UNA STRONCATURA DI MUSSOLINI

    Caro Gobetti,

    chieggo al tuo giornale una rettifica. L'articolo "una difesa di Mussolini" è assolutamente ingiusto: la evocata figura del Conte Solaro della Margarita vive in una falsa luce.

    D'accordo: lo studio è arguto assai, e le maglie del decreto sulla stampa sono eluse con geniale bravura. Ma la personalità del Solaro è costretta in un ambito di ridicolo che davvero non le conviene.

    Da amico - anche perché avversario - ti voglio dire pertanto il motivo del mio dissenso. Dissenso in sede storica, cui è estraneo ogni troppo appariscente riverbero sulle vicende politiche attuali.

    Il Solaro, certo, fu un reazionario. Un conservatore. Un antiliberale. Condannò il Risorgimento e - con quel garbo che sempre lo sorresse e quella coerenza, o stile come diresti tu, che individua gli uomini di pensiero e di cosciente volontà - i suoi fautori. Oppugnò la istruzione troppo estesa. Combatté la libertà di stampa. Vero, verissimo. E l'articolista ha avuto indubbiamente buon gioco - ambientandosi nel bel mezzo del secolo decimonono e gravando le spalle del Solaro di tali "avvenimenti politici" - a travasare qualche oncia di ridicolo sulle realtà del nostro tempo.

    Ma se è vero - come è vero - che una personalità, per giudicarla o trarla come elemento di giudizio, non deve essere frammentata nella varietà delle sue espressioni, ma rivissuta nell'integrità del suo pensiero; se è vero - come è vero - che al Solaro rimontano i principi surriferiti, deve però aggiungersi - a scanso d'equivoci e d'errori - che in tanto tali principi hanno trovato formulazione in quanto sono stati dal Solaro vissuti in un'atmosfera di consapevolezza "morale" che di luce limpidissima li ha tutti pervasi.

    Questa è la verità - e qui sta la lacuna che infirma la tesi dell'articolista.





    Perché il Solaro, prima - assai prima - di proclamare la sua fede antiliberale, austeramente esalta la sua fede spirituale. Sono i concetti di religione, di giustizia, di virtù, di legittimità, di ordine quelli che presiedono alla disciplina del suo pensiero. Egli è, sí, reazionario e conservatore - e, se vogliamo, dopo il '48, retrogrado - e perciò avversario del liberalismo e dell'ideologia romantica preludente agli sviluppi unitari, ma in difesa di un patrimonio morale e politico piemontese che una tradizione di grandezza e d'indipendenza gli rendeva sacro, che una inquieta velleità combattiva sembrava mettere in pericolo, e che gli influssi culturali, certo suggestivi, della non remota Rivoluzione francese - cercante nelle varie contrade europee la pienezza del suo ufficio storico - minacciavano, attraverso dottrine laicamente insane, di pregiudicare nella sua consistenza più intima.

    Non quindi al Solaro deve essere imputata la volgarità dei principi che, manchevoli dell'afflato morale, straniati dalla determinata epoca storica che li suscitò, o, comunque, considerati soltanto in se stessi, si risolvono in un coacervo di ridicolo.

    Dal Solaro anzi - che fu un grande - possono esser tratti, anche per l'oggi, vitali insegnamenti. E, questi, autentici e solenni. Voglio rammentarne qualcuno, a disdoro dell'articolista.

    "Sommo é l'impero della forza - egli ha detto una volta - ma è brutale se non è secondo giustizia, benefico se questa ne è guida. L'impero della forza brutale può essere ad un istante, pel minimo inaspettato incidente, rovesciato; l'impero della forza vivificata dalla giustizia è solo durevole". Aggiungendo: "Il timore che nasce dal solo pensiero della forza genera il malcontento; ove non è la stima, vi è l'idea che l'autorità si eserciti, o possa esercitarsi, ingiustamente".

    Massime, queste, che sembrano ovvie, ma che pure trotterellano talvolta, obliate e invise, sui malinconici sentieri del tempo.

    "Gli uomini nuovi - altrove ammonisce - come i consiglieri di Geroboamo, mandano qualunque Stato in rovina". E perché? Perché mancano di prudenza, di equilibrio, di moderazione.





    "La sana ragion di Stato richiede che s'invigili sulla condotta dei nemici interni e se commettono delitti si puniscano, ma se l'ostilità non manifestano con atti colpevoli, non solo non si possono privare della vita, ma neanche della libertà. Non è cattiva politica lasciarli in pace...".

    E ancora, a proposito della libertà personale: "Il Governo, oltre che salvaguardarla da ogni minaccia, deve tutelarla dagli eccessi della propria forza, del proprio potere. Altrimenti facendo, si provvede momentaneamente alla salute pubblica, ma si preparano i germi di quegli sconvolgimenti che hanno a prevenirsi colla saviezza, non con arbitrario rigore".

    Chi dice tutto questo è un reazionario, lo si ricordi: un vero reazionario. E l'epoca in cui tali massime vengono pronunciate conosce ancora il tenebrore misterioso delle sette congiuranti e il fervore di programmi capaci di sovvertire uno Stato.

    E se volessi conciliarmi le simpatie dell'Opposizione potrei anche riesumare questo monito vibrante: "Finché v'è chi alza la voce contro le iniquità, le perfidie, le tirannidi di qualunque sorta, la società non è perduta, e se si vuole una prova di ciò si badi all'ira che destano le franche parole per conoscere che i faziosi e i settari di ogni paese sono ben lungi dal credersi vincitori...".

    Ma la digressione è ormai lunga. Né io voglio, ora, accodarmi ai Mentori del fascismo, e tanto meno assumere la patetica voce di Cassandra...

    Mi basta aver lumeggiato, qua e là, con luce sia pure disuguale, ma serenamente, la figura di Solaro della Margarita. Di quel Solaro che sarebbe bene recare sempre con molta, ma molta, cautela tra le dolenti vicissitudini dei nostri giorni.

    E questo dico non soltanto per la stampa dell'Opposizione ma anche, e specialmente, per quell'altra che - come già il Cromwell - disinvoltamente fa fungere il Solaro da volonteroso precursore.

Tuo

MARIO MAZZARELLI