UN RIMORSOLa nostra difesa della proporzionale si imposta cosí: ricerca e costruzione autonome di un ideale statale, abolizione di tutto il ridicolo "bene fatto per forza" dalle Donne Prassedi della politica casalinga, via libera alla lotta politica, appello a tutti i contrasti che gli uomini di governo poltroni chiamano, nei loro discorsi, "fastidi". La nostra difesa si inquadra in una concezione calvinistica della democrazia, che annuisce gioiosamente allo sviluppo capitalistico e alla rivolta proletaria, e si compiace se attraverso le predicazioni dei propagandisti delle "macchine" dei "partiti" attraverso l'adesione volontaristica delle masse attraverso la lotta che ne risulta e alla delusione feconda, un numero sempre più largo di uomini potrà avvicinarsi ad attuare il grande insegnamento di Giovanni Calvino, lo spirito animatore delle democrazie guerriere e conquistatrici: che la rinuncia non è una virtù, che la ricchezza e il benessere sono le testimonianze della grazia. Naturalmente non ci interessa affatto la difesa della proporzionale come sistema elettorale giusto od equo. Riconosciamo che anche questi motivi vanno toccati, ma lasciamo questo compito all'on. Turati o alla Associazione proporzionalista milanese. Questi sforzi, a nostro avviso, sono però cachettici. Chi in politica parla di "giustizia" elettorale, sempre sarà ridotto al silenzio con la risposta della "necessità" del governo: e chi concepisce la proporzionale come un mezzo per assicurare l'armonia, l'ordine e la belle ordonnance dello Stato, dovrà tacere dinanzi a chi gli adduce questi risultati, più facilmente raggiunti cogli espedienti del governo paterno e del regime plebiscitario. Noi amiamo porre la proporzionale feroce come un rimorso, dinanzi a una borghesia che crede di essere moderna perché usa l'auto e va ai circuiti internazionali (ci vanno anche i ricchi persiani, e i venezuelani!) e dinanzi a un proletariato ansioso di scontare tre anni di scomposte ma promettenti adesioni a partiti di masse, con l'accorrere festoso alle sagre elettorali, e col ripiombare nell'attesa lazzaronesca dei benefici che un governo fatutto e svesciatutto promette loro. Si, la proporzionale è un rimorso. Questo popolo, che si vanta vincitore e modernissimo, che sogna primati industriali e guerrieri, non è stato capace di reggersi col regime dei partiti, con lo strumento della proporzionale. Non è all'altezza delle democrazie moderne, per cui la proporzionale é, e deve essere, quello che l'uso della tastiera è per la dattilografa. L'abbandono della proporzionale è una bocciatura bell'e buona del popolo italiano. E la proporzionale resta là, all'orizzonte della nostra vita politica, come un esame che non abbiamo superato e che dovremo ancora affrontare. GIOVANNI ANSALDO
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