L'equivoco del Partito LiberaleNella riunione della Sezione torinese del Partito Liberale il nostro Brosio ha fatto le dichiarazioni seguenti. I nostri amici iscritti al Partito Liberale devono tentare un movimento di chiarificazione nel senso indicato dal Brosio in tutte le Sezioni ove sarà possibile, in modo da portare al prossimo Congresso generale del Partito questioni precise. Sono veramente lieto e stupito di aver lasciata questa sala piuttosto agitata e tumultuosa circa un mese fa e di ritrovarla questa sera così tranquilla, a parlare - se posso usare una frase dell'on. Gonzales - di ordinaria amministrazione. E della mia stesa idea sembra sia stato il Consiglio Centrale del Partito Liberale il quale, volendo organizzare un congresso generale del partito, in cui naturalmente la prima cosa che si deve discutere è la linea direttiva della politica del partito, ha pensato bene di rimandare - forse anche per il calore estivo - ogni e qualsiasi decisione ad Ottobre, in attesa che la situazione si chiarisca. Così noi abbiamo avuto questa soddisfazione: che tutti i partiti, almeno attraverso i loro giornali, hanno espresso nel modo più chiaro, specialmente riguardo agli ultimi avvenimenti, che hanno anche susseguito alla morte dell'on. Matteotti, le loro opinioni; ma invece il partito liberale, che ha la gran fortuna di non avere un organo giornalistico, può tranquillamente prendere le sue vacanze senza averle espresse. Ora io domando se è possibile che il partito liberale rimanga così assente dalla vita del Paese, in momenti che non voglio qualificare gravi, perché non si creda che sia un difetto di esuberanza giovanile quello di dare eccessiva importanza ad avvenimenti purtroppo presto dimenticati, ma che voglio pur qualificare piuttosto serii. Il partito liberale, se ben ricordo, o almeno quel gruppo di uomini che in occasione delle elezioni si riassume e si giova del nome di liberale, sempre, o almeno negli ultimi venti anni di vita politica italiana è stato così assente che non ha mai dato assolutamente alcuna direttiva alla vita politica italiana. Noi abbiamo visto prima della guerra - permettetemi questo breve ricordo - che il partito liberale è stato talmente assente, che per dieci e più anni si è avuta una politica assolutamente contraria a tutti i principi liberali: la famosa politica del socialismo di Stato, che ha visto gli industriali e gli operai papparsi sotto le ali del protezionismo il massimo bottino dell'economia italiana. Abbiamo visto Giolitti, questo serio uomo, questo abile dittatore dominare assolutamente uomini e cose, senza che mai il partito liberale italiano, o gli uomini che si chiamavano liberali, riuscissero ad imporre veramente una lotta politica liberale. Noi abbiamo visto poi che questi stessi uomini, i quali tanto si erano sempre dimostrati amanti dell'ordine, e fedeli alla Monarchia, hanno frettolosamente abdicato alle loro idee a favore di quella demagogia che negli anni immediatamente successivi alla guerra ha dominato, e abbiamo visto questa stessa Associazione Liberale Monarchica Umberto I diventare Associazione Liberale Democratica, per poi diventare dopo tre anni nuovamente Partito Liberale Italiano puro e semplice, proprio nel momento in cui il fascismo stava per salire al potere. Cosicché assistemmo a questo singolare spettacolo di un partito che diventava tale proprio nel momento in cui veniva meno l'essenza vera e fondamentale dei partiti, ossia la possibilità di vivere in un regime democratico, fuori del quale non si ha partito nel vero senso politico, ma soltanto fazione. In tutti questi anni noi siamo stati dominati: ora abbiamo seguito Giolitti, ora i socialisti (perché se, pochi mesi prima che il fascismo andasse al potere, Turati ci avesse offerta la collaborazione l'avremmo accettata): non abbiamo mai posta una politica nostra. Perché questa assenza di pensiero liberale? Io non voglio qui fare delle lunghe analisi storiche o delle lunghe critiche economiche. (Rumori). Mi compiaccio molto di questa libertà di parola che domina nell'assemblea liberale! Io non voglio continuare in un'analisi, eccessivamente lunga, economica e storica del partito liberale. Sono stato molto breve. Dico soltanto questo che se il partito liberale non ha mai espresso niente di proprio si è perché è tuttora dominato da altri interessi, i quali sono necessariamente contrari ad una politica liberale vera. Nessuno può negare che, specialmente oggi, il Partito Liberale è dominato dagli interessi della grande industria protetta. Nessuno può negare che specialmente nell'Italia settentrionale questa grande industria protetta domini, nel Partito Liberale, come in molte sezioni del Fascismo, cosicché indifferentemente vengono sovvenzionati Il Corriere Italiano e La Stampa. (rumori). Quanto meno i capitali della Stampa sono in parte di questa industria protetta. Non è assolutamente possibile, finché vigono queste condizioni economiche, fare una politica liberale, se non v'è un groppo di uomini che sappia, non già disconoscere gli interessi di questa industria, che anzi si desidera più forte, libera e vitale, ma che sappia limitare gli interessi dell'industria stessa e li sappia contenere entro i giusti confini, imponendo l'idea liberale all'interesse e non sottoponendo all'interesse l'idea liberale. Fino a che non avremo questo gruppo di classe dirigente, la quale si liberi dalle pastoie degli interessi - i quali assolutamente si servono delle idee per i loro capricci e per i loro secondi fini - non avremo un partito liberale che funzioni. Lo vediamo ora di fronte al fascismo, ora in cui la più assoluta mancanza di libertà e di dignità si verifica, e tuttavia da parte liberale non si sa che sperare in una futura successione, la quale poi non si cerca apertamente di provocare mediante opera di critica leale e risoluta, ma semplicemente si attende per il giorno in cui il Governo, non si sa perché o come, cadrà per un caso fortuito. Ciò non è assolutamente possibile: non è possibile che il Partito Liberale acquisti ancora vitalità, dignità e forza, se manca e continuerà a mancare dalla vita italiana nei momenti culminanti; se mentre noi vediamo tutta la nostra vita amministrativa e politica soffocata sotto il peso di un partito, il quale si impone in modo assoluto e sopprime evidentemente tutte le libertà, non sa dire una chiara ed onesta parola. E' di ieri il decreto sulla stampa. Ora a me sembra che in un'assemblea liberale non si possa tenere una seduta senza nemmeno accennare a questo fatto fondamentale, che offende non dico un liberale vero, ma qualsiasi onesto conservatore che desideri semplicemente la calma del paese. Quando ci troviamo di fronte ad un rinvio di congresso per paura di risolvere simili questioni (rumori), si rinvia per il timore di risolvere simili questioni, io dico che assolutamente ci sarebbe da disperare dell'avvenire del Partito Liberale Italiano. Per conto mio io dico che non si può assolutamente accordare la fiducia agli uomini che reggono attualmente il Partito Liberale Italiano. (Approvazioni, commenti, rumori). MANLIO BROSIO
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