PENSIERI DELLA SETTIMANA

    Facchinetti ci spiacque a Milano per il tono, non per la sostanza di ciò che disse. Amendola e Turati avevano parlato con la dignità e la misura di accusatori documentati pronti ad assumere responsabilità di potere e compiti di ordinatori dello Stato. A Facchinetti nocque l'abilità oratoria. Parve che si trovasse a un comizio non ad un'assemblea di delegati alla Pallamaglio. In quanto alla Repubblica era onesto che egli parlasse come parlò: la Repubblica in Italia non è mai stato un problema attuale come dopo l'ottobre 1922 e dopo le dichiarazioni di Mussolini del 5 dicembre.

***

    Gaffes a Milano ve ne fu una sola: il discorso Di Cesarò. Noi non ascoltiamo volentieri la parola di ex ministri di Mussolini. Meno che mai se prendono un tono di confidenza e vogliono giustificare il proprio passato attribuendosi una specie di funzione di spionaggio nel campo di Agramante. L'opposizione non ha mai avuto bisogno di spie: e deve far rispettare a costoro le distanze.

***

    Lusignoli e Di Cesarò: gli oppositori ideali per Mussolini. Continuano a servire il padrone antico come possono. Ministri fascisti mancati o a spasso, vorrebbero diffamare con la loro presenza l'opposizione: ma noi li rimandiamo alle loro responsabilità.

***

    La parola "dittatura militare" va usata con cautela, coi debiti scongiuri. Non si sa dove si va a finire. I generali facciano i generali se l'Italia non deve diventare la Spagna. Il generale Giardino lo conosciamo: né ci garberebbe una rivincita del suo sovversivismo fascista deluso nel 1919.

p. g.