LE ORIGINILa fortuna della rappresentanza proporzionale è stata fatta indubbiamente dall'entusiastico assenso, che al sistema di Hare diede un uomo della statura spirituale e morale di Stuart Mill. Il suo caso merita un cenno particolare. Il celebre filosofo della libertà e teorista del governo rappresentativo si trovava allora (1860), più assai che non in una crisi di pensiero, in una vera crisi d'anima. Egli stesso racconta nella Autobiografia, come fosse ormai ridotto a disperare della democrazia e della libertà, e a dubitare dell'insegnamento del suo grande maestro Geremia Bentham, chiedendosi "se fosse stato veramente un bene per l'umanità il trovarsi in tutti i luoghi e per tutti i tempi sotto la autorità assoluta della maggioranza", onde era condotto a temere che il Bentham non avesse fatto l'uso migliore del suo genio, quando, "non contento di avere insediata sovrana la maggioranza per mezzo del suffragio universale, esauriva tutte le risorse della sua ingegnosità a fissare sempre più saldamente il giogo della pubblica opinione". E volgeva gli occhi alla Francia, nella speranza che un nuovo Montesquieu, o forse anche solo un Alexis de Tocqueville, recasse il rimedio a tanto male. In quel punto critico delle sua vita spirituale, gli giunse notizia della dottrina del suo compaesano Tommaso Hare. "Io riconobbi, dice Stuart Mill, in questa grande idea, pratica e filosofica al tempo istesso, il più grande perfezionamento di cui il sistema del governo rappresentativo sia suscettibile". Infatti "a tali immensi mali non si credeva possibile opporre altra cosa che dei palliativi imperfetti. Il sistema di Hare apporta un rimedio radicale Questa scoperta nuova nell'arte della politica - poiché il progetto di Hare non é niente di meno di una scoperta - mi ispirò, come credo che abbia ispirato a tutte le persone riflessive che l'hanno accolta, delle nuove speranze e una maggiore fede nell'avvenire dell'umana società". E da quel momento non ristette più dal fare, e nel Parlamento e nella stampa, la più calorosa propaganda in difesa della nuova dottrina. In quel medesimo torno di tempo qualcosa di molto somigliante, per non dire di affatto identico, succedeva in un altro paese di storica democrazia, a Ginevra. Dalla rivoluzione del 1841 in poi le elezioni politiche, che vi si compievano secondo il sistema maggioritario, erano la periodica occasione di turbolenze e violenze tali, che il popolo aveva affibiato al famoso Bâtiment électoral, ove avvenivano le votazioni, il nome, che dice più di ogni commento, di Boîte à griffles. Qualche volta era addirittura la guerra civile. Così il 22 agosto 1864, quando il partito radicale, che aveva governato la repubblica quasi ininterrottamente per diciott'anni con a capo James Fazy, fu battuto sul nome di quest'ultimo nelle elezioni di un Consigliere di Stato, si diede mano all'armi, ci furono morti e feriti, e l'ordine non poté essere ristabilito che con l'intervento delle truppe federali. Lo spettacolo di così gravi, persistenti e insanabili discordie per poco non condusse l'anima più alta e generosa, che fosse allora nella città, il celebre filosofo Ernest Naville, a disperare anche lui della democrazia e delle istituzioni del suo paese. E anche lui, come Stuart Mill, si diede in un primo momento a invocare la salvezza da qualche provvedimento che venisse dal di fuori a por riparo agli eccessi del sistema maggioritario. Questo era, invero, concepito dalla fazione dominante nella maniera più brutale. Diceva James Fazy: "'Il y a des minorités, qui n'ont pas le droit d'exister, puisqu'elles sont contraires aux intérêts et au développement du pays; qu'elles soient écrasées, je ne demande pas mieux; c'est comme dans la vie ordinaire on écrase le méchant; celui qui s'oppose au bonheur de son pays ne mérite pas des représentants... Avec le système de la proportionalité, vous aurez, d'un côté, le groupe des vieux calvinistes avec leurs vieillies croyances, les ultramontains de l'autre, qui parviendront à avoir leurs représentants les plus violents". Tutto questo era del puro e del peggiore Robespierre. Come per il Mill, per il Naville la salvezza, invocata dal di fuori, gli veniva offerta da una idea, che un suo concittadino Antoine Morin aveva svolto qualche anno innanzi, ispirandosi a Victor Considérant: la Proporzionale! I suoi familiari raccontano ch'egli ne fu immediatamente colpito, dominato, come fascinato. L'emozione che ne provò parve aggravare persino una crisi febbrile, di cui egli allora (ottobre 1864) soffriva. Ma sentiamo quanto ebbe a dirne egli stesso più tardi: "Une idée nouvelle, relative au système des élections, a été mise en circulation dans le monde depuis quelquee années. Ses partisans estiment qu'elle constitue une grande découverte dans l'ordre des questions sociales. S'ils ne se trompent pas gravement, le vrai principe de la représentation, enseveli sous une couche épaisse d'habitudes et des préjugés, vient d'être reconnu; et comme le système représentatif est le seul qui permette le développement sincère de la liberté politique, l'application du principe nouveau produira une époque dans l'histoire de la civilisation". Altrove aveva, con il linguaggio del suo fervente misticismo, di già asserito: "C' est une oeuvre de justice, une oeuvre de vérité, une oeuvre de paix. Pour résumer toute ma pensée en un seul mot, c'est l'application aux bases de l'état politique des principes élémentaires de la civilisation chrétienne. Da allora in poi non ci fu più in Isvizzera e in Europa un propagandista più caloroso e più instancabile di lui. Non riuscì forse a provocare dallo stesso Principe di Bismark una dichiarazione favorevole alla sua tesi? Posta così vale a dire come una suprema questione di giustizia e di coscienza, era naturale, che le varie correnti favorevoli alla introduzione della rappresentanza proporzionale, per quanto scaturite da sorgenti opposte, si fondessero come in un gran fiume, che ha trascinati, senza alcuna possibilità di discriminazione, uomini dei partiti politici più diversi. E' significativo, ad esempio, che in uno dei paesi classici della proporzionale, il Belgio, la sua introduzione si debba un lungo lavorio della opinione pubblica, a cui hanno dato uguale alimento i tre storici partiti di quella nazione, il cattolico-conservatore, il liberale e il socialista; mentre per un altro verso non meno significativo é che i due soli avversari palesi ed irriducibili che essa conti ancora nel Parlamento belga, siano, da una parte, il capo della vecchia destra cattolica Woeste, e dall'altra il socialista Destrèe. La quale osservazione potrebbe ripetersi anche per altri paesi. Così sono diventate alfine una realtà vivente e universale le magnifiche parole di Stuart Mill alla Camera dei Comuni: "Il principio che io difendo non è né tory, né whig, né radicale; esso merita di figurare nel programma di tutti i partiti che preferiscono a una serie di successi fortuiti un trionfo sempre fondato sui principii della giustizia". FRANCESCO RUFFINI.
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