LA LIBERTÀ IN ITALIA

    La rivoluzione italiana fu essenzialmente, esclusivamente politica, conseguenza integrale di un avvenimento storico, non effetto di una trasformazione delle energie morali del diritto pubblico e privato, delle credenze, delle norme stesse della vita quotidiana. Di qui la ragion prima di tutte le nostre incertezze, forse anche di tutti i nostri traviamenti, non appena l'esercizio della libertà nel pensiero e nella azione, è venuto e viene alle prese col vecchio concetto e con la vecchia pratica dell'autorità. Noi siamo autoritari nelle ossa; e per eredità, per educazione, per costumi, siamo indotti o a troppo comandare o a troppo obbedire. Ad essere sinceramente con la libertà, a volerla intera e sempre per tutti come per sé stessi, devota e ossequente alle leggi, riguardosa, gelosa financo: a volerla educatrice e moralizzatrice, premio non gastigo di Dio, a noi insegna, la scuola, il libro, magari la imitazione straniera; non mai assolutamente non mai l'intimo, profondo convincimento dell'animo.

G. FORTUNATO

(Il Mezzogiorno e lo Stato Italiano - I, 398)

    Siamo parlamentarmente deboli, perché manca tra noi 1'elemento integrante d'ogni buon governo libero: la pubblica opinione, la vera, non quella dei giornali, non quella de' caffè e de' circoli, meno di conversazione, che di giuoco e di mormorazione... Perché tra noi la vita politica, priva di ogni solida e larga corrente di pubblica opinione, è organata come l'antica nostra vita letteraria: sul fondamento delle accademie.

(Ibid. II, 174)