LA PROPORZIONALESi può discutere se sia un bene o un male, che un paese si divida in molte opinioni, espressa ognuna da un partito. Ma è certo che, quando un paese è diviso in molte opinioni, ogni tentativo di costringerlo con mezzi artificiali a governarsi come se ne avesse due soltanto, è funesto. Perciò il Collegio uninominale é lo scrutinio che va bene là dove ci sono due soli partiti; la proporzionale, lo scrutinio necessario là dove i partiti sono molti. Ma là dove i partiti sono molti, quali avranno il maggior vantaggio dalla proporzionale? E' chiaro: quelli che hanno poco seguito nelle masse, e che possono compensare il minor numero con la ricchezza e la cultura. La proporzionale protegge questi partiti dal pericolo di essere soverchiati negli scrutini dalla forza cieca del numero. I partiti di massa - socialisti e popolari - possono approfittare del numero così con lo scrutinio proporzionale come con il maggioritario; in certi casi con questo meglio che con quello. I partiti cosidetti borghesi, no: lo scrutinio maggioritario li conduce alla distruzione. Segue da ciò che in Italia gli avversari più accaniti della proporzionale avrebbero dovuto essere i più ardenti fautori. Come si spiega questa paradossale inversione di parti? Perché le classi ricche e colte non hanno capito ancora che la proporzionale ha salvato, nelle elezioni del 1919, i partiti che le rappresentano, da un annientamento totale? Perché uscite, come Ulisse, dalla caverna del Ciplope, vogliono a tutti i costi rientrarci? Questa singolare illusione dimostra due cose. Che le classi governate non hanno ancora capito che cosa vuol dire, per uno Stato moderno, passare dal suffragio ristretto al suffragio universale; e che sono state sorprese impreparatissime dalla catastrofe politica precipitata con la guerra. Non è meraviglia, quando si pensi alla spaventosa decadenza della cultura nel primo quarto dal ventesimo secolo. Ma la difficoltà presente è tutta qui; ed è purtroppo una difficoltà - grossa assai. Quando incomincieremo a rendercene conto? GUGLIELMO FERRERO.
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