero mai ottenere condizioni economiche e culturali favorevoli. I dirigenti della reazione balcanica nella misura in cui furono costretti a compiere la Riforma Agraria non fecero nulla nell'interesse delle masse contadine. Lasciarono quantità enormi di terra ai proprietari fondiari e ai feudatari e quella che fu confiscata, venne pagata e indennizzata sotto forma di diminuzione delle imposte e di altri contributi, che gravano di nuovo sui contadini. La terra non fu data ai contadini poveri, ma ai privilegiati delle cricche dominanti e ai membri delle organizzazioni reazionarie. Nella maggior parte delle provincie i contadini sono ridotti alla fame mentre la terra coltivabile potrebbe nutrire il doppio della popolazione esistente.

    L' emancipazione economica e culturale dei contadini sarà opera loro e non dei parlamenti falsati o altre riunioni ingannevoli. La conquista del potere e la costituzione delle repubbliche federali operaie e contadine sono la sola salvezza dei contadini balcanici.





    Il terzo fondamento della federazione delle repubbliche operaie e contadine libere sono i proletari delle città, gli operai industriali, gli artigiani e i piccoli funzionari dello Stato, in tutto 6 milioni di uomini. La borghesia reazionaria dei Balcani credeva, con la proibizione dell'attività legale dei partiti proletari, di sopprimere le rivendicazioni delle masse operaie e di impedire le lotte per la conquista del potere e la creazione delle repubbliche federative operaie e contadine. Mettendo fuori della legge i partiti proletari, i reazionari credevano di poter arrestare l'ondata rivoluzionaria, ma si sono grossolanamente ingannati. La volontà degli operai e dei contadini di sterminare i tiranni, conquistare il potere e liberare le nazioni e le classi soggette, in una parola la lotto per la costituzione della Repubblica federale dei Balcani è più forte che mai.

    La cricca reazionaria dominante nei Balcani crede che noi godiamo dello scoppiare delle guerre civili e ci chiama pescatori in acqua torbida. Eppure non sono forse i nostri fratelli uccisi e torturati, non siamo noi i perseguitati, i fuori legge? Invece di lamentarci, teniamo conto della realtà, qualunque essa sia. Vediamo che la reazione contro-rivoluzionaria raddoppia il terrore, che il caos va sempre crescendo; e ci leviamo contro questa reazione, poiché sappiamo che essa non può governare con metodi diversi da quelli usati e che sono simili - la storia insegna - presso tutti i governi che opprimono le nazionalità e le classi. I contadini e gli operai dei Balcani sono sulla via che conduce dal vecchio al nuovo mondo, dalla vecchia alla nuova società.

    E finalmente dobbiamo contare ancora tra i combattenti della Federazione delle Repubbliche operaie e contadine balcaniche gli intellettuali onesti, coscienti dei loro doveri verso il popolo.





CONCLUSIONE

    I popoli Balcanici, ben conoscendo i loro nemici, non abbandoneranno la lotta prima dell'annullamento del Trattato di Versailles, dell'imperialismo e del militarismo di Serbia, Rumania e Grecia, della reazione bulgara, e del feudalismo albanese.

    Le rivolte, l'azione illegale, l'insurrezione e le rivoluzioni non avranno fine che con la conquista della loro libertà economica, sociale e culturale, condizioni indispensabili al progresso di 30 milioni di contadini e 5 milioni di operai.

    Le prossime lotte richiederanno sacrifizi enormi che soli renderanno possibile la vittoria.

    I popoli balcanici sono certi dell'aiuto morale e materiale dei contadini e degli operai del mondo intero, e di quanti seguono con simpatia i movimenti di libertà.

    La rovina di tutto il sistema della vecchia società europea è prossima; mutamenti economici ed ideologici profondi s'impongono all'umanità contemporanea.

    Abbattendo i nostri nemici è necessario che, dal caos e dalla miseria di oggi, riusciamo a formare la libera, ricca e forte Federazione Balcanica di domani.

    Sofia, gennaio 1925.

B.
Jugoslavia
250.000
Km. Q.
13.000.000
abitanti

Rumania
300.000
"
17.000.000
"

Bulgaria
100.000
"
5.000.000
"

Grecia
120.000
"
5.000.000
"

Albania
35.000
"
800.000
"




805.000 40.800.000

Jugoslavia: Serbi 5.000.000, Croati 4.500.000, Sloveni 1.000.000, Macedoni 1.000.000, Albanesi 450.000, Turchi 150.000, Tedeschi 200.000, Ungheresi 400.000, diversi 300.000.
Rumania: Rumeni 12.500.000, Ungheresi 2 milioni, Tedeschi 500.000, Russi 800.000, Bulgari 400.000, diversi 800.000.
Bulgaria: Bulgari: 4.350.000, Turchi 500.000, Greci e diversi 150.000.
Grecia: Greci 3.500.000, Macedoni 300.000, Albanesi 200.000, Turchi 500.000, diversi 500.000.
Albania: Albania 800.000.