TUCIDIDE E IL FASCISMO
La Marcia su Roma
e i salvatori della Patria
"Fu verso quell'epoca che la democrazia venne abolita in Atene...
"Da più tempo gli oligarchi avevano fatto circolare la voce che tutti i diritti spettavano unicamente agli uomini di guerra ed ai soli cittadini capaci di servire la città con la persona e con gli averi. Non si trattava in realtà che di un tranello teso alla moltitudini, poiché era chiaro che soltanto i fautori del colpo di Stato si sarebbero avvantaggiati del potere".
Gli assassini
"Si principiò con l'assassinio di Androclo, uno dei capi più in vista della democrazia. Quindi tutta la parte popolare fu presa d'assalto con un crescendo di uccisioni sistematiche".
La paura
"Così numerosa ed insolente era divenuta la fazione oligarchica, che non si trovava alcuno che osasse alzare la voce contro di essa. Se, per caso, qualche temerario l'avesse tentato, le più sanguinose vendette erano pronte a colpirlo".
L'impunità degli assassini
"Lo Stato non si curava di ricercare i colpevoli di tanti misfatti. Piena impunità era accordata agli assassini, che, anche se conosciuti, potevano circolare liberamente...".
Il silenzio
"Il popolo non osava protestare. Egli viveva in tale stato di spavento, che si riputava già felice di poter sfuggire con il silenzio allo sterminio che lo minacciava".
I traditori
"Così, malgrado lo sdegno del quale tutti erano accesi, non si faceva un passo per organizzare una difesa. Ogni coraggio era prostrato. Un'aura di terrore travolgeva ogni cosa. Si credevano anche gli oligarchi in maggior quantità o più potenti di quello che, in realtà, non lo fossero. Aggiungi che non si era sicuri di nessuno, dappoiché uomini che non si sarebbero mai sospettati capaci di tradire il popolo, erano passati alla oligarchia, la cui forza principale riposava appunto su questi traditori".
L'insegnamento della guerra
"Nella pace e nella prosperità, la città ed i privati sono meglio e più saggiamente inclinati, perché non conoscono le dure necessità; ma la guerra, distruggendo ogni benessere, porge continue lezioni di violenza e rende l'indole dei cittadini conforme all'asprezza dei tempi. Ardeva la guerra civile nelle città, e quelle ultime che sorgevano in armi si studiavano di sorpassare le prime nel trovare nuovi modi di aggressione ed inusitati supplizi"
La lingua nuova
"Era cambiato il consueto significato dei vocaboli. La sconsigliata audacia si chiamava coraggio, il cauto indugio timidezza, la moderazione viltà. Sicuro era considerato solo l'uomo violento, il sospetto circondava gli egregi cittadini".
Il ramoscello di ulivo
"La fiducia scambievole non si fondava sulla religione, ma sulla complicità dei misfatti; le oneste profferte della parte contraria non si accettavano in buona fede, bensì quando si scorgesse che si resterebbe superiori ad accettarle".
La semplicità, dote principale di un'anima nobile, derisa, sparì; prevalse il ridurre le menti in reciproca gara di diffidenza; non più sicurezza di parole, non più timore di giuramento; sicché trovando ovunque più forti ragioni di non aver fiducia, l'uomo meditava piuttosto il modo di non essere offeso, che indursi a fidarsi di chicchessia".
Inflessibilmente
"Di tutti questi mali era cagione la sete del comando, che da ambizione e da cupidigia procede. Queste passioni travolgevano gli spiriti e li eccitavano a osare qualunque scelleratezza".
I "Ras" e l'amministrazione
"Nelle città i capi delle fazioni, con il pretesto di un regime di perfetta uguaglianza gli uni, e un discreto reggimento di pochi gli altri, aiutavano la cosa pubblica di nome, e in fatto la riducevano in isfacelo. Perciò, studiando a scalzarsi l'un l'altro, osavano e compivano le più orribili cose, aggravando le pene, non secondo la giustizia e il vantaggio della repubblica, ma secondo che le determinava il loro capriccio".
Discordie tra i "Ras"
"Non esitavano a soddisfare le rispettive cupidigie, sia con il condannare altrui con ingiusto suffragio, sia col procacciarsi armata mano superiorità, di maniera che ambedue le fazioni non avevano alcun riguardo alla morale; ma quelli cui accadesse, con speciosità di parole, di fare un bel colpo, erano i più reputati; dove i cittadini che tenevano la via di mezzo fra entrambe le parti, venivano nondimeno perseguitati, o per non aver dato mano ad una, o per invidia di vederli fuori del tafferuglio".
TUCIDIDE: lib. VIII, 43, 45, 46; lib. III, 82-83.
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