Il collegio uninominale

    Nel collegio uninominale il deputato deve prestarsi a tutte le esigenze e a tutti i capricci per non perdere il collegio. Alla fine della legislatura non gli viene domandato conto della sua attività parlamentare, ma della premura posta nel disbrigare gli affari e le domande dei propri mandatari. Se in ciò non fu abbastanza attivo, a nulla varranno i suoi meriti; se poi s'adoperò con zelo nelle distribuzioni delle croci, nel traslocamento dei funzionari, nell'ottenere ciò che si pretendeva in spreto alle leggi o nel salvare dal rigore di queste coloro che n'erano stati in qualunque modo colpiti, allora il collegio diventa per lui un feudo di cui può vantarsi di disporre. Non solo la dignità dell'ufficio, il credito e il prestigio della istituzione vengono ad essere menomati dal concetto basso in cui son tenuti i rappresentanti della nazione, ma l'intelligenza e l'attività di tanti valentuomini viene in gran parte ad essere assorbita da faccende cui potrebbe attendere un mediocre procuratore. E' doloroso pensare quanti deputati debbono impiegare a rispondere alle lettere e alle sollecitazioni e a percorrere i corridoi dei Ministeri uno spazio rilevante di tempo del quale potrebbero usare con molto maggior profitto della loro intelligenza e della pubblica cosa. Per non essere esclusi dalla vita pubblica, devono attendere ad opera che dalla cosa pubblica e dagli studi li distrae; per la preoccupazione di affari privati e locali devono perdere di vista le alte meditazioni, ciò che è propter vitam vivendi perdere causam.





    Dalla necessità pel deputato di soddisfare le richieste degli elettori deriva un'altra necessità, quella di stare in buoni rapporti col governo che largisce i favori. Chi deve quotidianamente postulare favori per i suoi elettori, non può essere pel governo un critico troppo incomodo. Le due necessità così strettamente connesse tra loro hanno prodotto nei Parlamenti italiano e francese risultati diversi. In Italia non abbiamo avuti Presidenti del Consiglio ma dittatori. Vere dittature furono quelle di Depretis, Crispi, Zanardelli e Giolitti, i quali ebbero ciascuno un periodo di onnipotenza che mal poté temperare una vivace opposizione fino al giorno in cui riuscì a toglier loro il potere o ad indurli ad abbandonarlo. Le necessità della guerra, la presenza al governo di uomini più miti e l'annullamento volontario dell'azione parlamentare hanno in altri tempi trasferito la dittatura e l'onnipotenza nell'alta burocrazia la quale ne ha usato ed abusato.

    Ho dello che in Francia i risultati furono diversi. Colà infatti sino alla vigilia della guerra avemmo non dittatura di ministri, ma oligarchia del partito dominante; nessuno però può pensare che la seconda sia preferibile alla prima.

    La necessità del deputato di favorire i suoi elettori a qualunque costo è altresì origine ed alimento all'indebita ingerenza parlamentare nell'amministrazione, male che diè occasione a Marco Minghetti di scrivere pagine eloquentissime che avranno sempre carattere di attualità finché sarà conservata l'elezione a base di circoscrizioni ristrette.





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    Il collegio uninominale ponendo ad elettori e candidati il dilemma: tutto o nulla, incoraggia la violenza, la corruzione, la frode, tutti i mezzi e tutti gli espedienti, per ottenere la maggioranza a qualunque costo.

TOMMASO TITTONI
(Conflitti politici e riforme costituzionali - Bari, 1919).

    Il collegio individuale falsa la missione del deputato; a quello si devono l'ingerenza degli uomini parlamentari a scapito del regolare andamento della cosa pubblica, la distrazione dagli studi e dalla discussione delle leggi, il perditempo della corrispondenza con gli elettori e delle sollecitazioni nei Ministeri, il detriménto di dignità e di considerazione.

ON. LAMPERTICO - 1881

    Quando il deputato non rappresenta più dei principi, non si muove per sentimento nazionale, ma è invece l'organo di interessi locali, quando è il patrono, il sollecitatore, l'agente di coloro che lo mandano ivi è inizio di corruttela. E in un viluppo d'intrighi si smarrisce il sacro e delicato ufficio di rappresentante del popolo.

MARCO MINGHETTI - 1880

    Come volete conservare il voto di arrondissement (circoscrizione elettorale uninominale in Francia) nello stato miserabile in cui è caduto e coi rappresentanti che vi ha dato? Esso è il colmo della bassezza. Non si ha idea a Parigi dei costumi che questo sistema ha creato nelle province, delle tirannie che ha costituite, dei sistemi di pubblica oppressione che ha consolidato. - Chi non vota per me è mio nemico! Ecco la formula imperante. E coloro che saranno rovinati dalle persecuzioni impareranno che non si può impunemente non far parte della clientela trionfatrice.

LOURET
(poi Presidente della Repubblica)