UNINOMINALISMO NEL SUDIl Sud è caratterizzato dall'apoliticismo delle masse e dal politicantismo dei cosidetti dirigenti. Quest'ultimo è più noto sotto il nome di "trasformismo": malattia che ha la sua origine nel trapasso dalla millenaria assenza di tutto un popolo dalla vita pubblica ad una improvvisa partecipazione alla medesima: partecipazione che, essendo in un primo momento necessariamente servilismo governativo, si mantenne e si mantiene tale, come l'unica forma di attività politica. Circostanze svariate, specialmente l'azione corruttrice dei governi e la mancata educazione politica delle masse congiurata alla schiavitù e miseria economica e sociale, aggravarono il morbo e lo resero cronico e contagioso. Le masse, non furono turbate ed elevate né dalla predicazione socialista, quasi del tutto mancata, né dalle guerre combattute, né dal suffragio allargato, né dal bolscevismo generale del dopo guerra, né dalla proporzionale, né dal fascismo. Rimasero apolitiche attraverso tutte le variazioni: unica espressione politica consentita in tal caso non poteva essere che la selezione dei capi, secondo criteri di meriti e di stima personale, acquistati, al disopra delle idee politiche, mediante la relativa fedeltà alle promesse e una rete di favori personali ecc. Ma debbo correggermi: la proporzionale produsse dei cambiamenti. In peggio, però. Il trasformismo e l'apoliticismo suaccennati erano come il limbo... politico del popolo meridionale: quello si riduceva ad un servizio verso tutti i governi, indifferentemente; questo si risolveva in un abito di fedeltà al deputato, senza proporgli un programma né sindacarne l'opera. Innocenza completa. Scatenatasi la bufera palingenetica del dopo-guerra, gonfiatisi e straripanti i partiti di pletoriche, tumultuose folle generiche di malcontenti, si rese necessaria la proporzionale... come forza conservatrice: i partiti che fin allora non conoscevano il Mezzogiorno e non vi si eran costituite neanche delle pattuglie di punta, costretti dalla riforma, si precipitarono sulle masse meridionali: in alcuni punti improvvisarono organizzazioni di carattere... elettorale; in altri luoghi trovaron comodo l'innestarsi, senza scrupoli e alla leggera, sul vecchio tronco del trasformismo, che, disorientato e preoccupato del proprio avvenire, accolse l'invito come l'unico espediente per conservare il collegio. Così il trasformismo vinto... ferum victorem cepit. I partiti furon violentemente costretti dalla prepotente tradizione ambientale ad esercitare più organicamente e pericolosamente la funzione trasformistica. I vecchi deputati adunque, abituati all'angusto e limitato trasformismo ministeriale, con uguale disinvoltura e incoscienza passarono a quello politico di parte, corrompendovi se stessi e il corpo elettorale. Il quale dal primitivo stato agnostico, si precipitò anch'esso nella bolgia del trasformismo politico perdendovi anche quel germe di moralità politica che era il suo fedele attaccamento al deputato. L'opera diseducativa della proporzionale, nei suoi due primi esperimenti, si può, dunque, riassumere in questa formula: Degenerazione e corruzione politica del trasformismo ministeriale dei capi e sua diffusione epidemica fra le masse. Ora dopo l'esperimento fascista si è aggiunto lo scetticismo politico dovuto alle tante e tanto frequenti elezioni in isvariati sistemi; alle delusioni che le hanno seguite; allo spettacolo del trasformismo su scala nazionale con protagonisti i più venerati; alle fughe, all'abbandono dei capi e infine e in modo particolare, alla dimostrata inferiorità della ragione e della giustizia di fronte alla forza bruta e alle disoneste voglie. Di politica non si può oggi parlare alle nostre popolazioni: essa appare loro o come tradimento, o come guerra civile, sempre come cosa abbietta. Come ottenere che queste masse così nauseate ed estraniatesi dalla vita pubblica, si riavvicinino, senza repugnanza e diffidenza? La esperienza ci ha dimostrato che finora tutti i governi e tutti i movimenti politici, tranne qualche rara insignificante eccezione, sono stati guidati dal pregiudizio "unitario" che era ed è in fondo una buona maschera per gabellare come interessi italiani, quelli di ristretti ceti plutocratici industriali e di più o meno vaste e potenti organizzazioni operaie, industriali e agricole del Nord. A tali interessi non si poteva provvedere che con una politica doganale che favorisse le industrie (capitalisti ed operai) settentrionali e le imponesse all'agricoltura del Sud, insieme con una sempre più soffocante pressione tributaria. I partiti di masse si giovarono nel Nord di tale situazione, divenendone servi e si disinteressarono del Sud. Comprendevano che il proletariato industriale valeva ben più del "cafone" del Sud, corvèable à merci, e non volevano farne, con la propaganda un elemento di pericolosa ed autonoma concorrenza che avrebbe finito col capovolgere la situazione e distruggere la fonte che alimentava le basi storiche dei suoi salvatori. Per queste ragioni si è venuta chiarendo sempre più l'angustia politica dei presunti unitari, la loro opera parassitaria del Sud e quindi l'antitesi irreducibile tra una vera soluzione del problema meridionale e la loro capacità di farlo proprio, di risolverlo sul serio. Bisognerà anzi convincersi, una buona volta per sempre, della assoluta impossibilità per essi di poter far ciò anche in un avvenire più o meno lontano e quindi di premunirci contro loro false e spesso elettorali affermazioni meridionalistiche. Come la logica delle premesse conduce i partiti a conseguenze estreme, anche noi andiamo più innanzi: crediamo che ogni rafforzamento delle loro posizioni, e peggio poi la loro andata al governo, con l'aiuto anche dei nostri voti, (sia benedetta la sconfitta del collaborazionismo!) significhi pregiudicare, irreparabilmente, la soluzione del problema meridionale; significhi rendere più coerente, organico, solido e duraturo il nostro asservimento al Nord; significhi rendere doppiamente proletaria la nostra massa contadina. Ogni opera dei partiti storici da noi va, dunque, guardata con diffidenza, almeno fino a quando non li vedremo rinsavire e contemperare le esigenze del proletariato industriale (Nord) con quelle del proletariato agricolo (Sud). E buona profilassi è quella di impedir loro di prendere possesso facilmente delle nostre masse, senza una lunga, disinteressata e idealistica propaganda e opera di organizzazione. Conseguentemente noi, nell'attuale stato di cose, sentiamo di avversare la proporzionale, come lo strumento di una sicura auto-oppressione delle masse. Noi sosteniamo, oggi, il collegio uninominale poiché siamo persuasi che esso, mentre non può avere che delle insignificanti ripercussioni nel numero dei deputati appartenenti ai partiti di masse, rappresenta per noi notevoli vantaggi. Mentre da noi la proporzionale porterebbe ad artificiose inutili guerre civili o alla quasi generale astensione dalle urne, e in ogni caso darebbe dei risultati non rispondenti alla effettiva realtà politica, l'uninominalismo invece, forte della sua tradizione e nel recente periodo di sospensione attenuato nelle sue intemperanze personalistiche, farà partecipare alle elezioni la maggior parte degli elettori e ne permetterà una espressione rappresentativa più aderente e sincera. Non solo: ma esso farà utilizzare quel barlume di educazione politica provocato dal fascismo e manifestandosi sotto l'aspetto di una coerenza genericamente antifascista, conservante ancora però dei motivi personalistici e che andrebbe perduta nell'alchimia trasformistica della proporzionale. Anzi poiché la lotta sarà imperniata dai vecchi deputati, quasi per forza di cose, in un atteggiamento di opposizione, la vittoria sarà resa facile, sia perché il partito dominante non ha uomini stimati né ha forti e serie basi personali, sia perché le vecchie formazioni trasformistiche di battaglia, ancora quasi intatte e fiorenti, dalla primitiva funzione di violenza elettorale passerebbero a quello di crociata per la libertà di voto (come è già avvenuto in qualche caso: senza ironia!) e potrebbero meglio esercitarla con le limitazioni territoriali dell'uninominalismo, che non con le ampie circoscrizioni della proporzionale. Infine, esclusa l'illusione che il problema meridionale possa risolversi mediante gli accordi e i compromessi con gli antimeridionalisti partiti del Nord, tornato l'ambiente alla sua primitiva verginità politica, e restituiti alle masse e riabilitati i capi, il collegio uninominale renderà più evidenti i danni e i difetti della situazione e creerà nei gruppi politici indipendenti l'esigenza di cercare una nuova via per raggiungere lo scopo di inserire il Mezzogiorno come forza attiva, nella realtà politica nazionale. Questo compito sarà reso meno difficile, dal fatto che nei deputati, ormai liberi dal tradizionale giogo governativo e dal recente pericolo di diventare strumenti dei partiti settentrionali, potranno suscitare, svolgere, raddrizzare e utilizzare l'unica forza naturale dell'affetto sia pur vago e malinteso alla propria terra; e nelle masse, non distratte dai predicati paradisi sociali potranno far maturare e potenziare il convincimento della propria schiavitù al Nord in una energica rivendicazione di diritti meridionali. Quando quest'azione autonoma, unica possibile e sola efficace nell'attuale momento, di contrapposizione consapevole ed intransigente dei propri valori, bisogni ed interessi contro quelli del Nord, avrà operato nella coscienza politica meridionale e nella pratica avrò prodotto anche la giusta considerazione da parte dello Stato del Mezzogiorno sia politicamente che economicamente e tributariamente, quando ciò sarà accaduto si potrà parlare da noi di partiti unitari, poiché solo allora si potrà parlare finalmente di una reale unità italiana; e di questione sociale, poiché, sarà stato eliminato lo sfruttamento dei proletari del Nord a danno di quelli del Sud: allora operai e contadini, uguagliati, avranno un unico avversario contro cui allearsi e combattere. F. CATALINI
La rappresentanza proporzionale non può riformare come per incanto i costumi politici di un paese: i mali che l'amico Catalini vede nell'azione della proporzionale nel Sud dopo la guerra sono reali. Ma sarebbero stati più gravi se fosse continuato il sistema uninominale. Le cricche hanno tentato di adattarsi anche al regime proporzionalista: ma il fatto che ora vogliono tornare all'uninominalismo è la prova del disagio in cui si trovano. Né basta dire che la proporzionale può agire solo dove trova partiti seri e organizzati: sta di fatto che i partiti possono nascere e migliorarsi proprio per opera della proporzionale. Non facciamoci illusioni: col collegio uninominale il Mezzogiorno nelle prossime elezioni sarà assolutamente ministeriale. p. g.
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