Una rivoluzione che non fu fatta

    Ogni unità agricola (tenuta, podere, masseria, ecc.), ha un corredo di bestiame, attrezzi, macchine, carri, paglia, fieno, ecc., necessari per la conduzione dell'azienda, che si chiama stime e scorte o, come in Toscana, stima viva o stima morta. La stima viva è il bestiame, la stima morta tutto il resto.

    Dove esiste la mezzadria, le stime o scorte o sono tutte del conduttore dell'azienda (proprietario o affittuario), o sono proprietà del conduttore e del mezzadro, o sono del mezzadro. Quest'ultimo caso è rarissimo, meno raro il secondo, frequentissimo il primo.

    In Toscana, antico paese, paese classico della mezzadria, le stime sono del conduttore del fondo, il quale, salvo qualche eccezione, gli affittuari contandosi su le dita, è il proprietario stesso del fondo. Gli utili però e le perdite, come l'aumento e la diminuzione del valore del bestiame, sono goduti o sopportati a metà fra proprietario e mezzadro e, fino a ieri, era goduto a metà l'aumento o sopportata a metà la diminuzione di valore delle macchine attrezzi e scorte della stima morta. Fino a ieri, perché da qualche mese un concordato stipulato fra l'Associazione Agraria Toscana e i Sindacati colonici fascisti della regione ha stabilito che la stima morta sia dal mezzadro restituita al proprietario per quantità e valore e non per valore soltanto. Ciò vuol dire che all'uscita del mezzadro dal podere, mentre prima, se il mezzadro avesse preso in consegna, all'entrata nel podere, 1000 lire di stima morta avrebbe dovuto restituire mille lire di stima morta al conduttore, divenendo padrone del valore della metà del resto; oppure avrebbe dovuto pagare al condutture metà della differenza fra il nuovo valore della stima morta, se questo fosse rimasto al disotto dell'antico, e l'antico; ora, per il recente concordato, il colono deve restituire la stessa quantità, se c'è, presa in consegna all'entrata nel podere, indipendentemente dal valore attuale di fronte all'antico, e dividere a metà col conduttore il valore dell'eventuale aumento, o, la quantità attuale essendo inferiore all'antica, sopportare la perdita di metà del valore della differenza.





    Per me i proprietari toscani, che tanto si son dati da fare per ottenere questo concordato, hanno ragione moralmente, ma giuridicamente hanno torto. Il primo loro torto è di essersi ricordati dell'assurdità della cosa dopo parecchi secoli da che usava che il mezzadro riconsegnasse la stima morta per valore e di essersene ricordati quando la moneta ha subito una forte svalutazione ed i prezzi sono saliti in proporzione maggiore della svalutazione della moneta. L'altro loro torto è di volere questo criterio di riconsegna per la stima morta e non chiederlo per la stima viva, il cui valore aumenta per le nascite avvenute nella stalla, cioè a dire anche per l'opera del mezzadro, ma aumenta o diminuisce anche per l'oscillazione dei prezzi di mercato, e anzi, dalla guerra in poi, il valore del bestiame è aumentato specialmente a causa della svalutazione della moneta. Ma il torto peggiore dei proprietari è che essi, qualunque sia il valore al quale venga riconsegnata la stima, formalmente non ci rimettono nulla o ci rimettono ben poco. Infatti essi consegnano la stima al colono entrante per lo stesso valore per il quale l'ha riconsegnata il colono uscente: da una parte i proprietari versano una somma al colono uscente, dall'altra addebitano la stessa somma al colono entrante: la loro perdita consiste dunque in quella degli interessi per la maggior somma versata al colono e nel privarsi di circolante.

    Quest'è il torto maggiore dei proprietari, dal punto di vista giuridico. Ma moralmente nessuno saprebbe dar loro torto di quelli che conoscono le condizioni delle aziende agricole di Toscana; moralmente è qui che i proprietari hanno specialmente ragione: essi dicono, giustamente, che più alto è il debito del colono entrante e meno probabilità ha il proprietario di vederlo soddisfatto perché é assai difficile far pagare i debiti ai mezzadri toscani e, spesso, addirittura impossibile. Ma questo non si può raccontare ai tribunali, ai quali si può dire soltanto che non è giusto che il mezzadro goda del prezzo maggiore che dovrebbe essere pagato oggi una bestia o una macchina, che gli è stata soltanto imprestata, se fosse acquistata oggi. Allora lo stesso dovrebbe avvenire per il fondo dato a mezzadria: macchine, attrezzi, bestiame sono inseparabili dal fondo, com'è inseparabile la casa colonica. Ma, ripeto, quest'ottima ragione la si porta soltanto oggi che la moneta vale quattro volte di meno; fino a prima della svalutazione della moneta i proprietari non ne fecero una questione perché le differenze erano piccolissime, e l'aumento o la diminuzione considerevole non era mai dovuta all'oscillazione dei prezzi di mercato, Ma se la lira valesse, invece che quattro volte di meno, due volte di più, i proprietari si agiterebbero tanto? Anche questo possono dire i mezzadri.





    Finché il mezzadro é nel podere, e ciò a volte dura decine di anni, il valore della stima morta rimane invariato, tranne che si verifichi aumento o diminuzione di quantità, che allora se ne segna l'aumento o la diminuzione di valore (e anche di quantità, ma non sempre) uguale al valore della quantità aumentata o diminuita. La stima del bestiame, invece, vien rifatta ogni anno, ma, come dice il patto colonico, con criteri di prudenza e di equità, cioè in modo che, se il bestiame aumenti troppo in seguito di valore, o di quantità, o di quantità e di valore insieme, il proprietario non si trovi fortemente in debito verso il colono, e il colono non si trovi, all'uscita dal podere, troppo in debito verso il padrone se i prezzi del bestiame in seguito diminuiscano eccessivamente, o si verifichino perdite per altri motivi. Il colono ha diritto di farsi pagare dal padrone quanto, in seguito a questa stima, risulti a proprio credito, e il padrone ha quello di detrarre dal credito del colono quanto, in seguita alla stessa stima, risulti a credito suo, del proprietario (o conduttore, in genere).

    Ma quando il mezzadro lascia il podere, allora la stima del bestiame vien fatta in base ai prezzi del mercato e, come ho detto, fino a pochi mesi fa, veniva fatta in base ai prezzi del mercato la stima di tutte le macchine, attrezzi, carri e scorte. Se si pensi che la maggior parte dei coloni si trova nel podere occupato attualmente da decine di anni, e che molti capi di bestiame sono nati nella stalla e molti altri sono stati acquistati quando i prezzi erano ancora bassissimi e che bassi sono i prezzi segnati nei registri della maggior parte delle cose che costituiscono la stima morta, si saprà che il mezzadro, lasciando oggi il podere, è creditore verso il conduttore del fondo di molte migliaia di lire e di una maggior somma sarebbe stato creditore sino a pochi mesi fa. Finché il mezzadro non lascia il podere, se è in credito verso il conduttore, questi difficilmente soddisfa il debito tutto in una volta, ma lo soddisfa un po' alla volta, e, sul resto della somma, della quale si serve per la conduzione dell'azienda, paga i frutti, al colono, quando li paga (se è piccolo proprietario, specie se divenuto tale da poco tempo, è difficile che li paghi) sul resto della somma paga dunque i frutti al colono in ragione del quattro per cento, mentre troverebbe difficilmente danaro alle Banche a meno del 7 per cento. Ma quando il mezzadro ha lasciato il podere, il conduttore non può fare a meno di saldargli tutto il credito, che non deriva soltanto dall'aumento del valore e della quantità delle stime e scorte, ma spesso da tante altre cose, come la vendita di prodotti non divisi sul fondo.





    Si ricorderà che negli anni della guerra e in quelli del dopoguerra fino al 1922, gli organizzatori socialisti e popolari, i popolari specialmente, han sempre impedito la libertà delle disdette coloniche, costringendo il Governo a fare dei decreti-leggi per cui la disdetta al colono non poteva esser data senza gravissimi motivi. Io non ho mai capito il perché di questa agitazione, che non si può spiegare se non in due modi: o gli organizzatori avevano un altissimo senso di responsabilità o erano moralmente inferiori al loro compito. Perché essi, che allora disponevano in Toscana delle masse dei contadini, avrebbero potuto costringere i contadini a lasciare ciascuno il podere fin allora occupato per andare a occuparne un altro.

    E' difficile dire quali conseguenze avrebbe avuto questo fatto. Esse starebbero state diverse a seconda che la cosa si fosse verificata nel 1920 o nel 1921 o nel 1922. Nel 1922 i proprietari non avrebbero opposto alcuna resistenza a quest'atto enormemente rivoluzionario ma ne avrebbero risentito un danno minore, almeno momentaneamente, che se la cosa fosse avvenuta nel 1921 o, peggio ancora, nel 1922 (marzo) quando la resistenza sarebbe stata maggiore ma i danni incalcolabili. Se il cambio generale dei poderi fosse avvenuto nel 1920, i proprietari di Toscana si sarebbero trovati debitori dei contadini per una somma superiore al miliardo e nel 1922 per una somma molto vicina al miliardo. E non so davvero dove avrebbero trovato tanto denaro, specie nel 1922, da pagare nello spazio di qualche mese.

    Se la cosa fosse riuscita perfettamente, avremmo avuto una grande rivoluzione conservatrice, ché sarebbe cresciuta di quindici o ventimila famiglie la classe dei proprietari toscani (molti non avrebbero realizzato tanto da sentirsi poi in un'altra classe), e molti dei nuovi ricchi sarebbero divenuti più ricchi.

    Le organizzazioni coloniche socialiste si sarebbero trovate con molte migliaia di aderenti di meno e la maggior parte di costoro sarebbero divenuti loro nemici, e i loro nemici più duri e violenti (non credo tuttavia fosse per quel timore che non consigliarono ai loro organizzati il cambio generale dei poderi); ma gli organizzatori popolari avrebbero, battendosi sul terreno strettamente legale, realizzato uno dei punti del loro programma e avrebbero guadagnato alle proprie organizzazioni molte migliaia di nuovi aderenti.

    Forse non sarebbe accaduto nulla di tutto ciò, specie dopo il '20, chè i proprietari non avrebbero potuto far fronte a un debito che sarebbe stato per loro colossale, e allora, prima di rifare la stima, avrebbero venduto parte del bestiame, delle macchine e delle scorte, e bestiame, macchine e scorte sarebbero diminuiti di prezzo, e il credito colonico sarebbe scemato; o avrebbero pagato, ma l'anno dopo non avrebbero avuto i mezzi per coltivare la terra. In ogni modo gli organizzatori avrebbero dato loro un colpo tremendo, le cui conseguenze sarebbero state in tutti i casi incalcolabili per la classe dirigente, senza che la maggior parte dei coloni rischiasse nulla e il resto di essi rischiasse troppo.

ARCANGELO DI STASO.