L'ISTRUZIONE PROFESSIONALE

    Non è a credere che l'istruzione professionale - un qualche cosa che sia veramente degno di questo nome - si possa dare direttamente nelle officine, come erroneamente pensa taluno. Le scuole ad hoc create nell'interno degli stabilimenti, hanno capovolto il gravissimo difetto di molte scuole tecniche pubbliche. Queste, causa il loro troppo vasto programma, universale (che vuole dare ai giovani nozioni di tutto lo scibile umano) annullano la loro pratica utilità nella vita: quelle svolgono invece un programma troppo ristretto ed unilaterale. La Scuola nell'interno dello Stabilimento non può mai - per grandi che siano i mezzi che il singolo industriale mette a sua disposizione - essere completa; il materiale didattico è forzatamente limitato e, poiché è interesse logico dell'industriale di tenere legati alla propria fabbrica per l'avvenire gli operai che la Scuola va formando, tendenza naturale della Scuola stessa é di specializzare all'estremo e verso un fine unico ben determinato gli insegnamenti tecnici con riduzione al minimo di quelli generali.

    D'altra parte, solo poche e grandissime aziende potrebbero essere in grado di mantenere convenientemente in vita proprie Scuole e queste saranno sempre più atte a perfezionare gli operai già fatti in vista di formare il personale tecnico dirigente, che non a creare nuovi elementi dai giovani apprendisti.

    La massa degli apprendisti che si avvia all'industria deve invece essere formata da vere e proprie Scuole Professionali, l'opera delle quali deve essere integrata da quella delle Officine-Scuole di perfezionamento.

    L'Italia possiede qualche buona Scuola Industriale, ma la tendenza ad ampliare i programmi ed a dare sempre più grande preponderanza agli insegnamenti teorici generali e superiori tolgono loro per gran parte il carattere di vere Scuole Professionali adatte all'ambiente in cui si trovano ed alle esigenze tecniche delle varie industrie specialmente sviluppate nelle singole regioni.





    Ed essenzialmente noi manchiamo - purtroppo si può dire del tutto - di Officine-Scuole, in cui il giovane operaio possa mettere a profitto gli insegnamenti teorici ricevuti e seguire nella pratica i procedimenti teorici dell'industria che particolarmente lo interessa ed essere al corrente dei suoi incessanti progressi.

    I laboratori delle Scuole Industriali attuali non possono dare mai all'allievo l'idea di quello che è nella pratica reale, l'ordinamento della produzione e del lavoro in uno stabilimento moderno.

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    Si è parlato talvolta della creazione di speciali fondi per la istituzione nei vari centri industriali della regione di queste Officine-Scuole per integrare l'opera delle Scuole Professionali e specializzare in determinati rami i giovani da queste licenziati. Tali fondi dovrebbero essere forniti direttamente dagli industriali e solamente da loro. Noi non siamo contrari a ciò per partito preso; ma non possiamo nasconderci i pericoli e gli inconvenienti di un tale sistema.

    Il problema dell'Istruzione è problema generale e pubblico e tale si deve pure considerare (anzi come problema primordiale) quello della Istruzione Professionale. Non può essere commessa ad una sola categoria la cura della sua risoluzione.

    Devonsi inoltre prevedere le possibilità di crisi industriali. Sotto il peso di queste, per quanta personale e buona volontà possano metterci gli industriali, le sorgenti a cui attingere i fondi per la vita delle Officine-Scuole verrebbero fatalmente ad inaridirsi, qualora esse fossero fornite da una sola categoria, o sarebbero mantenute ridotte solo da qualcuno a scarso beneficio di tutti.

    L'esistenza di simili Scuole (e qualche esempio di Officine-Scuole serali già esistenti ben ci istruiscono in materia) sarebbe precaria e soggetta troppo all'alea delle mutabili condizioni esterne.





    Noi preconizziamo invece le Scuole Professionali e le Officine Scuole di Perfezionamento quali Enti pubblici retti dalle Provincie e fornite dal concorso collettivo di mezzi adeguati.

    E parliamo della Provincia come reggitrice delle scuole professionali perché vogliamo che queste siano improntate a carattere di grande praticità, onde se ne possa ricavare il massimo rendimento.

    L'organismo provinciale è il più immediatamente a contatto coll'ambiente industriale in cui la Scuola deve vivere e colle necessità delle varie industrie che vivono nella limitata zona e che dalla Scuola devono trarre le proprie future maestranze. Il programma generale d'insegnamento dettato dallo Stato - che deve mantenere il suo controllo - deve essere sviluppato ed integrato secondo i bisogni particolari della zona industriale e non uscire nel vago e nel generico delle cose troppo generalizzate.

    L'Ente Provinciale - dotato, si capisce, di mezzi e cespiti finanziari adeguati, vive della vita stessa della zona, è più sensibile ai nuovi bisogni ed alle nuove esigenze che lo sviluppo ed il perfezionamento industriale creano ed è più facilmente accessibile alla comprensione di essi ed alla loro traduzione in pratiche riforme.

    In questo campo la Germania ha lasciato in eredità alla Francia, in Alsazia (e la Francia è stata sollecita a conservare ed a migliorare rendendole più agili) delle magnifiche Istituzioni scolastiche e tecniche per gli apprendisti dell'artigianato - forma particolare sviluppatissima dell'industria in quella regione - Istituzioni a carattere locale e quindi ben diverse dalle Scuole professionali delle altre Provincie tedesche rispondenti ad altre esigenze industriali.

    Ma un più preciso insegnamento ci viene dal Belgio, dove - in ristretti confini territoriali - si vive un'intensissima vita industriale di grande nazione. Lo Stato ha colà fornito di grandi mezzi le Provincie, delegando ad esse la cura dell'insegnamento professionale.





    È stata cura delle Amministrazioni Provinciali di riscattare, se così possiamo dire, le Scuole Professionali viventi per virtù dei sussidi forniti dagli industriali e trascinanti un'esistenza grama e sempre in questua di fondi e di sovvenzioni dai Comuni. Le Scuole Professionali sono ora ovunque rinnovate, dotate di mezzi didattici appropriati e se unico è ovunque il programma d'insegnamento generale civile e morale, diversi e caratteristici sono invece gli insegnamenti tecnici che si impartiscono. Si hanno così: la Scuola chimica-zuccheriera di Gand, la mineraria e la meccanica di Liegi, la tecnica coloniale di Anversa (per fornire elementi adatti al Congo), la chimica e la tessile di Vierviers, le scuole di falegnameria e di armeria di Herstal (Liegi), di siderurgia e meccanica di Seraing, pure nei dintorni di Liegi, ed altre ancora, tutte corrispondenti alla speciale caratteristica dell'industria nelle singole regioni.

    Citiamo di queste Scuole un solo risultato: i grandi Stabilimenti che già avevano e conservavano le proprie Scuole interne per gli apprendisti, obbligano ora questi a frequentare seralmente le Scuole Professionali pubbliche, il cui insegnamento è considerato come ottimo integratore di quello più ristretto da esse fornito.

    Ma una cosa ottima è stata fatta dalla provincia di Liegi e noi vorremmo che in Italia si facesse: la Scuola Normale per gli Insegnanti delle Scuole professionali. È essa costituita da un corso didattico speciale per la formazione mentale psicologica di colui che deve insegnare materia tecnica con linguaggio appropriato, ad una categoria speciale di allievi, usi agli esempi ed alle necessità delle officine, ai quali suonerebbe inusitato quindi ed ostico un linguaggio troppo teoricamente scientifico o troppo scolasticamente letterario. Frequentano questa Scuola Normale (piccolo Ente, ma ben dotato e diretto) professori di scuole medie, ingegneri, tecnici ottimi e capi operai anziani dell'industria, destinati a formare il personale insegnante per le varie Scuole professionali. Ed essi hanno l'obbligo durante il corso della Scuola Normale (serale) di continuare il loro lavoro nelle officine o negli uffici, per nulla perdere dell'immediato contatto colla vita dell'ambiente della produzione e portarne le esperienze migliori nella Scuola Normale stessa e servirsene poi nella loro opera d'insegnanti.

    Dalla pratica che ormai l'Italia possiede nel campo industriale e dall'esempio che dall'estero possiamo trarne, sorgono gli insegnamenti che ci devono guidare nella soluzione del problema dell'istruzione professionale.

P. A. BALBO