IL MESSIANISMO DI E. BERTH

    Intorno al programma nazionalista dopo il 1914, intorno alla palingenesi della democrazia oggi si è raccolta l'unanimità delle manifestazioni culturali francesi. I dissidenti sono messi al bando, gli eretici rimangono isolati, senza alcun contatto con le organizzazioni e con la politica militante.

    Edouard Berth, l'unico autentico prosecutore del pensiero di Sorel in Francia, per l'energia della sua critica alla borghesia e per l'entusiasmo con cui guarda alla rivoluzione russa, potrebbe essere inquadrato apparentemente nel partito comunista. Invece la sua vita è tutta un'antitesi con la demagogia scamiciata e con l'aggressività pesante e grossolana dei collaboratori dell'Humanité. La sua predicazione è troppo aristocratica per i piccoli capi del comunismo parigino: perché la sua repugnanza contro lo stato di fatto è così forte e intransigente che gli vieterebbe pensino la polemica quotidiana.

    Il suo metodo di lavoro è rigoroso e inflessibile; le sue diagnosi non si volgono mai agli episodi e ai fatti ma colgono la malattia storica, la crisi della civiltà. Le sue opere, dai Dialogues socialistes a Les méfaits des intellectuels (1914), da Les derniers aspects du socìalisme (1923) a Guerre des États ou guerre des classes, sono una serie di invettive e di anatemi contro tutto il mondo in sfacelo.

    Veramente non si direbbe neanche più necessaria la diagnosi: il Berth raccoglie osservazioni e citazioni con soreliana ricchezza e diligenza, ma soltanto per canzonare pregiudizi e per indicare vie aperte nel futuro: in realtà la sua condanna é già pronunciata e dimostrarla apparirebbe superfluo.

    Berth è un messianico; e contro la fredda realtà ha sempre ragione la luce di un lontano ideale intravvisto. Nel suo disprezzo crudele per la civiltà borghese compare perciò la delicata nostalgia dell'esule, sicuro che toccherà la méta attraverso la presente oscurità.





    V'è qualcosa di sacerdotale in quest'uomo piccolo, con una barba bionda di apostolo, e gli occhi del critico che non può lasciarsi sorprendere. Ma il suo apostolato non può essere che a tavolino, la sua ossessione di chiarezza gli suggerisce la solitudine, il suo amore per gli uomini è tutto per uomini futuri, migliori. Nel suo recente saggio La France au milieu du monde, che è un bilancio sintetico della Francia d'oggi, si può constatare la conoscenza diretta della grande vita moderna parigina. A questa vita Berth, parigino scappato a Neuilly, segretario di un ospedale segregato da ogni turbine di intensità e di corruzione, può contrapporre il suo imperativo categorico protestante e incendiario. Il suo ideale di lavoro e di dedizione al dovere è perfettamente antitetico al sovversivismo come all'esaltazione chauvinista. In lui rivive la grande tradizione di Proudhon, di Renan, di Sorel: il culto dell'attività moderato da un senso francese della signorilità, della felicità creativa, l'ordine garantito dall'istinto.

    La politica di Berth perciò è tutta dominata da questi grandi problemi: conservare il fervore rivoluzionario che può creare un nuovo mondo, ma non reprimere le doti naturali della razza.

    Constatata la faillite du sublime bourgeois bisogna volgersi all'essor du sublime prolétarien, poiché la storia non vive senza il senso del divino. La rivoluzione russa ha cominciato per Berth la nuova era del sublime prolétarien, ha insegnato come si crea con il sacrificio e con la rivolta ideale un ordine nuovo. "La bourgeoisie aura beau reculer au bord de 1'abîme, renier ses dieux, abjurer sa foi, vouloir ressusciter les morts et appuyer lourdement sur le front prostré du prolétariat son talon de fer. La Révolution russe est faite; la Révolution allemande se fera; la coalition germano-russe - coalition prolétarienne - se consommera; les classes ouvrières de France et d'Italie, aujourd'hui comme étourdies, abruties, inertes, trahies qu'elles ont été par tous leurs chefs parlementaire ou syndicaux se reveilleront à leur tour; et la Révolution europèenne mettra fin à l'ignoble ère ploutocratique ouverte le 2 décembre 1851".





    Il moralista deve accontentarsi di profezie al posto di teoremi: e noi potremo rimanere incerti o dissenzienti davanti alle sue visioni, ma non possiamo disconoscere l'importanza della sua opera di maestro di morale sociale, persecutore di ipocrisie e di meschinità, sempre compreso del rigorismo che deve esser portato nell'azione. In questo senso deve intendersi l'elogio della guerra che egli riprende da Proudhon: elogio della guerra creazione di sacrificio e affermazione di necessità divine nell'opera degli uomini. Per questo la guerra di domani, dovrà essere guerre des classes e non più guerre des États, perché l'ignobile grettezza nazionalista ha perduto ogni senso eroico e ogni valore educativo. "Le sacrifice de la vie reste la grande preuve convainçante; electrisante, et qui emporte toutes les resistences". E l'ultima guerra è deprecabile ed è stata la prova della decadenza della borghesia non per le sue orribili distruzioni, ma per la sua incapacità di trovare un grande mito. "Elle a été faite, menée, agencée, machinée par des gens qui ne croyaient plus à la guerre, par des gens qui se proclamaient pacifistes, et n'avaient que le mot paix à la bouche, par d'ignobles, tartufes du pacifisme et du patriotisme, chez qui est impossible de dècouvrir le moindre sentiment guerrier, la moindre grandeur guerrière". La civiltà borghese si è esaurita da sé stessa. Bisogna che una nuova invasione di barbari incorrotti ridoni il senso della serietà e della freschezza della vita all'Europa: la fiducia di Berth nella rivolta del proletariato che tenterà di creare l'ordine nuovo dei produttori è di natura completamente messianica e protestante. Prima di qualunque considerazione di realismo politico sta una pregiudiziale moralistica dettata dal disgusto per la società dei plutocrati, degli intellettuali, degli uomini d'intrigo. Maurras ou Lenine. E Lenin vuol dire che "l' histoire héroique continuera: le monde, Dieu merci, n'est pas condamné à tomber dans le pur et simple mercantilisme, où les hommes ne seraient plus que des porteurs de marchandises, des "bourgeois", ne connaissant plus d'autre catègorie que celle de l'utile".

    Chi obbiettasse che qui dalla politica si passa a una concezione lirica del mondo mostrerebbe di non aver compreso il valore attuale di questo pensiero profetico, che è la concreta difesa dell'unità dell'Europa contro il bestiale nazionalismo di Daudet e dei Valois. Berth difende per il suo paese il diritto di partecipare a una civiltà mondiale in cui l'Europa si salvi dall'incubo della decadenza. In queste grandi crisi storiche chi predica al deserto è spesso il solo che veda la verità.

p. g.